Central Park: recensione della serie animata di AppleTv+
Musica e freschezza dominano la scena in Central Park che però dimostra di avere un grande potenziale sviluppato solo a metà, in attesa di potersi rifare nei nuovi episodi.
Se ad una persona che non è mai stata a New York venisse chiesto quali immagini le vengono in mente quando sente nominare la città statunitense, probabilmente questa citerebbe anzitutto la Statua della Libertà e, subito dopo, Central Park. La prima è un insieme di rame, acciaio, oro e ghisa che, sviluppandosi per oltre 90 metri di altezza, simboleggia da sempre il sogno americano e la conquista della libertà; l’altro è il cosiddetto polmone verde della Grande Mela e simboleggia una libertà diversa, quella in cui si rifuggono cittadini e turisti newyorkesi quando vogliono evadere dal caos della metropoli o dai pensieri che affollano la loro mente durante il quotidiano. Ed è proprio Central Park a prestare il nome alla nuova serie animata di AppleTv+ che ambienta il 95% dei suoi episodi all’interno del parco cittadino più famoso del mondo.
Central Park, il musical animato di cui avevamo bisogno
Partiamo col dire che se non vi piace il genere musical Central Park non può assolutamente fare al caso vostro. Una volta introdotti i protagonisti della storia, infatti, questi alternano dialoghi normali a lunghe interpretazioni sulle note di brani che, c’è da dirlo, risultano divertenti ed incisivi, capaci cioè di coinvolgere lo spettatore e rimanere in testa anche nelle ore che succedono la visione dell’opera. Il suo cast vocale, che include anche Daveed Diggs e Stanley Tucci, è infatti pieno di fantastici talenti musicali. Inoltre, le canzoni fanno esattamente quello che dovrebbero fare: oscurare lo sviluppo del personaggio aggiuntivo e, anzi, approfondiscono il pensiero e la natura di chi canta. Il ritornello cantato da Molly (doppiata da Kristen Bell) “Weirdos Make Great Superheroes“, uno dei brani più riusciti di Central Park, rappresenta anche la frase che meglio spiega chi sia quel personaggio.
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Il musical anche in questo caso ha due funzioni extra-immaginarie: chiedere ai personaggi di uscire da loro stessi per intonare monologhi interni riguardo il loro posto nel mondo, ma anche mettere in pausa l’azione in modo che gli spettatori possano riflettere sui principali accadimenti della storia fino a quel momento. Tra gli altri brani che fanno bene il proprio lavoro e rimangono in testa in maniera più incisiva citiamo Do It While We Can (cantata in coppia da Glorious Gary e Owen, rispettivamente un apprezzato pattinatore e il papà di Molly e Cole, doppiati da Christopher Jackson e Leslie Odom Jr), Momma’s Got This (cantata da Paige, la mamma di Cole e Molly, doppiata da Kathryn Hahn) e If There’s a Will (cantata al parco da Helen, l’assistente di Bitsy doppiata da Daveed Diggs).
Una famiglia semplice al centro di una serie tv che fa della semplicità il suo punto di forza
La serie tv parla di una famiglia che vive in una vecchia dimora nel cuore di Central Park perché il padre, Owen, lavora come responsabile del parco. Owen è essenzialmente un ranger pieno d’amore per la natura e per le piantagioni che arricchiscono il suo parco. Sua moglie Paige è una giornalista che si aggrappa con le unghie e con i denti alla propria indipendenza, nonostante lavori per un giornale non molto ambizioso. I loro due figli, Molly (che ricorda molto Lily Iglehart di Sex Education) e Cole, stranamente vanno d’accordo e si presentano goffi ma anche molto divertenti, rimanendo fedeli allo stile che caratterizza i bambini nelle produzioni di Bouchard.
I quattro costituiscono una famiglia stabile, con una routine quotidiana ben organizzata, senza discussioni, crescono e si sostengono a vicenda. La mamma tuttofare, il figlio animalista, la figlia che vola con la fantasia e supera la timidezza attraverso il suo talento fumettistico, il padre per nulla autoritario e talmente emotivo da parlare in falsetto quando si agita e il cantastorie onnipresente che ci porta per mano nel cuore di Central Park. Non manca poi il villain, Bitsy, con il cagnolino Shampagne e la sua assistente Helen che asseconda passivamente tutti i capricci della signora, bramando uno spazio nel suo testamento. La donna benestante farà di tutto per mandare in malora il parco cittadino per potersene appropriare e trasformarlo così in un nuovo gruppo di palazzoni di cemento.
Central Park è dunque uno spettacolo semplice e lineare, senza colpi di scena, su una famiglia di persone strambe ma allo stesso tempo dolci che stanno cercando di fare del loro meglio per migliorare il mondo che li circonda. Ma ha anche una grande quantità di premesse (probabilmente più di quante sarebbero necessarie) e a volte sembra inciampare nei suoi stessi racconti aggiuntivi. Alla serie serve un po’ di tempo per risolvere questi nodi, e poi potrà sicuramente sviluppare il potenziale che ha per diventare uno spettacolo estremamente accattivante.
Central Park, si intravede il legame con Bob’s Burgers ma la serie risulta autonoma e pronta a crescere
I contorni dei protagonisti sono un po’ più sketchy di quanto dovrebbero essere ma lo stile dei disegni e dell’animazione rimane fedele a quello di Bob’s Burger. I membri della famiglia Tillerman sembrano poi uniti vagamente alle caratteristiche delle loro controparti di Bob’s Burgers: Molly è ossessionata da un ragazzo, ma non ha raggiunto la stessa inconfondibile e a volte snervante indipendenza di Tina. Cole è dolce e spesso vive nel suo mondo e si sente molto simile a un Gene Belcher che, alla fine dei conti, non è chissà quanto più libero di lui. I due genitori, invece, risultano meno affiatati rispetto alla coppia che domina la scena nell’altra sit-com animata. Insomma, la sensazione è che ci voglia ancora del tempo prima che ciascun personaggio riesca a far emergere le proprie stranezze ed il proprio carattere distintivo.
Nei primi episodi la narrazione di Central Park ha un bel ritmo e la storia risulta leggera ma allo stesso tempo interessante, condita da scambi di battute irresistibili e canzoni assai coinvolgenti. Con il passare degli episodi alcune dinamiche vanno un po’ scemando, forse per via di quelle distrazioni narrative a cui facevamo riferimento prima. La base però rimane davvero ottima e, prendendo consapevolezza di quanto e in quali punti poter migliorare, in futuro la qualità del prodotto non può che migliorare e la serie tv può tranquillamente diventare un punto di riferimento nell’universo animato.