Chiamami ancora amore: recensione della serie con Greta Scarano
Anna ed Enrico sono i protagonisti di Chiamami ancora amore, la nuova serie a breve in onda su Rai 1.
Andrà in onda su Rai 1 a partire da lunedì 03 maggio Chiamami ancora amore, la nuova serie prodotta da Indigo in collaborazione con Rai Fiction, anche se sarà disponibile anche su RaiPlay già da lunedì 26 aprile. La trama ruota intorno alla storia d’amore tra Anna ed Enrico, una coppia forte e stabile, dalla cui unione è nato uno splendido bambino: eppure, nonostante le promesse di questo idillio, Anna decide di non poter più sostenere questa situazione fatta di compromessi e rancori sopiti. La sua risoluzione di partire si scontra con la festa a sorpresa che il marito le ha preparato, così un nuovo tentativo tiene insieme la coppia ancora per un po’, anche se niente può fare nei confronti nel crescente odio che ormai è diventato ingestibile tra i due. La custodia del figlio finisce nelle mani di un’assistente sociale, chiamata a stabilire chi dei due sia il più adatto ad assumersi questa responsabilità.
Chiamami ancora amore è la storia di un matrimonio minato da mille piccoli rancori nascosti.
Chiamami ancora amore è fondamentalmente la storia di un amore, uno di quelli apparentemente perfetti, in cui la complicità della coppia è evidente fin dall’inizio. Il loro equilibrio viene messo alla prova dal passare del tempo e, soprattutto, dall’arrivo di un figlio: un evento tanto felice quanto oneroso e impegnativo. La scrittura dell’autore della serie Giacomo Bendotti sottolinea proprio questa sorta di incredulità di fronte alla visione di un rapporto da manuale che si sfalda inesorabilmente davanti ai nostri occhi, tanto da arrivare a richiedere l’intervento delle istituzioni. I personaggi centrali sono Anna, interpretata da Greta Scarano, ed Enrico, impersonato da Simone Liberati, che si trovano a sviscerare la loro relazione di fronte al giudizio di Rosa, l’assistente sociale che porta il volto di Claudia Pandolfi. A Scarano e Liberati va il merito di aver portato sullo schermo dei personaggi ben scritti, sicuramente basati su un progetto di scrittura e di regia costruito in modo coerente e verosimile da parte di Bendotti e Gianluca Maria Tavarelli.
Soprattutto la figura di Anna, come donna e come madre, diventa il fulcro di questo racconto. Come più volte sottolineato da Greta Scarano, Anna è una donna reale, messa alla prova costantemente dal suo rapporto con Enrico e dalla stessa maternità, portando l’attenzione anche su argomenti delicati come l’aborto e la depressione. Proprio il rapporto con il figlio viene rappresentato da Chiamami ancora amore con episodi lucidi e realistici, rifuggendo ogni immagine patinata ed edulcorata, dando modo al pubblico di riconoscersi finalmente in una serie di situazioni in cui l’odio lungamente represso e i compromessi che quotidianamente vengono fatti mettono in mostra i volti delle persone logorate. La serie targata Rai è un’occasione di raccontare l’amore e la maternità in modo onesto, senza nascondersi dietro la retorica del lieto fine o del salvare le apparenze.
Proprio il coinvolgimento dello spettatore diventa un elemento fondamentale nella costruzione del racconto di Chiamami ancora amore, in cui Anna, Enrico e loro figlio diventano ostaggi della loro stessa dimensione familiare. Un circolo vizioso fatto di sottili ostacoli quotidiani, pronti a minare anche il più solido dei rapporti amorosi e di fronte a cui i protagonisti, benché risoluti a sopravvivere, non possono far altro che farsi sopraffare dalle loro difficoltà. Il messaggio non vuole essere pessimista, bensì cerca di evidenziare quanto sia importante la comunicazione e la franchezza tra le persone con cui si divide il cammino della vita. Ogni occasione mancata di chiarimento o di soddisfazione personale si traduce in una crepa invisibile nel legame dei protagonisti, che finirà per sgretolarsi senza possibilità di recupero se non si affrontano le difficoltà quotidianamente, via via che si palesano.