Città in fiamme: recensione della serie thriller Apple TV+
Dipendenza da sostanze, gentrificazione e America post 11 settembre: tutto questo (e non solo) in Città in fiamme.
Città in fiamme (in lingua originale City On Fire) è la nuova serie thriller disponibile dal 12 maggio 2023 su Apple TV+ che unisce il mondo dei giovani, le famiglie e la musica con un plot ambientato nella Grande Mela. Lo show televisivo è stato scritto e prodotto esecutivamente da Josh Schwartz e Stephanie Savage ( Gossip Girl e The OC.) e si ispira al romanzo omonimo di Garth Risk Hallberg. Parte da un concept interessante: una New York sconvolta da una serie di misteriosi incendi che sembrano collegarsi (in parte) all’aggressione di una giovane ragazza. Dopo le prime tre puntate della prima stagione disponibili dal 12 maggio 2023, Città in Fiamme prosegue svelando ogni nuovo episodio con cadenza settimanale fino al mese di giugno.
Si indaga sull’omicidio di una ragazza e si scopre che la vittima è il collegamento tra una serie di incendi che divampano a NY
Il plot di Città in Fiamme ci porta a New York, nel 2003. Nel giorno della festa nazionale, una studentessa della New York University viene aggredita a Central Park. Si sa che Samantha (Chase Sui Wonders) era da sola; ma non ci sono testimoni e le prove a disposizione sono molto scarse. Tutto è accaduto quando la band dei suoi amici stava suonando nel suo locale preferito. Era uscita per incontrare qualcuno, promettendo di tornare ma non lo farà mai. Mentre si indaga sul crimine commesso contro Samantha, si scopre che lei è il collegamento cruciale tra una serie di misteriosi incendi in tutta la città. Intanto Wyatt Oleff che interpreta Charlie, un amico di Samantha, che sta anche lottando per far fronte alla morte di suo padre avvenuta l’11 settembre di due anni prima, non si ferma davanti a nulla pur di svelare il mistero di ciò che è accaduto alla giovane donna.
Dipendenza, gentrificazione e America post 11 settembre sono i temi principali di Città in fiamme
I temi principali di Città in fiamme sono dipendenza da sostanze, gentrificazione e America post 11 settembre – ma questi temi non vengono approfonditi, non si scende mai al nocciolo della questione. Già nel confuso episodio pilota ci viene presentato un gruppo di giovani le cui motivazioni non sono mai chiare. Non condividono legami profondi, né passano il tempo a determinare i loro obiettivi, il che rende ancora più difficile credere che resterebbero uniti, specialmente dopo aver scoperto che alcuni di loro sono stati “ciechi”. Un altro elemento che rende la storia poco convincente è la sua forte dipendenza dalle coincidenze che la serie ci propone sistematicamente in ogni singola puntata. Questo ostacola non solo il nostro coinvolgimento, ma mina l’intelligenza dei personaggi e la capacità di collegare i punti dei detective. Ma in mezzo a tutto questo Regan (Jemima Kirke) emerge come l’unico personaggio la cui storia vale la pena conoscere – e non solo per il talento di Kirke, ma anche perché le sue interazioni con una grossa fetta del cast ci permettono di esplorare i diversi lati della donna (madre, moglie, donna d’affari e cognata solidale).
Città in fiamme: conclusione e valutazione
Apple TV+ ha ora nel proprio catalogo qualche prodotto teen, anche se tendente al romanzo di formazione. E l’impatto di Città in fiamme passa per l’apprezzata colonna sonora e per una fotografia che rispecchia fedelmente la generazione rappresentata, ma complessivamente questo prodotto seriale ci appare un esperimento non totalmente riuscito, che non ce la fa a coinvolgere come vorrebbe soprattutto perché prova ad affrontare problemi molto seri, ma non fa mai il lavoro di approfondirli o mostrare le sfumature di ogni questione, anche se la generosa stagione di otto puntate offrirebbe abbastanza tempo per poterlo fare.