Città invisibile: recensione della serie TV Netflix
Città Invisibile è la nuova serie TV Netflix tratta dal folclore brasiliano. Un mistery con ambizione ma poco appeal. I giusti plot twist e alcuni non detti lasciano però sperare in uno sviluppo successivo, anche per il racconto delle creature mitologiche protagoniste.
Città invisibile cattura alla sigla. A sorprendere non è quello che mostra ma ciò che promette. Niente di nuovo, come niente di nuovo è la serie in sé, ma nel citare Dark e le sue forme speculari, o l’effetto farfalla di Touch, con il bianco e nero a reclamare una difficile originalità, la sigla apre a un mondo che vogliamo subito esplorare. Capita così che nell’avvicinare la nuova serie Netflix, in catalogo dal 5 febbraio, ci si trovi avvolti da aspettative inattese ma nuove per un prodotto presentato in sordina. La serie è il primo live-action di Carlos Saldanha, regista asceso alla cronaca dell’animazione per i primi tre episodi de L’era glaciale e Rio. La nuova sfida, oltre che ovvia nel passaggio alla regia live-action, riguarda anche il più ampio progetto con cui Netflix cerca di raccontare specifiche tradizioni locali al pubblico generalista e globalizzato che popola la piattaforma.
Con Città Invisibile esploriamo Rio e il folclore brasiliano, anche se, come spesso capita, l’adattamento culturale costituisce un rumore di fondo, un riferimento nuovo che rinfresca contenitori narrativi e generi già collaudati altrove. I sette episodi che compongono la prima stagione ricordano infatti numerosi compagni di catalogo, ma non per questo faticano a intrattenere. Anzi, nonostante un protagonista non troppo convincente e un comparto tecnico intessuto di cliché, Città Invisibile riesce a inserire i giusti colpi di scena, muovendo dal thriller al crime, dal fantasy al mistery, senza apparire una storia per tutti e per nessuno. Purtroppo, il mistero della sigla non si manifesta, ma i numerosi indizi seminati lungo la prima stagione lasciano sperare in uno sviluppo meritevole.
Città invisibile sfrutta il folclore brasiliano per parlare al presente?
Città Invisibile è anzitutto un crime. Così, nel suo cedere a sentimenti mystery e atmosfere fantasy, ripercorre la via del tipico agente troppo coinvolto dalle indagini. Il trauma del protagonista, un Nathan Drake che risponde al nome di Eric ed è interpretato da Marco Pigossi, apre le vicende con un prologo a cui tutto torna entro l’ultimo episodio. La morte dell’antropologa Gabriela (Julia Konrad), moglie di Eric, scomparsa nel misterioso incendio boschivo che ha dimezzato la foresta di Vila Torè, fornisce infatti lo slancio per un’investigazione sempre più sorprendente. L’ipotesi è che dietro l’evento si celi la mano della società di costruzioni interessata ad allontanare i nativi e ad acquisirne la terra, ma le indagini di Eric richiedono un approccio anticonvenzionale a causa della corruzione degli agenti coinvolti. La verità, però, sta al di sopra dei meschini interessi mortali, anche se Città Invisibile si impegna a non farli dimenticare.
Infatti, nel presentarsi allo spettatore Città Invisibile è sì il solito crime, con tanto di scena dell’ispettore capo che chiede il distintivo all’agente per obbligarlo a riposarsi, ma anche un prodotto inserito nel contesto culturale che racconta. Prima ancora che il folclore brasiliano irrompa su schermo, per altro con un certo gioco all’accenno più che all’esposizione, probabilmente per questioni di budget a cui una seconda stagione potrebbe sopperire, è quell’incendio che apre le vicende a suonare familiare e attuale allo spettatore. Non sarà difficile ricondurre lo scontro tra chi vuole proteggere la foresta e chi trasformarla in profitto ad alcuni fatti di cronaca che da anni animano il dibattito brasiliano, e non solo. Inoltre, l’incendio, le sue cause e il dubbio dei nativi sul futuro della foresta, arriva, in forma contenuta ma non secondaria, a un anno di distanza dalle fiamme che hanno bruciato percentuali da record dell’amazzonia brasiliana. Il rapporto tra tradizione e presente prende ovviamente le forme dello scontro mitologico, ma permane il sentore metaforico, il quale per altro riesce a sostenere parte dei limiti della messa in scena. Il folclore fa le veci di un tempo passato e messo da parte, e il paranormale diventa sociale. In tal senso è interessante notare come le misteriose creature che popolano Città invisibile siano gli esclusi, i senza tetto, i respinti, divinità decadute.
La memoria corre al romanzo di Neil Gaiman, American Gods, e all’omonima serie di Amazon Prime Video. Anche lì, divinità antiche, ritrovatesi però nell’America del Dio Denaro, combattevano per non scomparire. Lo scontro, in Città Invisibile, è molto meno epico e universale, ma accenna questioni profonde, legate alle credenze locali e al futuro di una comunità. Le specificità della singola creatura non sono spiegate, mentre le origini, spesso tragiche, permettono di empatizzare con loro ancor prima di scoprire il loro grado di coinvolgimento con i misteriosi eventi raccontati. C’è il bruto Tutu, creatura mutaforma con le sembianze di un cinghiale, e la bella Sirena dagli occhi tristi, Camila, traditrice della spaventosa Cuca, il più temibile dei protagonisti del folclore brasiliano. Purtroppo Eric non è un personaggio vincente, e proprio come nella serie, anche per lo spettatore diventa un mezzo con cui giungere al mondo magico, nella città invisibile, ossia la realtà occulta celata sotto i nostri occhi. In poche parole, “loro sono tra noi”.
Sperando in una seconda stagione
Il mercato Brasiliano è tra i primi avvicinati dal colosso dello streaming, anche se con un po’ di fatica. Attendendo notizie sulla seconda stagione di Città Invisibile non possiamo dimenticare le numerose produzioni brasiliane che Netflix ha deciso di fermare dopo un’accoglienza non soddisfacente. Tra queste Spectros, Reality X e Sulla Bocca di Tutti. Con l’eccezione della discretamente apprezzata 3%. Città Invisibile, nonostante i limiti discussi, potrebbe rappresentare un nuovo capitolo per i rapporti tra Netflix e i racconti di ambientazione brasiliana. L’intreccio di generi di successo, con alcuni temi cari all’oggi, e il giusto mondo fantasy ancora tutto da esplorare, potrebbe portare al successo.