Cobra Kai – Stagione 3: recensione della serie Netflix
Il primo regalo del 2021 ce lo ha fatto Netflix con il rilascio anticipato dell’attesissima terza stagione dell’acclamata serie spin-off di Karate Kid. La recensione delle nuove avventure marziali dei personaggi creati negli anni Ottanta da Robert Mark Kamen, tra viaggi a Okinawa e grandi ritorni.
Mentre tutti si affannano a ripianificare i propri palinsesti per fare fronte ai continui rinvii causati dalle note cronache pandemiche che hanno rallentato la produzione di film e serie a tutte le latitudini, c’è chi come Netflix ha invece deciso di anticipare i tempi di uscita di uno dei suoi prodotti di punta. Stiamo parlando di Cobra Kai, l’amatissimo spin-off seriale della saga cinematografica di Karate Kid, la cui terza stagione è stata rilasciata sulla piattaforma statunitense una settimana prima della data prevista, quella dell’8 gennaio. Ed ecco qui nel giorno inaugurale del 2021 arrivare sugli schermi in modalità binge watching le nuove avventure marziali dei personaggi creati negli anni Ottanta da Robert Mark Kamen, riportati a nuova vita audiovisiva dal terzetto formato da Josh Heald, Jon Hurwitz e Hayden Schlossberg. Un regalo graditissimo per dare il benvenuto al nuovo anno con uno tra gli show più attesi degli ultimi anni. Si perché le due stagioni precedenti hanno accesso un entusiasmo enorme nei fan della saga, che dopo gli alti e bassi dei tentavi di rilancio sul grande schermo hanno ritrovato nel progetto televisivo la carica e lo spirito dell’originale.
Cobra Kai – Stagione 3: i protagonisti si leccheranno le ferite ancora aperte della seconda stagione
Fortuna loro e nostra, Cobra Kai 3 non ha deluso le attese, confermando quanto di buono visto nel corso della prima e della seconda stagione. Nei dieci episodi da trenta minuti cadauno che vanno a comporre questo terzo atto ritroviamo i gruppi capitanati da Daniel LaRusso (Ralph Macchio) e Johnny Lawrence (William Zabka) leccarsi le ferite ancora aperte provocate dalla mega super rissa consumata nei corridoi del West Valley High School tra i giovani rappresentanti dei dojo del Cobra Kai e del Miyagi-Do, che ha ridotto in fin di vita il campione in carica Miguel Diaz (Xolo Maridueña). Temporalmente sono passate due settimane da quegli eventi e non è un caso che il titolo del pilot è Le conseguenze, perché è con esse che i protagonisti si trovano a fare i conti fisicamente e psicologicamente nel percorso narrativo tracciato in questa season. Ferite che in gran parte saranno curate per lasciare spazio all’insorgere di nuove e ancora più dolorose, i cui effetti animeranno la probabilissima quarta stagione.
In Cobra Kai 3 continua il gioco di reminder e déjà-vù con la saga cinematografica
Nel frattempo le emozioni non mancano, come nemmeno i colpi a sorpresa sferrati dagli autori per alimentare le fiamme drammaturgiche di Cobra Kai 3, a cominciare dal risveglio di Miguel dal coma e dall’entrata in scena di vecchie conoscenze della saga come quella di Ali (Elisabeth Shue), preannunciata nell’epilogo della seconda stagione e diventata certezza con l’apparizione in carne ed ossa nel nono della terza. La sua sola apparizione e l’incontro con entrambi gli ex provoca un brivido lungo la schiena dello spettatore, innescando ancora una volta quel gioco di rimandi e déjà-vù che riportano la mente diritta alla saga e al triangolo amoroso al centro di Per vincere domani – The Karate Kid. Gioco riuscitissimo, questo, che ha fatto e che sta facendo la fortuna della serie, con gli autori che si divertono a rievocare momenti chiave della matrice, richiamando in scena personaggi e situazioni con qualche bel guizzo come la parentesi in quel di Okinawa, che riporta Daniel-san nella terra del compianto Maestro Nariyoshi Miyagi (Noriyuki “Pat” Morita) per salvare la sua amata concessionaria dal fallimento. Con il quarto e quinto episodio le lancette dell’orologio tornano di default a Karate Kid II – La storia continua…, con le vicende che si spostano nel Sol Levante, laddove Daniel ritrova in successione l’amata Kumiko (Tamlyn Tomita), il rivale dell’epoca Chozen (Yuji Okumoto) e persino Yuma (Traci Toguchi), la bambina da lui salvata durante l’uragano che spazzò via il villaggio.
La trasferta a Okinawa è tra i momenti più riusciti della terza stagione di Cobra Kai
La trasferta nipponica è sicuramente il momento più riuscito della terza stagione, che ne conoscerà di altri dal quinto episodio in poi, quando la scrittura inizia a puntare sempre di più sul fattore sorpresa legato alla catena di cliffhanger che non fa altro che ingolosire e fomentare il fruitore. Quest’ultimo avrà in omaggio sia la possibilità di espandere l’universo di Karate Kid con l’evoluzione di tutti quei personaggi teen che ne costituiscono la nuova generazione, sia l’opportunità di avere quelle risposte che la saga cinematografica non è riuscita a dare: che fine hanno fatto coloro che sono usciti di scena? Dove nasce l’aggressività di sensei John Kreese (Martin Kove)? Cobra Kai 3 queste risposte non tarda a darle, intrecciando i fili del tempo tra passato e presente, usando come flashback gli estratti dei capitoli cinematografici.
In Cobra Kai 3 l’ago della bilancia pende di più sui personaggi adulti
Rimandi a parte, la nuova stagione diverte (vedi il finto servizio fotografico su Facebook di Johnny per fare colpo su Ali) e scorre che è una bellezza, anche se qualche volta si lascia andare a ghirigori e passaggi futili pur di accumulare minuti da mettere in cassaforte. Un peccato di gola che però ci sentiamo di perdonare. Sul piano marziale il duello nel dojo di Okinawa tra Daniel-san e Chozen e la rissa in casa LaRusso rappresentano senza ombra di dubbio le scariche di adrenalina più forti, anche se l’aspetto coreografico lascia ancora un po’ a desiderare. Ma ce ne siamo fatti ormai una ragione, perché sono le dinamiche narrative tra i personaggi a dominare su tutto, con l’ago della bilancia che in Cobra Kai 3 pende più sull’asse adulta che su quella teen.