Cobra Kai: recensione della serie Netflix tratta da Karate Kid

Tornano le avventure marziali e i personaggi di Karate Kid nella serie Cobra Kai. Un’operazione nostalgica in puro stile revival che riesce a rialimentare la fiamma della popolare saga cinematografica, con Johnny Lawrence e Daniel LaRusso in un nuovo faccia a faccia fuori e dentro dal tatami di All Valley. Disponibile su Netflix dal 28 agosto.     

Una trilogia anni Ottanta divenuta cult che ha ispirato a sua volta una serie animata, un quarto capitolo realizzato nel 1994 al femminile con Hilary Swank come protagonista e un remake del 2010 con Jaden Smith e Jackie Chan. Questo per sottolineare che di tempo ne è trascorso e anche tanto da quando Karate Kid ha fatto la sua prima comparsa sullo schermo con il film di John G. Avildsen, ma la fiamma che alimenta l’immaginario e l’affetto del pubblico delle diverse latitudini sembra proprio non volersi spegnere. Il livello di popolarità raggiunta dalla storia, dai personaggi e persino da molte scene e battute di The Karate Kid – Per vincere domani è ancora altissimo, con alcune di esse trasmesse di generazione in generazione. I tentativi di rilancio con le varianti rosa e quella teen hanno tenuto acceso il ricordo  e provato a rilanciare la saga, ma non con i risultati sperati, per cui serviva qualcosa in grado di far tornare ad ardere e divampare la memoria dei bei tempi che furono.

Cobra Kai – Stagione 1: una serie sequel che in pieno stile revival riavvolge il nastro al passato, agganciandosi al presente

 

 

Quel qualcosa è la serie in carne ed ossa in dieci episodi da mezz’ora circa cadauno partorita da YouTube Premium nel 2018, della quale Netflix ha acquisito i diritti per poi distribuirla (insieme alla seconda stagione) sulla propria piattaforma a partire dalla fine di agosto 2020. Un’operazione che stavolta ha dato i suoi frutti, lo dimostra l’elevato indice di gradimento in termini di visualizzazioni registrato all’epoca della prima messa in onda e il fatto che entrambe le stagioni siano subito schizzate ai vertici della Top Ten di Netflix. Segnali, questi, più che incoraggianti, risultato di una strategia mirata, furba e quindi vincente, che ha puntato tutto sul fattore nostalgico con un revival in piena regola che riavvolge il nastro al passato, agganciandosi al presente. Non si tratta però di un remake, tantomeno di uno spin-off, bensì di una serie sequel dal titolo Cobra Kai che si riallaccia alla trilogia originale e in particolare al suo primo atto, richiamando a raccolta fatti e personaggi che ne hanno fatto la fortuna, a cominciare da William Zabka e Ralph Macchio, tornati per l’occasione e per la gioia dei fan a interpretare rispettivamente gli acerrimi nemici in amore e sul tatami, Johnny Lawrence e Daniel LaRusso.

Cobra Kai è ambientata 34 anni dopo gli eventi narrati nel film del 1984

Cobra Kai stagione 1 cinematographe.it

Ovviamente siamo lontani dalle emozioni dell’epoca, ancora oggi cristallizzate e conservate con cura nella teca della memoria, ma il rivedere la coppia tornare a “battagliare” a distanza di decenni, dobbiamo ammettere che un brividino forte lungo la schiena lo ha provocato. Cobra Kai parte dall’intuizione degli autori di ambientare la vicenda 34 anni dopo gli eventi narrati dal primo film della saga, seguendo la vita del “cattivo” Johnny, che nel frattempo  divenuto un fallito di mezza età che vive alla giornata. Non a caso il pilot si apre proprio con il calcio della gru che lo mandò ko nella finale del torneo Under 18 di All Valley. Il calendario segnava il 19 dicembre del 1984, data che l’ex campione non dimenticherà mai e che continuerà a tormentarlo negli anni avvenire, almeno sino ad oggi, quando la strada verso la sua rinascita e la rivincita lo porterà a riaprire il famigerato dojo di karate Cobra Kai, riaccendendo in tal modo la sua rivalità con Daniel LaRusso, divenuto un facoltoso imprenditore di saloni automobilistici.

In Cobra Kai si si assiste a un ribaltamento completo della prospettiva, con il testimone del protagonista passato nelle mani di Johnny Lawrence

Cobra Kai stagione 1 cinematographe.it

Insomma, in Cobra Kai si assiste a un ribaltamento completo della prospettiva, con il testimone del protagonista passato nelle mani di Johnny Lawrence. Ciò provoca una reazione a catena drammaturgica e narrativa nel plot che sovverte le posizioni dominanti trasformando l’odiato antagonista in una figura positiva con la quale empatizzare, che rappresenta a nostro avviso il punto di forza del progetto e probabilmente il fattore che ne ha decretato il gradito riscontro da parte del pubblico. Se poi aggiungi alla ricetta l’ingrediente nostalgico, allora il successo è garantito. Il team di autori Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald, hanno trovato la formula giusta, creando un equilibrio e un mix riuscito tra ciò che è stato e il presente. Collegamento reso possibile dall’incrocio delle new entry adolescenziali, ossia i figli e gli allievi di Lawrence e LaRusso, al fianco di personaggi storici (tra cui Randee Heller nei panni di Lucille LaRusso) e altri rievocati con frammenti del film ogni volta che se ne palesa l’occasione (il compianto Maestro Kesuke Miyagi e Ali Mills, rispettivamente interpretati da Pat Morita e Elisabeth Shue).

Cortocircuiti spazio-temporali, déjà-vu e molto più humour, sono gli ingredienti della ricetta di Cobra Kai

Cobra Kai stagione 1 cinematographe.it

Il modus operandi di Cobra Kai sta dunque nel creare cortocircuiti spazio-temporali con continui flashback e déjà-vu, che ripropongono situazioni e dialoghi per risvegliare nella mente del fruitore frammenti e parole indelebili. Uno schema che alla lunga diventa prevedibile, ma che lo spettatore si diverte a rivivere e a rivedere sullo schermo. Insomma, una ricetta semplice e scontata, quasi ludica, ma che a conti fatti riesce a solleticare le sinapsi di chi guarda, coinvolgendolo attivamente in un gioco di rimandi. Il tutto con uno humour quadruplicato dal punto di vista del dosaggio rispetto agli episodi della saga cinematografica, che riesce a strappare più di un sorriso. Sul versante marziale la resa invece non è cambiata, con gli scontri corpo a corpo e le fasi finali del torneo che ripropongono il medesimo livello di spettacolarità che si assesta nuovamente intorno alla sufficienza.     

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.2

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