COBRA – Unità Anticrisi: recensione della serie TV disponibile su Sky
Londra perde il lume della ragione nel nuovo political drama COBRA – Unità Anticrisi. La Gran Bretagna è minacciata da una tempesta solare che potrebbe mettere in ginocchio l’intero paese. A prendere le decisioni un uomo solo al comando: il primo ministro Sutherland interpretato da Robert Carlyle. Dal 18 giugno su Sky Atlantic e NOW.
Il primo ministro inglese deve fronteggiare una crisi nazionale senza precedenti. No, non è il racconto dei mesi pandemici visiti da Boris Johnson, bensì il soggetto della nuova serie tv COBRA, disponibile su Sky Atlantic e NOW a partire dal prossimo 18 giugno. Al centro dell’allarme che vede la nazione in parapiglia è la minaccia di una tempesta geomagnetica dovuta ad un’anomala attività del plasma solare, il quale potrebbe causare danni più o meno temporanei alla rete elettrica e ai condotti idrici – ovvero a quelle necessità primarie che di fatto portano avanti l’economia del paese.
COBRA: una tempesta geomagnetica è diretta a Londra
Quando il Prime Minister Robert Sutherland interpretato da Robert Carlyle viene informato dei fatti, con il suo Capo di Gabinetto Anna Marshall (Victoria Hamilton) e il comitato nazionale di cui fa parte, si rende conto di essere difronte ad una vera e propria emergenza civile e le decisioni che da lì in poi si andranno a prendere avverranno tutte fra le mura del Cabinet Office Briefing Rooms (Stanze per le Riunioni dell’Ufficio di Gabinetto), da cui l’acronimo COBRA, che dà il nome alla serie creata e scritta da Ben Richards (The Tunnel, Outcasts, The Fixer).
La serie in sei episodi diretti da Hans Herbots, Al Mackay e Mo Ali si apre dunque come l’entrée di un disaster movie, e cioè nella comunicazione politica di un evento naturale fuori dall’ordinario, per poi scavare attraverso le conseguenze pratiche del disastro in completa manifestazione, proponendo la ‘scossa’ adrenalinica con cataclismi, dirottamenti aerei, disastri autostradali e l’inarrestabile sormontare delle guerriglie urbane declinate in tensioni sociali e rivolte popolari di una nazione in ginocchio, piegata alle decisioni singole di un uomo al comando. Di COBRA però si avverte subito la voglia recalcitrante di riposizionare il suo discorso sui risvolti politici, così che la tempesta solare traspare come chiaro pretesto narrativo per affondare il coltello sul vero e proprio political drama.
Tra disastri naturali e società al buio
Intrighi di ‘corte’, complotti nei corridoi dei palazzi e sfregi bilaterali di ministri, consiglieri, esperti e figure istituzionali si alternando dunque alla praticità fattuale del contenimento della crisi che ha costretto il Capo della Protezione Civile Fraser Walker (Richard Dormer) a dividere il paese in Zone Rosse e Bianche (vi ricorda qualcosa?), e a consultarsi su quale parte dell’Inghilterra consegnare i pochi generatori di voltaggio a loro disposizione evitando, si spera, il blackout generale.
Con il venir meno dell’elettricità e dunque della luce, COBRA sembra voler richiamare la metaforica eversione degli istinti più bassi della società. Una perdita d’illuminismo umano e ragionato rivelatosi nel buio delle violenze; delle ronde di estrema destra; del razzismo; della mancanza di beni di prima necessità. E se allora tutto è politico e tutto è personale, lo è ancor di più da primo ministro, quando anche la vita privata diventa arma di scambio o ricatto, e può crollare da un momento all’altro: lo scandalo di droga che coinvolge la figlia di Sutherland ha molte più implicazioni e complicazioni di quelle meramente famigliari, intime o psicologiche.
Minacce solari e trambusti nazionali
Un caos concitato ma poco trascinante quello che va a condurre COBRA, muovendosi tra i territori drammaturgici del walk & talk tipico degli script di Sorkin, fatti di dialoghi serrati e veloci spostamenti ripresi con camera a mano; e riferimenti al presente, in particolare alla minaccia del sollevarsi popolano e populista di gruppi di nazionalisti e suprematisti bianchi. Un lavoro ambizioso purtroppo sorretto da un meccanismo farraginoso, tanto che questo continuo alternarsi di politica e di visioni apocalittiche spesso finisce per creare un contrasto poco convincente e, nonostante la concreta bravura del suo cast, la serie non riesce a trovare una sua specifica dimensione, non spiccando né nel disaster movie, né nel thriller/drama politico. COBRA, già confermato per una seconda stagione, riesce tuttavia ad agganciare meglio l’interesse con un pubblico di amanti della geo-politica europea, in particolare con quella inglese nel suo frangente quanto mai recente fra Brexit e trambusti pandemici.