Come vendere droga online (in fretta) – stagione 4: recensione della serie TV

Il gran finale della serie più brillante, ironica e fulminante che la Germania abbia mai regalato a Netflix: Come vendere droga online (in fretta) è un ritorno attesissimo, con un addio perfetto.

Erano passati quattro lunghissimi anni. Quattro stagioni complete di altre serie, due pandemie culturali, mille trend su TikTok e una valanga di titoli Netflix che andavano e venivano come mode passeggere. Ma niente, nessuna ci aveva fatto dimenticare davvero quella piccola bomba di sarcasmo, genio e disastro adolescenziale chiamata Come vendere droga online (in fretta).
E adesso che la quarta e ultima stagione è finalmente arrivata, possiamo dirlo forte e chiaro: l’attesa è stata ampiamente ripagata. Non solo perché la serie chiude il suo arco narrativo con un’eleganza rara nel mondo del binge-watching, ma perché riesce in qualcosa di ancora più difficile: farsi ricordare con affetto e rispetto, senza tradire mai lo spirito originale.
È un finale in cui ogni dettaglio è curato con una precisione chirurgica e una freschezza pop che fa invidia persino alle produzioni americane con budget galattici. E sì, stiamo parlando di una serie tedesca che ormai è diventata un benchmark per tutte le teen-dramedy europee future.

La trama in breve: MyDrugs è morto. Viva Moritz.

Come vendere droga online (in fretta), stagione 4, Cinematographe.it

Dove eravamo rimasti? Eccoci qui: Moritz Zimmermann (Maximilian Mundt), il genio del male più nerd che il dark web abbia mai generato, aveva visto il suo impero digitale crollare come un castello di carte. Gli amici si erano allontanati, la fidanzata pure, e il sogno di diventare una leggenda dell’e-commerce illegale si era trasformato in un incubo da manuale di diritto penale.
In questa quarta stagione, la serie riprende le fila proprio da lì, da un Moritz più solo, più cupo e più maturo, ma ancora convinto che un’ultima grande mossa possa rimettere tutto a posto. Spoiler? Nessuno. Ma aspettatevi alleanze impreviste, ritorni sorprendenti, nuovi nemici e decisioni moralmente ambigue, il tutto condito da quell’ironia spietata che è diventata il vero marchio di fabbrica dello show.
La trama si sviluppa in modo fluido, sempre incalzante, con il ritmo di un algoritmo impazzito ma perfettamente coreografato, e ci porta in un viaggio di chiusura che sa essere tanto emozionante quanto dissacrante. Il mondo di MyDrugs è ormai alle spalle, ma i suoi fantasmi non sono mai stati così vivi.

Una stagione da standing ovation: tecnica, scrittura e cast al massimo livello

Chiariamolo subito: questa quarta stagione è un capolavoro di equilibrio tra intrattenimento intelligente e messa in scena di classe. La regia è un gioiello: dinamica, giovane, sempre coerente con il linguaggio visivo digitale che ha definito la serie fin dall’inizio. Non c’è una scena che appaia forzata, non un’inquadratura messa lì per caso.

La fotografia continua a flirtare con le atmosfere fluo e cyber, mescolando il mondo reale con quello online in un’estetica che ricorda il miglior Black Mirror, ma con il cuore e il sarcasmo di un episodio di Sex Education. Il montaggio? Un capolavoro. È lui a dettare i tempi della narrazione, tra sovrapposizioni grafiche, animazioni, notifiche a schermo, tutorial fake e momenti in cui il quarto muro viene abbattuto con una nonchalance che ricorda Fleabag, ma in versione hacker.

La scrittura è sempre brillante, piena di battute fulminanti, citazioni nerd, riflessioni amare e dialoghi mai banali. Riesce a far ridere e riflettere, a costruire tensione e poi romperla con una punchline da manuale. E lo fa con un’intelligenza rara, che non tratta mai lo spettatore come uno sprovveduto.
Il cast è superlativo. Maximilian Mundt è semplicemente straordinario: il suo Moritz è sfaccettato, profondo, a tratti insopportabile ma sempre autentico. Il resto del gruppo – da Danilo Kamperidis (un Lenny sempre più emotivo e stratificato) a Lena Klenke (una Lisa che finalmente prende in mano il proprio destino) – brilla di luce propria, regalando performance mai sopra le righe ma sempre memorabili.
Menzione d’onore per la colonna sonora, che anche stavolta ci fa venire voglia di impostarla come playlist sul nostro Spotify: elettronica, indie tedesco, hit internazionali e sonorità lo-fi si mescolano in una playlist che potrebbe tranquillamente vivere di vita propria su Spotify, e diventare la soundtrack della nostra adolescenza mancata.

Un addio che profuma di perfezione, Come vendere droga online (in fretta) convince senza sforzarsi

Come vendere droga online (in fretta) chiude con la grazia di chi sa che non serve strafare per lasciare il segno. In un panorama di serie che spesso si perdono negli ultimi episodi, questa stagione finale riesce a fare esattamente quello che dovrebbe: chiudere i conti, emozionare, far ridere e restare impressa nella memoria.
È un saluto che lascia soddisfatti, con il cuore pieno e la sensazione di aver assistito a qualcosa di davvero unico nel suo genere. Una serie che ha avuto il coraggio di sperimentare, di osare e di non prendersi mai troppo sul serio – e che proprio per questo ha trovato la formula perfetta del racconto generazionale moderno.

Come vendere droga online (in fretta): valutazione e conclusione finale

Dal punto di vista tecnico, Come vendere droga online (in fretta) – Stagione 4 è un vero manuale su come si chiude una serie senza sbagliare una virgola. La regia è pulita, dinamica e super contemporanea, la fotografia gioca con luci al neon, ambienti digitali e contrasti emotivi come se fossimo in un videoclip indie diretto da un hacker, mentre il montaggio mantiene il ritmo altissimo senza mai risultare caotico. Ogni frame è studiato, ogni effetto visivo ha una funzione narrativa, e nulla è lasciato al caso.
La colonna sonora? Una chicca assoluta. Un mix esplosivo tra elettronica tedesca, perle alternative e qualche hit strategicamente piazzata: è quasi come se ogni scena avesse una playlist pensata da un Gen Z con il gusto di un music supervisor HBO.

Sul fronte attoriale, il cast è in stato di grazia: Maximilian Mundt domina la scena con una performance che sa essere fragile e manipolatrice allo stesso tempo, mentre il resto del gruppo – da Danilo Kamperidis a Lena Klenke – conferma una direzione attoriale impeccabile, che lavora sui dettagli e sull’autenticità emotiva.
Insomma, questa stagione finale è una vera e propria masterclass su come equilibrare ironia, tensione e profondità, senza mai perdere leggerezza. Si ride, si soffre, si riflette, e alla fine si applaude. La serie riesce a chiudere ogni arco narrativo in modo coerente, regalando una conclusione che sa di finale, ma anche di inizio per i suoi protagonisti.
Se tutte le serie sapessero congedarsi così, avremmo meno traumi e molte più playlist da riascoltare in loop.

Regia - 5
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 5
Recitazione - 5
Sonoro - 4.5
Emozione - 5

4.8

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