Control Z: recensione della serie messicana di Netflix
La nuova serie di Netflix unisce lo stile di Gossip Girl e di Pretty Little Liars.
Il 22 maggio 2020 ha fatto il suo esordio su Netflix la serie Control Z che vede protagonista Sofia, una studentessa del liceo locale alle prese, come molti dei suoi compagni, con drammi e problemi familiari, personali ed economici. Ogni studente dell’istituto nasconde dei segreti, che nelle mani sbagliate potrebbero diventare potenti armi da utilizzare per distruggere la dignità dei protagonisti e la loro reputazione.
Tra scontri quotidiani, bulli che hanno preso di mira i più deboli e ragazzi che cercano di nascondere i profondi problemi che li affliggono in ambito familiare, il liceo frequentato da Sofia si arricchisce di una nuova leva: Javier, ragazzo dolce e carino, arrivato a metà anno nella nuova scuola, promesso campione del campionato di calcio, destino a cui il ragazzo stesso cerca di ribellarsi per ragioni oscure. A minacciare questo equilibrio ingiusto e problematico, un hacker tiene tutta la scuola in scacco: durante la festa più attesa dell’anno, promette di esporre al pubblico ludibrio tutti i partecipanti rivelando i loro più reconditi segreti.
Control Z, una commistione tra Gossip Girl e Pretty Little Liars
Sofia, con le sue sorprendenti capacità di osservazione e deduzione, si mette presto sulle tracce dell’hacker fino alla risoluzione del mistero, affiancata da Javier e Raùl, giovane popolare e invaghito della ragazza. Control Z si delinea cosí come una serie frutto della commistione tra lo spirito di Gossip Girl e Pretty Little Liars, in una rapida carrellata di otto episodi.
La natura di Control Z è presto identificabile nei precedenti seriali appena citati, in cui non si fanno sconti per quanto riguarda violenza (fisica e psicologica) e stupidi antagonismi dalle risoluzioni inaspettate e a dir poco tragiche. Il mistero che scorre lungo tutti gli episodi mantiene bene il ritmo della narrazione, rivelando elementi nuovi e utili al caso a ogni occasione. Peccato però che gli elementi siano utili solo a Sofia: o meglio, la connessione tra i vari elementi viene tenuta fuori dalle inquadrature, arrivando quindi alla resa dei conti con Sofia che tiene banco nei confronti degli spettatori i quali, pur avendo la possibilità di sospettare di vari personaggi, hanno pochi elementi per individuare prove schiaccianti.
La seconda parte di stagione procede a ritmo più spedito
Inoltre, per tutta la prima metà della serie, la funzione della diegesi è quella di impostare il discorso, definire i confini delle dinamiche tra i diversi personaggi e disegnare i contorni entro cui i tre protagonisti si giocano il tutto per tutto. Sono quindi gli ultimi tre episodi ad avere di fatto un’accelerazione netta nella rappresentazione delle indagini, che contrasta con la lunga descrizione ambientale delle puntate precedenti. Dopo una serie di situazioni iterate fino a stancare il pubblico nella prima parte delle puntate, gli episodi con questa netta differenza di velocità assumono un ritmo inaspettato. Nell’economia dell’intera stagione, comunque, Control Z dimostra di avere una buona struttura produttiva e artistica, pur con dei risvolti narrativi abbastanza estremi. Il finale è ben costruito in quanto se da un lato chiude il mistero centrale della serie con coerenza, dall’altro lato usa nuovi elementi che potrebbero dare vita a una nuova tornata di episodi.
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L’impostazione teen è evidente e delineata fin dal principio ed è con i parametri tipici di questo target che la serie messicana non perde mai di vista il suo pubblico di riferimento. Control Z è diretta da Carlos Quintanilla (che presta il cognome al preside della scuola) e vede protagonisti volti nuovi della scena seriale messicana, tra cui Ana Valeria Becerril (Sofia), Michael Ronda (Javier Williams) e Yankel Stevan (Raúl).