Cruel Intensions: recensione della serie TV Prime Video
La trama usa il sesso in un modo che sembra regressivo rispetto all'originale.
Arriva su Prime Video, il 21 novembre 2024, Cruel Intension, serie TV composta da otto episodi, traendo ispirazione dal film omonimo del 1999 di Roger Kumble, adattamento del romanzo Les Liaisons Dangereuses di Pierre Choderlos de Laclos. La serie di Phoebe Fisher e Sara Goodman prende la potente premessa, con le sue pugnalate alle spalle e le sue peripezie sessuali e dà una svolta moderna alla storia. Con un mix di intrighi, seduzione e lotte di potere, Cruel Intentions promette di catturare una nuova generazione di fan. Si prepara a rivisitare temi di manipolazione, potere e seduzione, esattamente come il film che ha conquistato il pubblico alla fine degli anni ’90. A seguito di un incidente di nonnismo nel semestre precedente che ha lasciato Scott Russell (Khobe Clarke), figlio di un membro del Congresso, ricoverato in ospedale, le confraternite femminili e maschili sono in pericolo. Caroline (Sarah Catherine Hook) vuole diventare presidente della Delta Phi ma le cose si fanno complicate e vuole fare di tutto per risolvere la situazione. Disperata, chiede al suo fratellastro, Lucien, di sedurre l’ingenua Annie e convincerla a unirsi alla Delta, assicurando così la presenza della loro confraternita a Manchester. Annoiato, Lucien (Zac Burgess) decide di accettare l’offerta di Caroline, otterrà qualcosa che ha sempre desiderato: sesso con Caroline. Se non riesce a portare Annie nel gruppo, perderà la sua Jaguar XK140 d’epoca.
Cruel Intensions: Dall’Upper East Side di Manhattan a Washington, DC
Caroline (Sarah Catherine Hook) è la direttrice della confraternita Delta Phi, che ha un solo scopo, torturare psicologicamente altre studentesse. Nel frattempo, Lucien (Zac Burgess) è il tesoriere della confraternita Alpha Gamma, dove sesso, droga e appropriazione indebita sono all’ordine del giorno. A differenza del materiale di partenza, 97 minuti perfetti di erotismo emozionante e inni anni ’90, questo Cruel Intensions non sa dove andare a parare. Perché Annie non è solo il bersaglio delle attenzioni di Lucien, è anche la figlia del vicepresidente degli Stati Uniti e così, si tratta di qualcosa di più di un gioco del gatto e del topo con la sorellastra, ma invece con gli agenti dei servizi segreti che seguono ogni mossa di Annie.
Se nell’originale, l’ambiente è il quartiere dell’Upper East Side di Manhattan e i personaggi sono adolescenti in vacanza estiva prima di tornare al loro collegio d’élite in autunno, qui l’ambiente è il Manchester College, una scuola d’élite a Washington, DC, dove gli studenti sono rappresentanti delle idee, dai bisogni, delle scelte dei loro genitori anche per quanto riguarda confraternite del campus, elemento fondamentale. Invece di due fratellastri manipolatori che scommettono di poter sedurre una compagna di classe vergine come parte di un piano più ampio che dovrebbe apportare benefici sociali alla sorella, la trama ora riguarda sempre due fratellastri manipolatori che scommettono sul fatto che uno possa sedurre la figlia del vicepresidente degli Stati Uniti come parte di un piano più ampio per salvare la confraternita della sorella. In questa nuova cornice, si fa riferimento al film – ci sono attori, apparsi nel film, che compaiono anche qui, come nel caso di Sean Patrick Thomas che interpreta un professore al college -: l’uso dello stesso font, una Jaguar nera d’epoca, una collana a croce piena di cocaina, un suggerimento di qualcuno con un disturbo alimentare e una trama omosessuale nascosta, solo per citarne alcuni. Anche i nomi dei personaggi sono chiari riferimenti all’originale: la sorella è Caroline (Sarah Catherine Hook) invece di Kathryn, il fratello è Lucien (Zac Burgess) invece di Sebastian, la nuova ragazza che sta cercando di sedurre è Annie (Savannah Lee Smith) invece di Annette, e la migliore amica della sorella è Cece (Sara Silva) invece di Cecile.
Spostare Cruel Intentions da un ambiente scolastico a uno universitario significa appunto aggiungere tutto il mondo delle confraternite, quelle “società clandestine” con tutti i rischiosi rituali di iniziazione che fanno parte di esse. Il sistema greco serve a sostituire la situazione dell’Upper East Side di New York o della Francia pre-Rivoluzione. A quale scopo? Non è chiaro.
Cruel Intensions: manca un contesto solido per poter fare satira
La trama usa il sesso in un modo che sembra regressivo rispetto all’originale. È “esclusivo, classista, binario, eteronormativo”, dice una studentessa coinvolta nella protesta contro le confraternite in uno degli episodi. Ogni episodio si fonda su battute mal scritte e lo show non riesce a usare la satira bene come faceva il film del 1999 o il sistema greco come Scream Queens.
Guardando Cruel Intentions ci si sente fuori dal mondo anche perché concentrarsi sulla manipolazione sessuale post-Me Too è molto strano o meglio lo si può fare benissimo ma in un altro modo e con una base molto più solida. La questione non è tanto il fatto di fare ironia su certi temi, ma la sensazione è che siano più che altro battute, ironie problematiche che non si fondano su nulla. Gli episodi non riescono a conquistare il pubblico, sono mal costruiti, i personaggi non agganciano il pubblico anche perché sono ridotti a stereotipi, monodimensionali.
Cruel Intensions: valutazione e conclusione
Mentre il film è un classico di culto, la versione seriale non riesce a raggiungere il suo scopo; i fratellastri dispettosi e le loro manipolazioni sessuali sembrano semplicemente inutili. La serie è solo un altro esempio di adattamento non necessario. Manca di originalità e di quella sinistra sensualità che aveva reso i personaggi del film così affascinanti. Non offre nulla di nuovo. Una trama incentrata sui pericoli delle confraternite sembra stantia e superata, inoltre, sebbene siano certamente cattivi, né Lucien né Caroline hanno le qualità minacciose che Gellar e Phillippe padroneggiavano nell’originale. Lucien non è credibile come donnaiolo e i problemi irrisolti di Caroline con la mamma la rendono più sadica che seducente.
I reboot sono impegnativi perché devono fornire qualcosa di moderno e intrigante per attrarre i fan di lunga data e anche i nuovi arrivati. Non c’è assolutamente la minima idea alla base, non c’è un dialogo attuale, una nuova interpretazione, qualcosa che dia una svolta alla storia, perfino i riferimenti e lo slang delle sceneggiature suonano filtrati, lavorati, scritti appunto, non figli di una società, di un gruppo.