Daisy Jones & The Six: recensione della serie Prime Video con Sam Claflin

Fotografia, colonna sonora e interpretazioni ottime devono fare i conti con una sceneggiatura fin troppo debole

Rock and Roll, non un semplice genere musicale, ma un vero e proprio stile di vita. Negli anni è stato associato ad una vita estrema, fatta di sfarzo, sesso e droga. Band si sono innalzate a tal punto da divenire figure semi-leggendarie, archetipi di un mondo non per tutti; pensiamo ai Rolling Stones o ai Fleetwood Mac. Ed è proprio a quest’ultimi che Taylor Jenkins Reid si è rivolta per creare il proprio romanzo bestseller, Daisy Jones & the Six. Per quanto sia una storia di finzione, la protagonista presenta molto dell’iconica Stevie Nicks, della sua vita e carriera.

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Scott Neustadter e Michael H. Weber, autori di film come (500) giorni insieme e Colpa delle stelle, si sono lanciati nell’adattamento per Prime Video, adottando un taglio documentaristico. La loro versione di Daisy Jones & the Six si prende molto tempo, prendendo alla larga la storia della banda e dei suoi membri. Il racconto compie un viaggio a ritroso nel tempo, partendo da una finta intervista attesa per vent’anni. Dobbiamo dirlo, la serie presenta diversa criticità, per quanto sia evidente l’ingente investimento produttivo. Costumi e fotografia ci portano nel vivo degli anni ’70, presentando le giuste atmosfere.

Daisy Jones & The Six: recensione della serie Prime Video con Sam Claffin; Cinematographe.it

Capelli lunghi, baffi massicci e tanta, tanta musica. La colonna sonora è qualcosa di spaventoso, cantata dai protagonisti e incisa in un vero e proprio album. Realtà e finzione vengono qui a mescolarsi, quasi come se i Daisy Jones & the Six fossero realmente esistiti. La serie sembra giocare molto su questo aspetto, ma purtroppo perdendosi in più momenti. Dopo alcuni episodi viene chiedersi quale sia il messaggio dello show e cosa voglia raccontarci. A tale domanda non abbiamo ancora trovato risposta e vediamo il perché.

Daisy Jones & the Six, ascesa a caduta di una rock band

Daisy Jones & The Six: recensione; Cinematographe.it

Quella di Daisy Jones & the Six è una storia d’amore, non solo tra i protagonisti ma per la musica. Neustadter e Weber adottano il taglio da finta docu-fiction, raccontandoci l’ascesa e il declino di un gruppo che ha fatto la storia del rock. Daisy (Riley Keough) è di buona famiglia e fin da piccola ha dimostra di un avere un dono, quello del canto. Billy Dunne (Sam Claffin) viene invece da una povera periferia americana e trasuda rock and roll da tutti i pori. Il ragazzo incarna lo stereotipo del frontman bello e dannato: capelli lunghi, voce graffiante e forte carisma. Daisy non è da meno, imponendosi sulla scena musicale con le unghie e con i denti, andando contro ogni aspettativa dell’epoca.

Le loro strade si uniranno grazie ad una conoscenza comune e dal quel momento niente sarà più lo stesso. Infatti, quando i The Six affronteranno una profonda crisi dovuta alla vita di Billy il loro manager aggiungerà un nuovo membro, la nostra Daisy Jones. Un nome d’arte che sembra uscire dalle pagine a fumetti e che farà raggiungere l’apice alla band. Eppure, qualcosa sembra essere andato storto e il gruppo si separerà per sempre. Soltanto vent’anni dopo i membri accetteranno di tornare sotto i riflettori, narrando la loro storia per un documentario.

Sam Claffin e Riley Keough nella serie Prime Video; Cinematographe.it

La serie parte proprio da qui, da un’intervista ai membri ormai adulti, pronti ad affrontare i fantasmi del loro passato. La sigla delinea fin da subito il taglio del prodotto, mostrandoci foto di repertorio a dir poco realistiche; sembra quasi un documentario della BBC. Andiamo indietro nel tempo – come sempre si fa in questi casi – creando così una genesi del “genio” partendo proprio dall’infanzia. Purtroppo, fin dal primo episodio Daisy Jones & the Six sembra mostrare le prime crepe, alcune delle quali si apriranno a dismisura nel corso della stagione.

Il rapporto sbilanciato tra finto documentario e fiction

Daisy Jones and The Six; cinematographe.it

L’aspetto documentaristico tende a perdersi in favore della fiction. Le interviste sembrano quasi comparire all’improvviso, spezzando la magia del racconto. A tal proposito abbiamo riscontrato un certo sbilanciamento, l’ago della bilancia non punta mai a Nord, ma si sposta di continuo. A questo si aggiunge una strana fluidità della storia, fin troppo lineare e priva di tensione. Questo, almeno, è ciò che succede nei primi due episodi, nel quale poco o nulla sembra frapporsi tra i protagonisti e la loro meta. La terza puntata sembra spezzare tale tranquillità, mostrandoci le prime difficoltà, sia economiche che emotive.

La nostra analisi di Daisy Jones & the Six si basa sui primi tre episodi, disponibili su Prime Video il 3 marzo. Ci auguriamo quindi che il rock and roll rompa del tutto questa calma apparente, perché al contrario saremmo difronte ad uno show tecnicamente ben realizzato ma dalla sceneggiatura piatta. L’esordio ci presenta una bellissima cartolina, ma che di per sé nulla sembra raccontarci. Storie di questo tipo abbondando nei vari palinsesti e per trovare il proprio posto bisogna in qualche modo differenziarsi. La storia della televisione ci insegna che non bastano interpreti conosciuti o massicce campagne pubblicitaria, ciò che conta davvero è una buona storia.

Daisy Jones & the Six: il cast della serie Prima Video; Cinematographe.it

Il pubblico vuole immedesimarsi, vuole sentire il tormento dei personaggi, interiorizzarlo. Sentiamo il bisogno di esaltarci, sorridere, nasconderci dietro un cuscino per la paura o l’imbarazzo oppure insultare le scelte e le azioni dei protagonisti. Non parliamo di un mero intrattenimento, ma di un’esperienza totale, nel quale agiscono contemporaneamente corpo e mente. La regia rimane sempre distaccata, mantenendo sempre un taglio documentaristico. Non scende mai a fondo, nel marcio insieme ai protagonisti. Daisy Jones & the Six sembra peccare in questo, per quanto in esso vengano convogliati molti elementi degni di nota, purtroppo scollegati tra loro.

L’eccezionale cast di Daisy Jones & the Six

Riley Keough e Sam Claffin nello show targato Prime Video; Cinematographe.it

Dal punto di vista recitativo non si può dire nulla allo show di Prime Video. Ogni personaggio ha una sua valenza ai fini della storia e viene interpretato con intelligenza e passione da ottimi interpreti. Sam Claffin calza perfettamente i panni di Billy Dunne e Riley Keough non sembra neanche recitare. È come se l’attrice fosse veramente Daisy Jones, non ci sono forzature nella sua voce, ogni movenza si presenta fluida e naturale. A sorprenderci è stata anche Camila Morrone nei panni della fotografa del gruppo. Ma non possiamo mentire a noi stessi, la vera chicca è di sicuro Timothy Olyphant con tanto di parruccone e baffi; una gioia per gli occhi.

Inoltre, l’aspetto tecnico si presenta ineccepibile. La fotografia gioca un ruolo fondamentale nel presentarci un mondo credibile. Una pasta visiva tendente al giallo ammanta le immagini di un’aura antica che ben si presenta al racconto del passato. Daisy Jones & the Six è frutto di un ottimo artigianato e dobbiamo lodarne la volontà di non scadere mai nello stereotipo, nell’accentuazione forzata del contesto storico a cui appartiene. Molti si sarebbero fatti prendere la mano con luci e colori, ma per fortuna così non è stato.

Riley Keough in Daisy Jones & the Six; Cinematographe.it

Tornando invece alla sceneggiatura dobbiamo affrontare un altro problema dello show, ed è il suo prendersi troppo sul serio. Mancano i momenti “comici” dettati da una tempistica recitativa quanto da scelte di montaggio. Non parliamo di battutine frivole, ma di momenti che strappino un sorriso quando la narrazione sembra richiederlo. Il rapporto tra montaggio e musica non è sempre perfetto, anche perché la parte canora occupa una grossa fetta degli episodi. Certo, stiamo parlando di uno show su una rock band, ma gli ideatori sembrano adagiarsi fin troppo sul talento dei loro interpreti mancando il senso vero e proprio della storia.

The Bear, per esempio, è una serie incentrata su una cucina, eppure non vediamo mai clienti mangiare nel locale. Questo perché l’aspetto umano ha la priorità su tutto. È questo ciò che sembra mancare inizialmente a Daisy Jones & the Six. Vogliamo il rock n roll e il tormento, ma senza scadere nel banale, cosa che la direzione ha dimostrato di saper fare. Per concludere, quello di Prime Video è comunque uno show interessante, ma di cui vorremmo vedere anche altri aspetti.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 2

3.3