Das Boot – Stagione 2: recensione finale della serie TV Sky
La recensione del sequel della war serie franco-tedesca targata Sky. Otto episodi che alzano l’asticella della tensione e confermano quanto di buono si era visto sul piano della confezione e della scrittura nella stagione inaugurale. Stavolta la vera minaccia è il fuoco amico.
Sottomarini e Settima Arte, un binomio che nei decenni ha regalato non poche soddisfazioni agli amanti del war movie navale con pellicole dal forte impatto visivo e spettacolare, dispensatrici di elevate dosi di adrenalina sparate nelle vene dello spettatore di turno. Impossibile stilare una lista completa di film prodotti alle diverse latitudini dal 1910, con una cifra che si aggira intorno ai 150 titoli, ma una rapita carrellata nel passato più o meno recente fa riemergere dalle acque della memoria film come: Black Sea, Torpedo Run, K-19, Duello nell’Atlantico, Mare caldo, Destination Tokyo, Allarme rosso, U-571, Caccia a Ottobre rosso, Wolf Call e Das Boot. Proprio quest’ultimo è uno dei film più celebri di quello che è diventato un filone a tutti gli effetti, non a caso fonte d’ispirazione di una serie televisiva di grandissimo successo battezzata Das Boot, della quale si è da poco conclusa su Sky Atlantic la messa in onda della seconda stagione.
Das Boat – Stagione 2: la tensione raggiunge la temperatura di ebollizione in un 5° episodio dal forte impatto visivo ed emotivo
Dunque i sommergibili e l’epica dell’esplorazione marittima sono sbarcati nel vero senso della parola anche sul piccolo schermo con un sequel, quello che ha visto avvicendarsi al timone degli otto episodi Matthias Glasner e Rick Ostermann, che ha confermato quanto di buono il pubblico televisivo aveva potuto ammirare nella stagione inaugurale della pluripremiata war serie franco-tedesca. In generale c’è da registrare un sostanziale innalzamento dell’asticella, non tanto dal punto di vista visivo, poiché sul fronte della messa in quadro la qualità della confezione si è confermata nuovamente di buona fattura, piuttosto da quello della scrittura. Merito che va riconosciuto al lavoro di Colin Teevan, che ha aumentato e di molto il coefficiente di tensione, destinata a implodere in un 5° episodio (dal titolo Guerra negli abissi) che rappresenta una vera e propria miccia nella polveriera. Da quel momento, Das Boat 2 raggiunge la temperatura di ebollizione, che il co-regista Ostermann mantiene costante sino a un epilogo che con due morti illustri tra i personaggi principali darà una scossa decisiva alla fruizione.
Das Boat – Stagione 2: un doppio binario narrativo che intreccia le battaglie che avvengono sotto il livello del mare e quelle sulla terraferma
Di fatto il suddetto episodio, con tanto di bombardamento massiccio, affondamenti e un incendio in sala motori, è per quanto ci riguarda la punta di diamante di una season che ha regalato un’avvincente successione di capovolgimenti di fronte, riusciti depistaggi, attimi crescenti di suspence e scene drammatiche al cospetto delle quali non è semplice restare indifferenti, capaci di risvegliare atroci rimembranze storiche: dall’esecuzione del capo della polizia francese Duval (Thierry Frémont) al suicidio del macchinista Pips Lüders (Pit Bukowski), passando per il carico dei prigionieri ebrei sul treno bestiame. Scene che fanno da punteggiatura sulle timeline e che risvegliamo orrori mai dimenticati. Il tutto mentre si assiste a un efficace palleggio su un doppio binario narrativo parlato in tre lingue tra le vicende dei membri di due equipaggi di sottomarini tedeschi e quelle della resistenza francese in quel de La Rochelle. Piani che si intrecciano sullo sfondo delle tragedie della Seconda Guerra Mondiale, con una la battaglia che avviene sia fuori che dentro le imbarcazioni, sotto il livello del mare e sulla terraferma, laddove lo spionaggio ad altissimi livelli genera dinamiche di potere che decideranno il destino di milioni di persone.
Il fuoco amico è la minaccia più grande da affrontare nella seconda stagione di Das Boat
Tempestato di inquadrature sghembe per dare il senso del movimento dei mezzi, Das Boat 2 è pensato per farsi forza degli spazi stretti e per restituire sullo schermo il fattore moderno dell’azione, quello che nella matrice originale di Wolfgang Petersen era passato in secondo piano. Qui lo show dinamitardo è decisamente più presente e la componente claustrofobica provoca ancora più tensione a bordo, mettendo uno contro l’altro camerati che dovrebbero combattere dalla stessa parte. Qui invece è il fuoco amico la minaccia più grande da affrontare. Forse per questo che la mente di chi guarda vede materializzarsi analogie tanto con K-19 quanto con Wolf Call, con la vita dei personaggi chiamati in causa che assomigliano sempre di più a quelle di topi in gabbia negli spazi angusti di un sottomarino, mentre sulla terraferma si alternano soprusi, inganni, persecuzioni, amori e atti di ribellione.