Deep State – stagione 1: recensione del pilot della serie tv Fox
In Deep State – Vecchi fantasmi si scatena un gioco di potere, soldi e terrore e, come negli scacchi, vince solo chi adotta la strategia migliore.
In un clima politico attuale molto controverso si sviluppa la nuova serie tv thriller di spionaggio internazionale del network Fox, Deep State; ideata da Simon Maxwell e Matthew Parkhill, la serie si compone di otto episodi di cui quattro diretti dallo stesso Parkhill.
La nuova serie nasce con l’intento di mettere in campo criticità presenti molto forti, che vedono coinvolte Europa e Medio Oriente in un conflitto che sembra non aver tregua.
In questo scenario collettivo, si sviluppa la vicenda di un ex agente dell’MI6, dai tratti duri e imperscrutabili, che si trova costretto a tornare sul campo; Max Easton è Mark Strong, che con il personaggio ha già una particolare familiarità, considerato il ruolo ricoperto nei due capitoli della serie cinematografica Kingsman.
Tutto ha inizio in un giorno come un altro, Max si risveglia accanto alla moglie come ormai fa abitualmente, si inebria dell’aria fresca del mattino mentre il sole che sorge inonda di una luce calda le colline francesi, per poi occuparsi delle due bambine.
Parallelamente si interseca una nuova linea narrativa che inizialmente intuiamo avere ambientazione in un paese di lingua araba; anche qui vediamo un padre di famiglia accingersi ad uscire per andare a lavoro.
Deep State: Mark Strong è Max Easton, duro e imperscrutabile ex agente dell’MI6
Fin dalle battute iniziali, si percepiscono dei toni cromatici di contrasto tra i due ambienti presentati; mentre lo spazio occupato da Max e dalla sua famiglia ci mostra un ambiente dalle tinte calde, dalle varie sfumature di rosso e marrone. Al contrario, nel secondo luogo la luce che si diffonde è fredda, così come la scelta cromatica dell’arredamento, come le gradazioni di blu degli arredi o dei vivaci motivi delle piastrelle che sopraffanno lo spazio domestico. Questo può essere un primo fattore per segnalare i salti nello spazio, fondamentali per la comprensione di questi primi minuti dell’episodio dove la loro alternanza assume un ritmo sempre più incalzante nell’avvicendarsi degli avvenimenti. In seguito, poi, questo susseguirsi di spostamenti sono integrati grazie al supporto testuale, con l’aggiunta della specifica temporale, in modo da non creare un eccessivo disorientamento da parte dello spettatore.
È proprio a partire da questa introduzione che si inizia a percepire una forte tensione intrinseca, grazie anche alla scelta di uno stile di ripresa a tratti instabile, incalzato da un montaggio sempre più dinamico e con sequenze sempre più pressanti dati dai movimenti delle auto e delle moto.
È doveroso soffermarsi almeno per un istante sulla sigla di Deep State perché rappresenta qualcosa di veramente trascendentale; completamente in bianco e nero si presenta in un evanescente divenire di immagini che si susseguono creando un découpage visivo ipnotico. Emerge da un fumo denso e apparentemente insalubre la bandiera degli Stati Uniti, dei pedoni degli scacchi e con qualche interferenza affiorano dalla nebbia alcuni luoghi simbolo di governi internazionali: la Casa Bianca, il parlamento di Londra.
Un soldato si scaglia verso un luogo astratto, come una marionetta guidato da una mano che rende schiavi uomini e donne che vivono in una società minacciata dal terrorismo e perennemente osservata.
È in questo scenario generale che appare Max Easton, che attraverso un gioco di specchi e riflessi, di profili e primi piani si trascende la sua natura inconcreta, fatta d’identità celate e segreti taciuti.
La sigla di Deep State è una criptica premessa allo sviluppo narrativo dell’intera serie; il pilot, Vecchi fantasmi, introduce il personaggio principale, l’indiscusso ex agente Max, che sotto minaccia, è richiamato in servizio dall’agenzia di spionaggio britannica. La quale rivelerà un tragico fatto che lo costringerà a tornare sul campo, per un proprio tornaconto personale.
In tutto ciò, la moglie Anna inizia a sviluppare alcuni sospetti nei confronti dell’uomo, intraprendendo una personale ricerca che porterà alla luce verità sconcertanti su Max e sul suo passato.
Deep State, come gli scacchi, è un gioco di poteri
La guerra è protagonista in Deep State, un gioco di potere, soldi e terrore, che come negli scacchi vince solo chi adotta la strategia migliore; uno svago troppo pericoloso per i cittadini ignari dei retroscena governativi.
Da questo incipit, Deep State risulta interessante e coinvolgente e per rassicurare i possibili spettatori, il 6 aprile scorso è stato annunciato il rinnovo per una seconda serialità; perciò non temete di arrivare all’ultimo episodio con l’incertezza, perché non si fermeranno qui le battaglie di Max Easton.
La famiglia è importante Max. La famiglia è tutto!