Dig Deeper: la scomparsa di Birgit Meier ‒ recensione della docuserie su Netflix
L’appassionante mini serie documentata Dig Deeper: la scomparsa di Birgit Meier getta una luce sulla scomparsa di una donna nella Germania di fine anni ottanta, facendo emergere le negligenze (imperdonabili) della polizia nel risalire, trent’anni dopo, all’identikit del responsabile.
Per scavare a fondo nella verità sulla scomparsa di Birgit Meier ci sono voluti oltre trent’anni. Un caso di cronaca nera seppellito dalle negligenze e dai passi falsi delle unità competenti a tre mesi dalla caduta del Muro di Berlino, tutt’oggi incapace di risalire ad un’unica verità perché emblema di un’investigazione fallace, densa di errori e contrattempi. La docuserie in tre episodi Dig Deeper: la scomparsa di Birgit Meier, disponibile su Netflix a partire dal 26 novembre, ricostruisce invece, con perizia e acuta precisione, il lento processo che ha portato Wolfgang Sielaff, a risalire alle parziali modalità dei fatti e all’identikit del responsabile della scomparsa della sorella, coadiuvato dal gruppo di avvocati, psicologi, antropologi e investigatori, i quali hanno autonomamente riaperto il dossier lasciato nelle polveri dell’archivio per un tempo inspiegabile.
Dig Deeper: la scomparsa di Birgit Meier è la serie Netflix tratta da una storia vera
Attraverso una cronologia dei fatti limpida nella sua esposizione, e una narrazione altrettanto chiara nell’ alternare materiale originale, interviste singole e spezzoni chiave ricostruite tramite finzione, la serie torna indietro con le lancette dell’orologio alla sera di lunedì 14 agosto 1989, quando Birgit Meier, bionda luneborghese in procinto di divorzio, fa sparire le sue tracce dal mattino seguente, lasciando la figlia Yasmine, il fratello Wolfgang e l’anziana madre in un incubo che era solo all’inizio.
Pochi giorni dopo la sua misteriosa scomparsa, vengono rinvenuti i corpi di due donne e due uomini nei pressi della foresta di Göhrde, un’ampia zona della Bassa Sassonia adiacente la cittadina di Lüneburg. Percosse e torturate sino alla morte, entrambe le coppie di mezza età a quanto pare, secondo la polizia, non hanno nulla a che vedere con Birgit, sequestrata, forse suicida, o più probabilmente ‘fatta fuori’ dal marito Harald per bieche questioni di denaro. Questa prima e unica ipotesi, tuttavia, non fa altro che ostacolare e rifiutare senza alcun sostentamento pratico, quella che si scoprirà essere la pista più fedele: la sera della scomparsa, Birgit aveva conosciuto durante una festa organizzata dalla vicina il quarantenne Kurt-Werner Wichmann, giardiniere del cimitero, felicemente sposato e con una fedina penale piuttosto sporca.
La riapertura del caso grazie al fratello e l’amara scoperta del corpo
Finalmente, nel 1993, la polizia ottiene il mandato per perquisire l’enorme casolare di Wichmann, il quale, nel frattempo, si da ad una lunga funga in auto conclusasi con l’arresto e la carcerazione per detenzione d’armi da fuoco. In quella casa, il procuratore, viene a conoscenza della Stanza dei Segreti, una camera al piano superiore il cui accesso era consentito esclusivamente a Kurt-Werner: al suo interno vengono trovate manette, cartine stradali, videocassette porno, filmati d’epoca nazisti, sedativi e alcune registrazioni di un programma tv crime incentrato proprio sulla sparizione di Birgit.
Interrogato l’uomo si dichiara estraneo ai fatti, sostiene l’alibi asserendo più volte di aver passato l’intero giorno con la moglie, e di conoscere la donna solo nell’arco limitato di quella festa. Ma il vero colpo di scena arriva proprio dalla cella nella quale è rinchiuso il sospettato: Kurt-Werner Wichmann si suicida impiccandosi e lasciando ai familiari una lettera in cui esprime la volontà di non vendere a nessuno la propria casa. Per la legge è vietato processare i defunti, e il caso di Birgit viene archiviato.
Tredici anni dopo, nel 2003, il fratello della donna continua a non darsi pace, e appena raggiunta la pensione, sfrutta la sua professione trentennale di capo dell’unità investigativa di Amburgo, e grazie al suo neonato gruppo di lavoro, formato da professionisti nell’ambito dei cold case, riesce a riaprire il caso. I resti della povera Birgit vengono riesumate in quella che sin dall’inizio era il luogo più ambiguo ma, fatalmente, quello scandagliato con più superficialità da inizio indagine.
Birgit Meier e Kurt-Werner Wichmann: psicologie opposte al centro di Dig Deeper
Una vicenda sconvolgente, colma di maldestre lacune, sviste imperdonabili, fuorvianti convinzioni: Dig Deeper sviscera ‒ come la polizia preposta al caso trent’anni fa si era mostrata inadatta a trascinare ‒ un caso di cronaca nera, un giallo e un (doppio), appassionane, ritratto psicologico disegnato sulla sua protagonista, madre dal “passo leggero e scivolato”, estremamente curata e dignitosa nel mostrare il proprio benessere economico; e da un uomo la cui doppia natura di innocuo lavoratore e appassionato di bondage e annunci sessuali alla ricerca di sconosciuti nella segretezza della sua stanza, ad un tratto, è risultata talmente insostenibile da fargli scegliere la morte. Birgit era una donna accogliente, benvoluta, vulnerabile; Wichmann invece era stato un bambino solitario, abbandonato dagli amici perché torturatore di quegli animali nel bosco che poi era solito seppellire. È quest’inconciliabile opposizione fra le due figure al centro del racconto infatti, a rendere Dig Deeper una serie true crime di elevata fascinazione.
Un caso emblematico dell’investigazione tedesca: Dig Deeper compone con rigore una serie appassionante che prosegue l’attenzione sul true crime del catalogo Netflix
La qualità del documentario, conscio della delicatezza richiesta per acquisire il tono misurato perché a parlare sono i parenti strettamente coinvolti, deve alla regia di Nicolas Steiner una confezione tradizionale nell’impalcatura e posata nell’ elencare i tasselli da comporre per la sua risoluzione. Senza dissipare l’attenzione dello spettatore e sfruttando a suo favore la gran mole di materiale audiovisivo originale prestato dalla famiglia Meier, Dig Deeper mostra al mondo un caso emblema della giurisdizione tedesca, ancora oggi esempio di quanto il sistema investigativo sia essenziale già dalle primissime mosse, e di rimando, quanto la caparbietà di un fratello sia stata l’unica in grado di rimettere in discussione un intero iter, chiuso nel 2017 con la sepoltura cerimoniale di una donna abbandonata da chi aveva il compiuto di ritrovarla.