Dinner Club: recensione della docu-serie Amazon Prime con Carlo Cracco
Dal Delta del Po alla Sicilia, in houseboat o su un’auto d’epoca, lo chef Carlo Cracco e sei protagonisti noti percorrono il Bel paese alla scoperta di antiche tradizioni e prodotti enogastronomici. Dinner Club è il nuovo imperdibile format che riscopre il viaggio legato alla cucina. Su Amazon Prime dal 24 settembre.
Con il moltiplicarsi dei discorsi sul cibo, ‒ fenomeno esploso sul finire degli anni novanta con i primi programmi televisivi, dal puro cooking show al talent; dal tutorial casalingo al makeover dei ristoranti, ‒ cucinare (o imparare a farlo) è una mansione che nonostante l’ordinarietà conserva ancora la capacità di catturare l’interesse del pubblico, sperimentando con fortuna o meno, forme e variazioni sul tema da affidare sia alla tv generalista che ai linguaggi moderni delle piattaforme digitali. L’Italia, patria della dieta mediterranea e del buon mangiare, dopo una lunga parentesi destinata (forse) ad eclissarsi costruita sulla competitività e sull’affidamento esaltato degli chef esperti, con la nuova docu-serie Dinner Club sembra invece aver (ri)trovato il gusto per un sano convivio, lontano dai ritmi trepidanti dei fornelli visti in Cucine da Incubo, o ai codici narrativi fondati sull’antagonismo e l’emulazione tipici di MasterChef.
Dinner Club: il cooking show incontra il travel blog
Disponibile in esclusiva su Prime Video a partire dal prossimo 24 settembre, il cooking travelogue con Carlo Cracco destruttura con riscoperto gradimento l’impalcatura intransigente dell’internazionalità finora assunta dallo chef vicentino, mostrandone invece il lato più informale e umanamente incline al diletto godereccio. Nonostante la premessa iniziale che lo vede elencare con la solita scrupolosità le quattro regole da rispettare per far parte della confraternita del game creandone la giusta suspense, il Cracco che andrà a rivelarsi è tutt’altro che respingente: un padrone di casa gioviale all’interno della location nella quale si intrattengono le sei cene, e un avventuroso compagno di viaggio negli altrettanti sei itinerari scelti nel Belpaese condivisi con i protagonisti.
Sei volti noti del grande e del piccolo schermo attraversano l’Italia alla scoperta di prodotti e preparazioni da proporre in una cena non competitiva
Accompagnato da Fabio De Luigi, Luciana Littizzetto, Diego Abatantuono, Valerio Mastandrea, Sabrina Ferilli e Pierfrancesco Favino, nella serie Amazon Carlo Cracco è invitato a viaggiare con diversi mezzi di trasporto nell’Italia dei borghi e delle tradizioni contadine, dell’entroterra e delle città di mare; alla scoperta di alcune delle meraviglie culinarie da rivalorizzare e luoghi dello stivale fuori dalla riconoscibilità delle zone vacanziere. Sei tappe (Delta del Po, Puglia e Basilicata, Sardegna, Cilento, Maremma e Sicilia) percorse in camper o in macchina d’epoca, in bici o in houseboat, per disegnare un esagono di valorizzazione delle tradizioni e di scambi umani-culturali, alla ricerca di ingredienti, metodi di cottura e tecniche scoperti nel territorio da riproporre poi nelle cene di fine viaggio, ideate e preparate direttamente dallo chef e dal suo viaggiatore.
Format(o) vincente e godibilità: Dinner Club è un progetto nuovo ma legato alle tradizioni
Alternando il formato del travel blog con quello del cooking-show, ‒ seppur privo della maniacale spettacolarità estetica del momento delle preparazioni ‒ infatti, la docu-serie curata da Banijay Italia e diretta da Riccardo Struchil, restituisce allo spettatore l’avventura del viaggio e della spontaneità leggera di una cena trascorsa fra amici a base di buon cibo e tante risate, non limitando così l’operazione alla mera esperienza enogastronomica ma allargandola al ritrovato valore di condivisione attributo da sempre al cibo proprio perché priva di qualsiasi agonismo.
È allora la generosità dei protagonisti e le situazioni comiche generate dal loro personale rapporto con Cracco, a donare al progetto una piacevolezza divertita e divertente, consegnando attraverso i suoi episodi da quaranta minuti ciascuno la godibilità intrisa nella semplicità del format e suggestionando le papille gustative alla curiosità d’assaggio dei piatti e dei prodotti proposti. Forse, la maggior vittoria davvero non scontata dell’intera operazione.