Dubai Bling – La città dei milionari: recensione del reality show Netflix
La vita quotidiana di un gruppo di milionari di Dubai è l'oggetto della nuova serie firmata Netflix in streaming dal 27 ottobre 2022.
Immaginate di svegliarvi una mattina e di avere un patrimonio con milioni e milioni di dollari, come cambierebbe la vostra vita? Che cosa fareste con un portafoglio così pieno e un conto in banca tanto ricco? Ce lo raccontano i protagonisti di Dubai Bling, il reality show disponibile su Netflix dal 27 ottobre 2022. La serie ideata da Mazen Laham e Marcel Dufour è composta da 8 episodi di circa 45-48 minuti ciascuno, da poter guardare in lingua originale con sottotitoli in italiano poiché non dispone del doppiaggio italiano.
Miei cari amici, benvenuti a Dubai!
Il titolo del nuovo reality show firmato Netflix calza a pennello con i suoi temi. Da un lato, fa riferimento a Dubai come capitale degli Emirati Arabi che negli ultimi 50 anni è diventata la città dei diamanti, luogo di ricchezza e opportunità. Dall’altro, il termine bling indica i gioielli pesanti e appariscenti indossati da coloro che godono di uno questo stile di vita. Nello specifico, Dubai Bling mostra la vita quotidiana e le relazioni di 10 milionari, cioè personaggi dai volti più o meno noti al pubblico. Danya Mohammed è imprenditrice e moglie del popolare DJ Bliss Dubai. Ebraheem Al Samadi si fa chiamare anche “The Blooming Man” ed è il proprietario del Forever Rose Cafe, un bar dall’arredamento in 2D. Farhana Bodi è una star dei social media, mentre Lojain Omran è una conduttrice televisiva. La giovane vedova Loujain Adada era sposata con Walid Juffali, uomo d’affari e presidente della EA Juffali and Brothers. Safa Siddiqui è un’influencer di origini iracheno-britanniche. Kris Fade è il presentatore radiofonico di Virgin Radio Dubai 104.4FM e insieme a lui c’è la moglie Brianna Fade. Infine, protagonista per eccellenza è Zeina Khoury, famosa a tutti per essere “La queen di Versace”, nonché CEO e Chief Executive Officer dell’High Mark Real Estate Brokers. Nella vita quotidiana di questi personaggi glamour si alternano feste opulenti e impegni mondani sullo sfondo di grattacieli infiniti e paesaggi esotici da mozzafiato, dove auto sportive e abiti all’ultimo grido sono la norma. I 10 protagonisti si amano e si odiano, si abbracciano e sono aperti l’uno con l’altro, ma al tempo stesso sparlano e discutono animatamente tra accuse di falsità e attacchi di gelosia.
Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli
L’occhio accademico spingerebbe a criticare fortemente questo tipo di format. Certo, la settima arte è tutt’altra cosa. Eppure, nonostante Dubai Bling possa essere definita come televisione da spazzatura, questa nuova serie Netflix si aggiunge alla fila di programmi come Jersey Shore, Il mio grosso grasso matrimonio Gipsy USA, Grande Fratello Vip, Al passo con i Kardashian (senza contare l’omonima versione Bling Empire uscita per la prima volta nel 2021 e giunta già alla terza stagione) che, con il loro essere tanto cringe quanto trash, intrattengono e vendono. Se queste serie continuano a essere prodotte, significa che nascondono un segreto che funziona e che qualcuno li guarda e si appassiona. Netflix non ha esaurito le idee, ma risponde ai numeri delle visualizzazioni e dell’audience. È colpa dell’offerta o della domanda? Senza considerare la sfilza di persone che li segue per poi commentare lamentandosene, senza rendersi conto di entrare nel vortice che genera nuove visualizzazioni e di contribuire al successo del reality. Questo tipo di programmi stimola la conversazione e spinge all’interazione, che sia in positivo o in negativo. Della serie: non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli! Il trash è snobbato, eppure piace e attrae.
Se Dubai Bling è una serie da consigliare agli amici? Forse sì.
Piuttosto, da vedere mentre si sta facendo altro e si vuole seguire qualcosa senza impegno. L’importante è farlo con consapevolezza e ironia, senza prendersi troppo sul serio. Contrariamente all’etichetta di reality show che presuppone il contatto diretto con la realtà, si deve ricordare che quella mostrata non è che un’illusione e che la vita vera ha inizio solo quando la macchina da presa si spegne. Non bisogna considerare questo mondo come lo specchio della società reale. In questo caso, la metafora della medaglia a doppia faccia calza a pennello. Da una parte vi è il potere del dio denaro – e per essere onesti, è vero che i soldi non fanno la felicità, ma contribuiscono sicuramente a realizzare i desideri e soddisfare i propri vizi e capricci – e dall’altra, vi è l’ombra della povertà con le guerre per la fame e per l’acqua, lo sfruttamento dei lavoratori e la lotta per l’indipendenza delle donne. Non è che una serie da prendere con leggerezza, tenendo momentaneamente lontani i moralismi sul perché Netflix non abbia (ancora) prodotto un reality show incentrato sulle difficoltà più comuni. Dubai Bling ha lo scopo di intrattenere, non di educare o enunciare riflessioni accademiche, è puro intrattenimento anche quando dall’essere simpatici si finisce per diventare cringe e ridicoli.
La regia e la sceneggiatura sono piuttosto mediocri, se non quasi inesistenti. Pare che la produzione si sia limitata a seguire lo scorrere degli eventi e selezionare i momenti più salienti in post-produzione. La fotografia di Samir Mezher è semplice e carina con una buona qualità grafica. Si alternano panoramiche, riprese di droni, time-lapse, scene con inquadrature da più angolazioni e riprese effettuate con la telecamera a mano, accelerati o rallentati a seconda del ritmo della musica. In particolare, il sonoro non prevede musiche originali, ma commerciali e di accompagnamento. Infine, considerando la capacità di emozionare, essa è inversamente proporzionale alle reazioni eccessive dei suoi protagonisti.