Due estati: recensione della serie belga Netflix
Segreti e bugie nella serie belga in salsa mistery creata da Paul Beaten Gronda e Tom Lenaerts. Su Netflix dal 3 giugno 2022.
Dopo il suo 1,3 milioni di spettatori di media registrato sin dalla prima puntata andata in onda nel febbraio scorso sul network One, per Due estati è venuto il momento di oltrepassare i confini nazionali per confrontarsi con una platea internazionale, per la precisione quella formata dagli abbonati di Netflix. La serie belga creata da Paul Beaten Gronda e Tom Lenaerts, diretta da quest’ultimo in collaborazione con Brecht Van Hoenacker, ha quindi fatto la sua comparsa sulla piattaforma a stelle e strisce, che ha rilasciato tutti e sei gli episodi da 45 minuti cadauno che la vanno a comporre il 3 giugno 2022.
Due estati si regge su un ingranaggio thriller affidabile e ampiamente collaudato
La vicenda narrata in Due estati è ambientata in un’isola privata nel sud della Francia in cui otto amici di vecchia data si ritrovano per festeggiare il 50° compleanno di uno di loro. Ma le pareti della lussuosa villa in cui si svolgono i festeggiamenti celano un mistero risalente a trent’anni prima quando, durante l’estate del 1992, una ragazza del gruppo fu vittima di violenza sessuale mai denunciata. Un filmato amatoriale creduto distrutto testimonia lo stupro e getta nel panico i responsabili, che proveranno in tutti i modi a scoprire chi si cela dietro la macchinazione e il ricatto. Proprio il graduale svelamento della verità che viene a galla in maniera devastante, scoperchiando un vaso di Pandora traboccante bugie, segreti, verità taciute e non detti, rappresenta il cuore pulsante che vi è alla base del meccanismo mistery su e intorno al quale ruota il plot della serie. Un plot che prende il via da quel “so cosa hai fatto” sul quale molti sceneggiatori e showrunner alle varie latitudini hanno già innumerevoli volte fatto affidamento per dare forma e sostanza alla linea orizzontale del racconto. Trattasi di un ingranaggio thriller affidabile e ampiamente collaudato, motivo per cui viene spesso utilizzato in storie come quelle di Due estate, laddove un’atroce e dolorosa verità tenuta nascosta dai diretti interessati e seppellita sotto la polvere del tempo viene finalmente rivelata. Il tutto su un isola che si trasforma in un campo di battaglia dove si combatte una guerra sul filo dei nervi, tra sospetti e false piste.
Il tempo e il suo scorrere parallelo giocano un ruolo determinante nell’architettura narrativa della serie
Il tempo qui gioca un ruolo determinante e rappresenta la chiave dell’architettura narrativa della serie. Occorrono, infatti, la bellezza di trent’anni perché qualcuno decida di andare a togliere la povere da sotto il tappeto, sollevandolo quel tanto da scatenare una reazione a catena in grado di spezzare l’equilibrio e distruggere relazioni affettive ormai consolidate. Due estati scorre in montaggio parallelo su due piani temporali distinti attraverso un palleggio insistito tra il 2022 e il 1992, tra un passato e un presente che finiscono per intrecciarsi in maniera fatale nell’ultimo episodio con un epilogo che ha il gusto inconfondibile della resa dei conti. La prima detonazione drammaturgica però avviene nei minuti conclusivi del terzo episodio, con lo sgancio della prima bomba che sferra una scossa decisa alla timeline e allo spettatore. Quest’ultimo dunque non dovrà attendere la discesa del sipario, ma vedrà apparire davanti ai suoi occhi delle crepe prima del previsto. Ciò consente alla narrazione di rilanciare e tenere a sé per i restanti capitoli l’attenzione della platea, con un quarto episodio che con scene emotivamente forti mostrano la violenza e destabilizzano il fruitore.
Due estati è un dramma corale che non risparmierà niente e nessuno
Ciononostante Due estati non convince pienamente per via di un intreccio spesso forzato e dei personaggi che, seppur sufficientemente delineati, non stereotipati e ben interpretati (da segnalare la performance di Inge Paulussen nei panni della Sofie Geboers adulta), hanno nel rispettivo DNA un alto tasso di prevedibilità dovuto al ricorso al già citato meccanismo. L’originalità viene meno a favore di un thriller che più che spiazzare o prendere in contropiede il fruitore lo vuole coinvolgere nel consumarsi di un dramma corale che non risparmierà niente e nessuno.