Dynasty: recensione del pilot della serie tv Netflix
Distribuita da Netflix in contemporanea con gli USA, in Italia arriva Dynasty, reboot della soap opera anni '80, che strizza l'occhio ai fan di Gossip Girl.
Circa 35 anni fa faceva il suo debutto sugli schermi americani, lanciata dal network ABC come risposta agli ascolti record della CBS di Dallas, la ricca quanto complicata famiglia dei Carrington, figli privilegiati dell’aristocrazia americana e protagonisti di quel Dynasty che sarebbe diventata con il tempo una delle soap opera più seguite dell’America reaganiana.
Nove stagioni, dal 1981 al 1989, per un totale di 201 episodi, che vedono avvicendarsi pellicce, gioielli, party a dir poco eccessivi e, soprattutto, intrighi e giochi di potere tra bianchi americani: un mix troppo irresistibile per Josh Schwartz e Stephanie Savage che, dopo The OC e Gossip Girl, hanno impresso la propria firma anche su questo reboot prodotto dalla CW e distribuito in Italia da Netflix, dove è in uscita dal 12 ottobre, eccezionalmente in contemporanea con gli Stati Uniti.
Distribuito da Netflix in contemporanea con gli USA, Dynasty è la versione multiculturale della soap opera anni ’80, con un occhio puntato sulla comunità LGBT
Il nuovo Dynasty è una versione multiculturale e multietnica della vecchia soap opera anni ’80, che pur mantenendo gli stessi personaggi con gli stessi nomi, inevitabilmente attinge da tutt’altra epoca: tra jet privati, vasche idromassaggio e fiere della vanità, fra tradimenti e gelosie, la serie strizza con energia l’occhio al mondo LGBT ed esprime un certo disagio nei confronti di quella stessa ricchezza di cui pure si fa grandissimo sfoggio. I nuovi episodi seguono così le vicende dei Carrington e della “dinastia” rivale, i Colby, di origine afroamericana, il tutto filtrato dal punto di vista di due donne molto diverse.
Fallon Carrington, infatti (l’Elizabeth Gillies di Sex&Drugs&Rock&Roll), è l’ambiziosa figlia del capofamiglia Blake Carrington (Grant Show), ricco magnate americano che fatica a lasciare le redini del proprio impero ad una giovane donna, per quanto sangue del proprio sangue, nonostante il fratello di lei, Steven (James Mackay), che non fa mistero con il padre della propria omosessualità, trascuri gli affari per lanciarsi in missioni umanitarie ben poco remunerative. Nulla quindi sembrerebbe ostacolare Fallon nella sua ascesa, nulla eccetto la nuova, giovanissima fidanzata del padre: Cristal Flores (la Nathalie Kelley apparsa in The Vampire Diaries 8 e nella prima stagione di UnREAL), segretaria di origini latino americane. Qui comincia il “nuovo” Dynasty, con l’arrivo di una pecora nera in questa famiglia di bianchi e viziati americani.
Dynasty: un’operazione nostalgia che guarda a Gossip Girl
Bastano poco meno di cinque minuti per riconoscere il tocco dei due creatori della serie, Schwartz e Savage, che subito e senza troppe esitazioni, ci introducono in un mondo in cui le parole della protagonista hanno la stessa rilevanza delle Christian Louboutin che porta ai piedi. Non è sbagliato parlare, in questo caso, di operazione nostalgia, seppure svolta non, come verrebbe da pensare, nei confronti del vecchio Dynasty, quanto piuttosto verso un prodotto molto più recente come Gossip Girl: questo è evidentemente il target a cui la CW intende rivolgersi. Difficile però che questo remake riesca ad aggiungere qualcosa di veramente nuovo a quel microcosmo di privilegiati che è già stato sviscerato nel dettaglio dai due showrunner.
Dynasty è un prodotto godibile ma già visto, che risente di una trama debole e personaggi poco convincenti
Tra uno stereotipo e l’altro si sente inoltre la mancanza di personaggi veramente iconici e in grado di stordire e “scandalizzare” lo spettatore al punto da trascinarlo con sé fino all’ultimo degli otto episodi in programma. La sensazione per il momento è di un prodotto godibile ma già visto, che fa sfoggio di temi scomodi ma senza scandalizzare nessuno e in cui gli abiti ricercati non riescono a coprire veramente una certa insipidezza della trama, unita alla piattezza recitativa. Dopo una partenza poco convincente, che punta tutto sull’ostentazione eccessiva senza una solida base di scrittura, la prima puntata si gioca tutta nell’ultima mezz’ora. Qui si concentrano gli spunti più interessanti e divertenti, prima tra tutti la rivalità tra Fallon e Cristal, che lasciano almeno qualche speranza che la serie possa in futuro migliorare.