El Chapo: recensione della nuova serie TV Netflix
Dal 16 giugno sul catalogo online, El Chapo è la nuova serie prodotta da Netflix che si ripromette di narrare l'ascesa e la caduta del boss del narcotraffico Joaquín “El Chapo” Guzmán
Se il famoso ferro deve essere battuto finché è caldo, Netflix non perde tempo e sull’onda del successo di Narcos, serie uscita nel 2015 con una terza stagione prevista entro la fine dell’anno e una quarta in cantiere, ci presenta El Chapo, una serie in nove episodi che racconta l’ascesa e la caduta di Joaquín “El Chapo” Guzmán. Assai meno noto del narcotrafficante per eccellenza, Pablo Escobar, El Chapo è a capo del Cartello di Sinaloa, in Messico. Come in Italia si è deciso di monetizzare e spettacolizzare il mondo della malavita nostrana – si pensi al successo di serie come Romanzo criminale – così in Sudamerica si è provato a trasformare quella che da anni è una piaga sociale in materiale per l’intrattenimento. Tuttavia, il successo che certi prodotti riscontrano, fornisce un’ottima risposta a quello che poteva inizialmente sembrare un azzardo.
El Chapo è la nuova serie targata Netflix che indaga l’ascesa e la caduta del boss del narcotraffico messicano Joaquín “El Chapo” Guzmán, uno degli uomini più ricchi e influenti del mondo adesso al suo terzo arresto
Unendo documenti ufficiali come stralci di telegiornali che annunciano la cattura del narcotrafficante a fiction vera e propria, nei primi tre minuti El Chapo cerca di buttare le basi per quello che dovrebbe trasformarsi nel racconto dell’ascesa al potere di uno dei più grandi criminali del nostro secolo. Nonostante le buone intenzioni, siamo comunque di fronte a un incipit piuttosto tiepido che fallisce nel catturare fin dalle prime battute l’attenzione dello spettatore. Subito dopo la sigla e una brevissima scena di El Chapo (Marco de la O) che entra nel carcere di Altipiano, torniamo indietro al 1985 quando ancora il futuro boss era solo un membro come tanti del cartello di Guadalajara.
Fin dai primi momenti quello che ci troviamo di fronte è un personaggio di ben poco spessore, che colpisce più per caparbietà e desiderio di ribalta che non per spirito o presenza scenica. Ma il problema si estende a tutto il cast in quanto nessun personaggio emerge davvero e la maggior parte delle battute suonano a vuoto come qualcosa di già sentito. La narrazione, che già fa fatica a ingranare, è ulteriormente frenata dalla storia parallela che vede come protagonisti esponenti della scena politica messicana mentre i soliti giochi di potere e i tentativi di sabotaggio perdono di forza per colpa di una scrittura un po’ fumosa.
El Chapo è una serie che cerca di cavalcare l’onda del successo di prodotti come Narcos ma promettendo più di quanto riesca a mantenere non riesce a rimanere a galla con un personaggio principale privo di carisma e spirito
Se la partenza è, come detto, decisamente sottotono, il tentativo di recupero si fa evidente dopo quello che dovrebbe essere l’evento cardine del primo episodio e, probabilmente, dell’intera serie: l’incontro tra El Chapo e Pablo Escobar (Mauricio Mejia). Voglioso di scalare velocemente la vetta del narcotraffico e stanco di lavorare nell’ombra, El Chapo non nasconde la sua fame di potere e facendo parlare la presunzione promette a Escobar di riuscire a consegnargli un carico di droga in solo 48 ore sfruttando il tunnel che ha fatto costruire sotto il confine tra America e Messico. Prendendo a pretesto il conto alla rovescia che pesa adesso sulla testa di El Chapo, l’episodio cerca disperatamente di trovare un suo ritmo ma resta comunque incagliato su una storia che presenta ben poche attrattive.
Facendo leva sul morboso interesse verso figure di spicco della malavita, El Chapo fallisce nel presentare un personaggio carismatico dal quale rimanere quantomeno affascinati e fatica quindi a trovare quella cifra stilistica che potrebbe risultare vincente. Caratterizzato da una regia con ben pochi colpi d’ala, El Chapo finisce per essere un prodotto piuttosto piatto che difficilmente può trovare il suo posto all’interno di un genere che vede già all’attivo dei prodotti ben più riusciti.