Entrevías: recensione della serie TV spagnola Netflix

La recensione della prima stagione della serie spagnola creata da Aitor Gabilondo e David Bermejo, che portano sugli schermi di Netflix dal 20 maggio 2022 le disavventure del burbero veterano di guerra Tirso Abantos, interpretato da José Coronado.

Dopo avere terminato da poco la sua messa in onda su Telecinco, la prima stagione della serie spagnola Entrevías ha intrapreso da subito un cammino internazionale che l’ha vista approdare nel catalogo di Netflix a partire dal 20 maggio 2022. Gli otto episodi che la compongono della durata variabile che oscilla tra gli 80 e i 70 minuti, scritti da Aitor Gabilondo e David Bermejo con la regia di Iñaki Mercero, Oriol Ferrer e Luis Oliveros, prendono il titolo dalla cornice che ospita la storia e i personaggi che la animano. Si tratta del quartiere malfamato di Entrevías, il più povero della periferia sud di Madrid appartenente al distretto di Puente de Vallecas. Qui vive e lavora da anni Tirso Abantos, un ex militare che gestisce un negozio di ferramenta, la cui monotona routine quotidiana viene scossa dall’irruzione nella sua vita della ribelle nipote diciassettenne di origine vietnamita Irene. Una sera la ragazza e il suo fidanzato Nelson cadono vittime degli spacciatori di droga locali, per salvare sua nipote l’uomo si allea con l’agente di polizia corrotto Ezequiel per affrontare questa pericolosa gang.

La serie spagnola creata da Aitor Gabilondo e David Bermejo prende il nome dal quartiere omonimo della periferia a sud di Madrid

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Il nome del quartiere si deve al fatto che questo è circondato in ogni senso dai binari del treno, ma ai fini narrativi e drammaturgici la suddetta ambientazione non rappresenta una caratterizzazione per quanto concerne il plot, con quest’ultimo che per natura avrebbe potuto trovare una geolocalizzazione in una qualsiasi periferia di una grande città. E, infatti, la mente torna per analogie a serie come Zero o Blocco 181, oppure con le dedite distanze del caso a Gran Torino. È con il film del 2008, diretto e interpretato da Clint Eastwood, che si può rintracciare più di un’analogia, a cominciare dal  protagonista e dal contesto nel quale porta avanti gli ultimi anni della sua esistenza. Come l’Abantos di Entrevías anche il polaccoamericano Walt Kowalski è un reduce di guerra, nello specifico di quella coreana, dove ha prestato servizio nella 1ª Divisione di cavalleria. Vive nel quartiere popolare di Highland Park, nella periferia di Detroit, dove si concentra  una grande comunità latinoamericana. La medesima concentrazione che popola il contesto e la topografia dove prendendo forma e sostanza le disavventure del personaggio principale della serie spagnola.

L’interpretazione di José Coronado è il cuore pulsante e il valore aggiunto di Entrevías

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Il cuore pulsante e il valore aggiunto dello show sta nella figura su e intorno alla quale ruota l’intera vicenda. José Coronado veste i panno del cinico, burbero, anaffettivo, razzista e sboccato Tirso Abantos, che si trasforma in una sorta di giustiziere della notte fai da te per pulire le strade dalla feccia e salvare la nipote dalle grinfie della malavita locale. Al percorso di vendetta scorre parallelamente quello della sua (ri)apertura alla vita e agli affetti, compresi quelli biologici e sentimentali dai quali la solitudine e le rigide convenzioni lo avevano fatto allontanare. Nulla di nuovo da questo punto di vista nel disegno di un personaggio che ha milioni di cloni audiovisivi alle varie latitudini, ma è il modo in cui l’attore madrileno, volto noto del piccolo e grande schermo iberici, gli ha dato corpo e voce con una performance all’insegna del politicamente scorretto a renderlo speciale. La scrittura cupa e sarcastica dei creatori della serie, nella quale umorismo nero e dramma si mescolano, agevola il disegno del personaggio in questione e con esso il suo lento cambiamento.

Nonostante la mancanza di originalità, Entrevías trova con un buon ritmo e il mix di dramma e commedia il modo di intrattenere il pubblico dall’inizio alla fine

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Entrevías trova nel contributo davanti la macchina da presa di un attore di peso come Coronado la spalla ideale per conquistare il pubblico, che non potrà esimersi dal fare il tifo per lui, per la sua genuinità e per la sua capacità di togliere sempre le castagne dal fuoco anche quando la puzza di bruciato diventa più forte. Attraverso di lui, lo spettatore può addentrarsi nei meandri di una vicenda che alterna dramma e commedia, offrendo al fruitore momenti di divertimento puro e altrettanti di commozione e durezza. Al netto di alcuni snodi narrativi che fanno un po’ di fatica e di un’originalità che viene meno a causa di una storia che come abbiamo visto presenta dinamiche e intrecci già incontrati in più di un’occasione, il risultato riesce comunque a intrattenere il pubblico con ritmo e qualche capovolgimento di fronte ben piazzato nella timeline. Staremo a vedere se la seconda stagione saprà preservare quello che di buono abbiamo assaporato nella prima, migliorando  quelle che invece ne hanno frenato il cammino.   

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3

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