Euphoria: recensione del secondo episodio speciale dedicato a Jules
Lo speciale di Euphoria dedicato a Jules conferma l'egregio lavoro di Sam Levinson sui suoi personaggi. Come per Rue, anche lei è alle prese con se stessa.
Dovevano essere dei palliativi: due special per coprire l’assenza della nuova stagione. Eppure, gli episodi tematici di Euphoria si sono rivelati un secondo inizio. Per chi li ha visti, la serie di Sam Levinson ha già un nuovo volto. E ora, con Jules al centro, anche dei nuovi occhi. Potremmo prendere due schermi e far scorrere le lunghe riflessioni di Rue e Jules in contemporanea, cercarne i contatti, i raccordi involontari, le contraddizioni e le risposte che una fornisce all’altra, senza però che possano mai sentirsi. Non mancherebbero di certo le sorprese in cui crogiolarsi. Disponibile su Now tv dal 22 gennaio e trasmesso su Sky Atlantic nella notte tra il 24 e il 25 gennaio, il secondo frammento scritto da Sam Levinson mette da parte la Rue di Zendaya per osservare la controparte interpretata da Hunter Schafer, Jules. L’episodio, in apparenza, riprende la struttura dello special natalizio andato in onda con il titolo di Trouble Don’t Last Always. Jules, sola, parla a qualcuno. Nel dialogo la storia. Per Rue l’interlocutore era il feticcio paterno di Ali. Un vero alterego con cui la giovane doveva scontrarsi per confermare o smentire molte visioni di sé e del mondo. Con Jules, invece, è una psicologa alla prima seduta. Le somiglianze, che come per il primo episodio sembrano suggerite anche dalle norme anti-covid (pochi attori, poco movimento), sfociano però in un episodio pressoché opposto, o meglio: complementare. Due possibili risposte a una stessa domanda.
Euphoria: Fuck Anyone Who’s Not a Sea Blob, l’estetica di Jules
Sam Levinson conferma di amare davvero i propri personaggi, e per essi formula contenitori narrativi adeguati. Rue aveva bisogno di una controparte, un rivale le cui mosse la portassero a capire. Qualcuno come lei. L’episodio a lei dedicato aveva portato a scoprire anche Colman Domingo, che nel ruolo di Ali vestiva i panni dell’uomo di mondo. Jules è diversa. Più autonoma di Rue, trova nella psicologa un contrappunto a un monologo pressoché inarrestabile. Nelle parole poi un’altra differenza: Rue produce discorsi, Jules immagini. Così Sam Levinson dirige un episodio sostanzialmente opposto al primo, dove lo spazio ripetuto in camera fissa sospendeva il tempo come in un dipinto di Hopper. Con Jules si viaggia. Una mente creativa al servizio dell’immagine, che si bagna dell’oceano, poi del tramonto, in una grana fine che, sempre in quella ricercatezza estetica che Euphoria enfatizza appropriandosi di una cultura generazionale, suggerisce atmosfere sospese.
Un nuovo punto di vista nella serie TV in onda in Italia su Sky Atlantic
Fuck Anyone Who’s Not a Sea Blob è l’ultimo special prima della nuova stagione, le cui riprese dovrebbero iniziare a breve. A lui dunque il difficile ruolo di raccordo e sommario. Spesso sono flashback a ricordare quanto accaduto, obbligando però a prendere in considerazione il peso del nuovo punto di vista in cui siamo immersi. Per la prima volta infatti la prospettiva non coincide con Rue. Ora è Jules la fonte, e Sam Levinson gioca sul passaggio con un bellissimo dettaglio sulle pupille della ragazza. Qui, scorrono eventi passati, sogni, disincanti. Facendo coincidere la chiusura delle palpebre con delle dissolvenze al nero e con il salto da un ricordo all’altro, Sam Levinson trova la forma perfetta per mostrare in maniera netta il peso degli eventi. Ora, siamo con Jules, e le regole cambiano.
In questo nuovo mondo siamo inondati di immagini, di suggestioni teatrali che ricordano la mente di Rue sotto effetto. Differenziare realtà e immaginazione diventa la prima sfida, intermezzata però dall’ancora più difficile stadio della virtualità. L’intermezzo, dove ad esempio si può preferire un rapporto sessuale consumato per messaggio a un incontro, o un amore pensato a uno vissuto, racconta anche lo stato di transizione in cui si trova Jules. La volontà di interrompere le cure ormonali cuciono i discorsi della ragazza, la quale descrive il suo essere trans in una rilettura spirituale (ma non religiosa!). Un ascetismo intimista che acquista a sua volta uno spazio di limite, una virtualità che è vera protagonista dei suoi discorsi.
Quando le parole entrano in questa zona Sam Levinson chiede aiuto alla profondità di campo, sfocando la realtà attorno a Jules prima che un ricordo-fantasia prenda il sopravvento sullo schermo. Oltre ad anticipare un passaggio, la tecnica di Levinson descrive gli “strati” che circondano Jules. Siamo le parole, i pensieri, le cattiverie, che ci attorniano, racconta. Centinaia di sovrimpressioni si aggrappano a chi siamo. L’inferno sono gli altri, le direbbe Sartre. Ma l’inferno siamo noi, avrebbe da ridire Rue. E di certo Rue avrà di che ridire. Ma per sapere cosa non ci resta che attendere la seconda stagione, sapendo che ora, forti di uno sguardo in più, Euphoria non sarà più la stessa.
Euphoria – Fuck Anyone Who’s Not a Sea Blob è disponibile su NOW TV e Sky Atlantic.