Everybody Loves Diamonds: recensione della serie TV Prime Video
Chi ha detto che il colpo perfetto non esiste? Everybody Loves Diamonds, con Kim Rossi Stuart, Anna Foglietta e Gian Marco Tognazzi, è qui per smentire i luoghi comuni. Dal 13 ottobre 2023 su Prime Video.
Il colpo perfetto? Certo, ma all’italiana. Everybody Loves Diamonds, in esclusiva su Prime Video dal 13 ottobre 2023, visibile in 240 paesi circa, è quintessenza dello storytelling italiano. A partire dal mix di generi – commedia, azione, suspense e pulsazioni thriller – per proseguire con la celebrazione di personalità fragili, goffe, insicure e molto empatiche, con sulle spalle un peso troppo grande ma anche un sincero desiderio di rivalsa; impossibile non identificarsi. Era l’abc di un certo modo di pensare e intendere la commedia all’italiana, tra l’altro. La serie, un totale di otto episodi, è diretta da Gianluca Maria Tavarelli, head writer Michele Astori che scrive insieme a Stefano Bises, Giulio Carrieri e Bernardo Pellegrini. Protagonista incontrastato, mattatore in vesti umoristiche, davvero inedite per la sua carriera e la percezione del pubblico, Kim Rossi Stuart. Lo accompagnano Gian Marco Tognazzi, Anna Foglietta, Carlotta Antonelli e Leonardo Lidi, con la partecipazione di Rupert Everett e Malcolm McDowell. Tecnicamente, è tutto ispirato a una storia vera. Bisognerà spiegarlo, questo tecnicamente.
Everybody Loves Diamonds: un colpo fatto con destrezza
I diamanti sono i migliori amici anche di Leonardo Notarbartolo (Kim Rossi Stuart). Storia vera, quella del colossale colpo al World Diamond Center di Anversa (Belgio), ma Everybody Loves Diamonds se ne serve con una certa libertà. Deformando, dilatando e ridisegando profili e caratteri, quando serve. Sarebbe sbagliato fissarsi sul confronto tra il fatto storicamente accertato e la conseguente drammatizzazione: Michele Astori e il suo team non si sono fatti inibire da un’aderenza troppo rigorosa alla realtà. Il colpo di Notarbartolo, il vero colpo, risale al febbraio del 2003. La serie trasporta vicende e personaggi nella contemporaneità perché il mondo di allora – vent’anni già passati che paura – è troppo distante, tecnologicamente, dal nostro. Per di più, la serie d’epoca è una faccenda complicata, anche dal punto di vista del budget. Ci sono degli aspetti della storia che si è preferito non cambiare. Il carattere del protagonista, per esempio.
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Leonardo Notarbartolo è un ladro gentiluomo, con un preciso codice d’onore: non violento, ruba ma solo a chi è ben fornito. Sposato con Anna (Anna Foglietta), il suocero è un pezzo grosso dell’Arma (Remo Girone), ha una copertura perfetta per il colpo: fa il gioielliere. Ha un locale a Torino ma anche un ufficio ad Anversa, al World Diamond Center, la casa internazionale del diamante, una specie di Fort Knox, il luogo dove ne è conservata la maggior quantità e si incontrano gli operatori del settore. Leonardo ad Anversa ci è arrivato in maniera molto creativa. Decisivi sono stati i consigli di Levi (Elia Schilton), ma essendo un tipo piuttosto testardo ci ha messo molto del suo. Ladro per vocazione, da solo non può far uscire i diamanti dal centro. Ha bisogno di una banda.
La banda è composta da Alberto (Leonardo Lidi), il fratello esperto di tecnologia. Ghigo (Gian Marco Tognazzi), provinciale con tre famiglie da mantenere e una ditta di allarmi che non va da nessuna parte. Sandra (Carlotta Antonelli) ladra e figlia di ladro, vecchio amico di Ghigo e Leonardo. Hanno tutti un buon motivo. Leonardo insegue ricchezza (in parte) e un sogno di perfezione: un colpo fatto con destrezza. Alberto, nonostante i suoi timori, non disdegna l’idea di sferrare un ceffone alle strutture dell’Occidente corrotto e capitalista. Ghigo vuole fuggire dalla provincia e ha tante, troppe bocche da sfamare. Sandra sogna indipendenza per sé e il padre. Sono imperfetti, per nulla eroici: la via italiana al genere heist, vale a dire le storie di rapina. Gli avversari sono l’ispettore Mertens (Johan Heldenbergh), il capo della Diamond Police che stava per essere premiato dal Re del Belgio per i suoi successi proprio in coincidenza del colpo; non la prende bene. Non solo: il furto dei gioielli attira profili e professionalità che sarebbe meglio lasciare in pace. Le interpretano Rupert Everett e Malcolm McDowell. Questo perchè in effetti il colpo riesce, anche se le soprese sono dietro l’angolo.
Commedia e rapine, non è la prima volta
La miscela rapina e umorismo, la commistione di generi e atmosfere, non è un inedito dalle nostre parti. Il genere heist e la commedia hanno flirtato a lungo ed è vero, come sottolineano i creatori di Everybody Loves Diamonds, che già all’epoca della commedia all’italiana le strutture narrative non disdegnavano di appoggiarsi a questo insolito cocktail. Il pensiero corre, spinto da inerzia cinefila, a titoli leggendari come I soliti ignoti e Operazione San Gennaro. La cifra espressiva era simile: sdrammatizzazione, celebrazione dell’antieroe, umorismo, accenni di satira sociale. E molto altro ancora, è chiaro, ma un ponte sottile tra passato e presente, tra la tradizione eroica del nostro cinema e l’abbuffata seriale, è stato stabilito. Everybody Loves Diamonds è italiana nel sentimento, nella definizione delle psicologie e nel tono complessivo, nel gusto smaccato per la contaminazione di generi. Internazionale nel battito action, nell’ostinazione di mettere la chiesa (thriller) al centro del villaggio. Ci riesce?
Ci riesce, ma in modo imperfetto. La serie è divertente, veloce, ha brio e trova il tempo di fare quattro chiacchiere con i personaggi, idealisti anche se contro la legge (come i protagonisti di ogni storia di rapina che si rispetti, hanno il culto di un lavoro ben fatto), evitando di stringersi troppo al fianco del carismatico protagonista, Kim Rossi Stuart ladro e gentiluomo. Per l’attore romano è finalmente l’ora di abbracciare caratterizzazioni sopra le righe e più divertite dello standard (eccellente), tradizionalmente inquieto e problematico. Everybody Loves Diamonds è conciliazione di generi all’apparenza incapaci di comunicare, volontà di conquistare un pubblico internazionale mantenendo un cuore italiano. Per forma e sostanza, nel tentativo di italianizzare influenze che arrivano anche da fuori, la serie batte strade già percorse e questo è un po’ un peccato.
Everybody Loves Diamonds: conclusione e valutazione
Rispetto alle serie che hanno definito il panorama italiano di Prime Video in questi ultimi 12/18 mesi, Everybody Loves Diamonds non cerca la sintesi di suspense e commedia per partorire vera innovazione, a differenza per esempio della mafia spiazzante di The Bad Guy, forse la miglior serie italiana del momento. Più vicini qui, per filosofia, all’italianizzazione di modelli narrativi “forestieri” di Prisma e Bang Bang Baby; con meno incisività, però. Nel quadro di un’operazione godibile e piuttosto divertente, data anche la ferma adesione del cast ai saliscendi della storia, la serie si accontenta della creatività della formula e non ha la curiosità di andare oltre. L’escamotage narrativo di rompere sistematicamente la quarta parete, Leonardo che parla in macchina, scelto a imitazione delle principali serie contemporanee, testimonia della modenità dell’operazione, ma anche di un certo deficit di originalità.