Evil – stagione 4: recensione finale della serie TV

Il viaggio tra fede e scienza di Evil si è concluso su Paramount+, con la quarta stagione del supernatural drama.

È arrivato il momento di salutare la psicologa agnostica Kristen Bouchard (Katja Herbers), il sacerdote cattolico David Acosta (Mike Colter) e il fisico musulmano ed esperto di tecnologia Ben Shakir (Aasif Mandvi). Creata da Robert King e Michelle King, Evil è stata prodotta dal 2019 al 2024 per quattro straordinarie stagioni che ci hanno rapito e trasportato in un mondo fatto di soprannaturale, religione e mistero. Per completare in modo degno la storia, i King hanno aggiunto quattro episodi ai dieci episodi previsti per la quarta stagione.

Evil - Cinematographe.it

Horror che indaga – per l’appunto – soprannaturale e possessioni demoniache alla ricerca della verità, Evil è un thriller psicologico che, inizialmente, evitava di prendere una posizione ben netta su questa questione, ma che – da un certo punto in poi – tra riflessioni religiose e metafisiche, ha cominciato a dare qualche risposta in più, mettendo in chiaro alcuni punti. Il suo punto di forza? L’ironia che, nonostante il tenore macabro della serie, non è mai mancata. In Italia, Evil è disponibile in streaming su Paramount+.

Evil: la lotta tra scienza e fede

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Evil è riuscita a far riflettere il suo pubblico sul rapporto tra scienza e religione, il Bene, il Male, la Chiesa, ciò che potrebbe essere vero e ciò che potrebbe non esserlo. Nel corso della serie, senza troppi peli sulla lingua – ad esempio – la Chiesa appare come un’istituzione sessista: Suor Andrea (Andrea Martin), umile, colta e in grado di sconfiggere realmente i demoni che popolano la Terra non viene quasi mai presa sul serio da chi sta al potere. Relegata alle semplici pulizie, non le è concesso avere una posizione più consona alle sue capacità. Lo dirà, poi, anche Kristen nell’episodio finale della serie, 4×14 Paura della Fine (Fear the End), che la Chiesa “è un patriarcato che costringe le donne in un ruolo ben definito”.

Suor Andrea è l’unica a capire che la Messa Nera in preparazione dai Sessanta – nell’ultimo episodio – sia, in realtà, una messa in scena per eliminare l’Entità – la società segreta vaticana – che sta dando la caccia al Male: “Se pensate che siano così scontati, allora state sbagliando!”. Eppure, nessuno le dà retta… tranne David. Lei lo chiama e gli spiega: “David, devi parlare con l’Entità. Il Padre non mi vuole ascoltare. Deve sentirlo da te. Pensano che i Sessanta si incontreranno alla Chiesa di Saint Joseph e si sbagliano. Le forze demoniache sono andate via: i demoni sono stati qui tutta la settimana scorsa, ma sono andati via. Sono fuggiti. Devi convincerlo tu”. E in effetti – ancora una volta – dimostra di aver ragione, ma nessuno l’aveva ascoltata. Si trattava di una trappola, perché i Sessanta si stavano, in realtà, incontrando comodamente su Zoom (Evil è sempre stata così: un mix tra horror e comicità).

Il supernatural drama è riuscito a mantenere uno schema da crime procedurale e lo ha fatto persino nell’ultimo episodio della serie, parlando ancora di tecnologia: lo fa con la riunione su Zoom dei Sessanta, con l’app che ti permette di trovare i tuoi sosia nel mondo, ma anche con le quattro figlie di Kristen che ripescano dall’armadio i visori VR che quest’ultima aveva nascosto nella prima stagione. Tramite questi visori, le ragazze credono di vedere il futuro: la morte della loro mamma. Questi sembrano, però, mostrare le paure di chi li indossa: a loro la morte di Kristen per mano del villain Leland Townsend (uno straordinario Michael Emerson, Benjamin Linus in Lost), a Ben la morte della sorella, a Kristen gli assistenti sociali che le portano via le figlie e a David la scoperta che non esiste niente se non il Male (sebbene poi, effettivamente, Leland cerchi di uccidere Kristen ventiquattro ore dopo).

La tecnologia, il razzismo, i social media e il paranormale

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Come detto – lungo tutta la serie – il fantastico trio è stato chiamato a indagare su casi che potevano avere a che fare con il paranormale ma, a volte, questi sono stati spiegabili dalla scienza. Oltre al maschilismo, sono stati toccati temi come il razzismo – David ha avuto problemi, pur essendo un prete – e l’influenza dei social media e della tecnologia nel mondo. Se c’è una cosa che Evil ha saputo fare è far riflettere su come il Male possa essere insito nella natura umana, a prescindere dal soprannaturale e anche attraverso gli strumenti tecnologici.

La realtà è dipinta, spesso – e a ragion veduta – come più terribile del paranormale. Sin dall’inizio, abbiamo vissuto i casi attraverso gli occhi dell’agnostica Kristen e dello scettico Ben, oltre che attraverso quelli del credente David in una lotta continua tra fede e scienza. Ben presto, ci siamo resi conto che il Male esiste davvero, così come il Divino (sebbene, per l’appunto, spesso l’essere umano sia in grado di dare del suo peggio anche da solo). Mentre alcuni misteri erano spesso associati a comportamenti atipici e tossici ma umani, la serie pian piano ci ha mostrato un mondo di demoni, angeli e concetti biblici tanto reali quanto spaventosi.

Nell’episodio finale della serie, Ben, David e Kristen scoprono che l’interfaccia dei visori VR si collega a varie regioni del cervello – come quella del linguaggio, del dolore, della creatività, del tatto, dell’udito e così via – che rappresentano proprio i “sessanti sigilli” dei Sessanta. I coniugi King ci mostrano come il Male usi la tecnologia per instillare disperazione direttamente nel cervello umano, senza alcuna fatica: lo vediamo quando molte persone si presentano fuori casa di Kristen, in preda al panico e tutti utilizzano dei visori VR. Il finale è – chiaramente – conclusivo, pur lasciando aperto uno spiraglio per un eventuale proseguimento in futuro: David e Kristen sono a Roma, in Vaticano, per continuare la loro lotta al fianco della Chiesa, mentre Ben ha cambiato lavoro e il piccolo Timothy – figlio di Kristen e Leland, che le aveva rubato un ovulo – potrebbe ancora, nonostante il battesimo, essere l’Anticristo.

Evil: valutazione e conclusione del finale di serie

Con la sua quarta e ultima stagione, Evil si è confermata una serie intrigante in grado di mescolare drama, soprannaturale, horror e thriller psicologico, esplorando temi profondi come fede e scienza. Lo ha fatto, però, in modo approfondito, cercando di non venire mai meno al rispetto tra le diverse religioni. I tre protagonisti sono stati in grado di lavorare senza problemi insieme, arricchendosi l’un l’altro con i propri punti di vista e cercando di analizzare i fatti sempre in modo obiettivo. Evil ha percorso un lungo viaggio tra le diverse idee sulla fede, mantenendo un equilibrio perfetto tra introspezione, suspense e provocazione. Un fatto risulta chiaro: il Male continua ad esistere e non è stato sconfitto del tutto. Con una scrittura intelligente, tagliente e spiritosa e i suoi colpi di scena, Evil resta una serie originale e un piccolo must per chi vuole riflettere sul soprannaturale e la natura umana.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4