Expats: recensione del finale della miniserie Prime Video
L’ultima puntata di una serie che parla di sensi di colpa, rinascita, speranza e convivenza con il dolore più profondo
Exptas, la limited series Prime Video, è giunta al finale con il sesto episodio, Home, in cui il percorso delle tre protagoniste giunge a un punto di svolta. Creata, sceneggiata e dirette da Lulu Wang, con protagonisti il premio Oscar Nicole Kidman (anche produttrice esecutiva), Sarayu Blue (Non ho mai…, Giù le mani dalle nostre figlie), Ji-young Yoo (Girl Power – La rivoluzione comincia a scuola, Smoking Tigers), Brian Tee (Chicago Med, Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra), e Jack Huston (House of Gucci, Fargo). La serie, basata sul best seller internazionale The Expatriates scritto da Janice Y. K. Lee, è disponibile con tutti gli episodi su Prime Video.
Expats – Dove eravamo rimasti
Hong Kong, 2014. L’americana Margaret (Kidman) vive da anni nella città cinese a causa del lavoro del marito Clarke. La sua vita è legata in modi diversi a Hilary (Sarayu Blue) e Mercy (Ji-young Yoo), la prima in crisi con il marito David, la seconda una giovane cameriera in cerca della sua strada. È sua la voce narrante a introdurci nella narrazione e a confessarci di essersi macchiata di una terribile colpa, un rimorso che la accompagna senza tregua. Margaret e Mercy si sono conosciute durante una festa e sono entrate subito in sintonia, tanto da spingere Margaret a pensare di assumerla come baby sitter dei suoi tre figli, Daisy, Philip e il piccolo Gus. Una sera Margaret decide di uscire con i suoi figli e Mercy in centro a Hong Kong, dopo cena mentre passeggiano tra la folla Mercy, che aveva per mano Gus, si distrae e un secondo dopo il piccolo sparisce. Inizierà per Margaret, la sua famiglia e Mercy un incubo senza fine, tra sensi di colpa e dolori lancinanti.
Tornare a vivere
“Ognuno di noi pensa di essere immune alla tragedia”, dice Margaret in uno dei monologhi dell’ultima puntata di Expats, dopo aver visto la sua vita cambiare totalmente per la scomparsa del figlio più piccolo, aver desiderato di morire, dopo essersi incolpata per non essere stata con lui in quel momento, aver odiato Mercy, e deciso di rimanere a Hong Kong per non tradire Gus, perché tornare a Los Angeles avrebbe significato abbandonarlo definitivamente, finendo per trascurare gli altri due sue figli. Per Mercy “non esiste giorno in cui non ci pensi”, come aveva già spiegato all’inizio della serie, quando ancora non si poteva immaginare quale fosse la sua colpa. Hilary, invece, finalmente ha ritrovato sé stessa dopo un catartico confronto con il padre violento e dopo aver deciso di divorziare da David: “C’è un detto che dice che non puoi scoprire nuove terre senza il coraggio di lasciare la riva”. Ed è quello che fanno le tre donne, con fatica, dolore, speranza verso il futuro, tutto quello che riescono ad esprimere le protagoniste in un confronto a tre in cui i loro volti in primo piano illuminano lo schermo di tutte le sensazioni e le emozioni che solo chi porta dei bagagli così pesanti può comunicare.
Expats: valutazione e conclusione
Il viaggio esistenziale delle tre protagoniste “espatriate” raccontato da Lulu Wang dice tanto delle esistenze di tutti noi, del caso che muove le nostre vite, in uno sliding doors continuo che può portare alla tragedia più indicibile o alla gioia più grande. Come nella tempesta che si abbatte su Hong Kong nella penultima puntata c’è chi resiste, combatte, in attesa dell’alba quieta del nuovo giorno. Expats è sostenuto dalle brillanti interpretazioni di Nicole Kidman, Sarayu Blue e Ji-young Yoo e da una scrittura che accompagna per mano lo spettatore nelle vite delle protagoniste, che si prende il tempo di raccontare ogni sfumatura di dolore e di bellezza, una serie che parla di speranza, rinascita, di convivenza con la sofferenza, di cammini tortuosi verso la felicità (si spera).
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