La fantastica signora Maisel – stagione 4: recensione finale della serie Prime Video
Si tratta della penultima stagione de La fantastica signora Maisel, la serie di Amy Sherman-Palladino con una bravissima Rachel Brosnahan.
Disponibile per intero su Prime Video, si è conclusa la quarta stagione de La fantastica signora Maisel, una produzione iniziata nel 2017 e che volgerà con la prossima tranche di episodi al suo termine. Questa quarta stagione, dunque, è la penultima ed effettivamente fa da splendido trampolino verso un epilogo che – si spera – sarà all’altezza del fantastico svolgimento della serie. Nel cast de La fantastica signora Maisel 4, che porta sempre la firma della showrunner Amy Sherman-Palladino, la bravissima Rachel Brosnahan che perfeziona un personaggio piuttosto difficile da gestire, poiché dopo il primo scatto iniziale, in cui si mette sulla strada della sua grande trasformazione personale, non registra profonde scosse. Continuare a rendere vibrante e interessante una protagonista che sostanzialmente vive degli stessi schemi ripetuti, non è affatto una sfida da poco, ma Rachel Brosnahan con la sua verve e il ritmo delle sue battute (e qui interviene un gran lavoro di regia e scrittura) regge il peso con incredibile leggerezza.
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La fantastica signora Maisel 4: con Midge nell’evolversi della società
Quello che ha sempre reso La fantastica signora Maisel una serie così amata dal pubblico è – tra le altre cose – la cura amorevole dei dettagli e del contesto storico in cui la storia è ambientata. Siamo nella New York degli anni Cinquanta, almeno quando per la prima volta Midge Maisel sale su un palco per recitare uno dei suoi monologhi. Arrivati alla quarta stagione, e col passare degli anni, si osserva la protagonista muoversi in un mondo in evoluzione, in cui soprattutto il ruolo delle donne è soggetto a una lenta ma inesorabile rivoluzione. Certo, specialmente per le classi altolocate dei quartieri più eleganti della città, le formalità e le apparenze giocano un ruolo importante nella vita quotidiana, ma le ragazze iniziano a pensare e a comportarsi diversamente. E Midge ne è un fulgido esempio.
Se in un’intervista Brosnahan ha dichiarato che non immaginava che il suo personaggio avrebbe avuto una tale portata sociale, è abbastanza chiaro come gli autori siano perfettamente consapevoli dell’importanza di Miriam Maisel. Sin dalla prima puntata della prima stagione, la protagonista si rifiuta di vestire i panni della casalinga accondiscendente e inizia a chiedersi quali siano le sue aspirazioni, le sue ambizioni. Nei monologhi di stand up comedy, che si ripetono con espedienti sempre interessanti in ogni puntata, Midge usa un linguaggio dissacrante per parlare di relazioni, famiglia e figli. La quarta stagione de La fantastica signora Maisel aggiunge elementi su questo versante, e regala allo spettatore anche alcuni momenti di altissima scrittura, dove il tema femminista si arricchisce di nuove e bellissime immagini.
La forza dei personaggi secondari
I punti di forza di questa serie così brillante e avvincente sono tanti. Oltre a tutto ciò che è “forma”, ovvero trucco, parrucco, costumi, scenografie e fotografia (per non parlare delle coreografie nelle numerose sequenze di show), uno degli elementi più arricchenti è la presenza di un gruppo variegato di personaggi secondari scritti ottimamente. Le loro vite si dipanano in secondo piano rispetto a quello della protagonista come tableaux vivants, a volte esilaranti, a volte commoventi. In secondo piano, sia chiaro, non perché meno belli o curati, ma solo perché – a partire dal titolo – è chiaro quale sia il personaggio al centro dell’attenzione. Ciò non toglie che le storie “secondarie” abbiano un peso nella qualità del racconto importante almeno tanto quanto la linea narrativa principale.
Che si tratti del giro di affari e dell’emancipazione (che si realizza in modalità inedite e indecifrabili) di Rose Weissman, la madre di Midge (Marin Hinkle), o del nuovo lavoro di Abe Weissman (Tony Shalhoub), il padre, o della love story di Joel Maisel (Michael Zegen) con Mei (Stephanie Hsu), ogni storia si intreccia armoniosamente con il percorso professionale e personale di Midge. Da questo punto di vista, la quarta stagione si supera portando avanti trame secondarie davvero appassionanti, mostrando vecchi personaggi (come Sophie Lennon, interpretata dalla star di Glee Jane Lynch) ritornare, rimettersi in piedi, trasformarsi da nemici ad alleati senza perdere la loro natura graffiante. Sempre riguardante uno dei personaggi secondari, il suocero di Midge, Moishe Maisel (Kevin Pollack), è uno degli eventi-chiave della seconda metà della quarta stagione. Raccolti al suo capezzale, tutti i personaggi fanno i conti con la perdita, riflettendo collettivamente e individualmente sulla famiglia e sull’amicizia. Sarà proprio questo dolore, oltretutto, a portare Midge a uno dei monologhi più belli e ispirati dell’intera serie, una riflessione onesta e poetica sul ruolo delle donne – detta in un luogo dove si sta realizzando gradualmente una piccola rivoluzione.
La fantastica signora Maisel 4 prepara un gran finale di serie
Narrativamente parlando, la quarta stagione del La fantastica signora Maisel è uno splendido raccordo tra il grande crollo del finale della terza, e quanto avverrà presumibilmente nella quinta. Con l’estromissione di Midge dalla tournée di Shy Baldwin (LeRoy McClain), la protagonista è messa duramente alla prova, non solo da un punto di vista professionale. Come è mostrato in un episodio di questa stagione, la grande delusione non riguarda solo una possibilità di carriera sfumata, ma la chiusura di ogni dialogo e la possibilità di chiedere scusa. Sta di fatto, però, che il sogno di Midge e della sua manager Susie (Alex Borstein) è seriamente compromesso, anche quando la protagonista decide di ritagliarsi il suo spazio artistico e “politico” (tra numerose virgolette) all’interno di un locale burlesque. L’intervento di un altro personaggio fondamentale (non tanto per il minutaggio, ma per il valore di modello che ha per Midge, e per essere il raccordo della serie con la reale storia della stand up comedy americana), ovvero Lenny Bruce (Luke Kirby) porterà la signora Maisel a interrogarsi sulla giustezza delle proprie scelte, e a riflettere sul confine sottilissimo tra nicchia professionale e comfort zone. Che questo sia il La per l’exploit finale che renderà Midge la star che merita di essere?
Infine, una menzione d’onore all’episodio interamente dedicato alla scomparsa improvvisa di Jackie, il coinquilino, collega e compagno di scorribande di Susie. Si tratta di una scelta molto sensibile e umana da parte della produzione, poiché omaggia l’attore che lo ha interpretato, Brian Tarantina, realmente deceduto nel 2019. Questo episodio, oltre a ribadire l’immenso cuore di questa serie, è un elogio del personaggio secondario, del caratterista, di chi non viene mai notato, ma la cui assenza è assordante. Anche grazie a queste scelte, che apparentemente rallentano il ritmo della storia, La fantastica signora Maisel si distingue dalla maggior parte dei prodotti in circolazione, nella sua capacità di parlare a più livelli di temi serissimi, con la levità dell’ironia intelligente e mai cinica, attenta, rispettosa, ma mai scialba o banale. Un esempio di bellezza della quale sicuramente il pubblico sentirà la mancanza.