Fate: The Winx Saga 2 – recensione della serie fantasy Netflix
Fate: The Winx Saga, una delle serie più amate e seguite di Netflix è tornata: fantasia, magia e teen drama sono i tre ingredienti che riscrivono la saga delle Winx anche nella seconda stagione. Tanta la potenza narrativa della seconda stagione che non riesce ad essere del tutto dominata come nella prima.
Quando lo scorso anno Fate: The Winx Saga arrivò su Netflix riaccendendo il filone di mistero, magia e adolescenza inaugurato da una delle sue prime uscite del genere Le terrificanti avventure di Sabrina, forte era la curiosità di come le fatine ideate da Iginio Straffi fossero state rivedute e corrette alla luce del cartone animato dal successo mondiale, e soprattutto cresciute.
Sì perché la saga delle Winx by Netflix, prodotta dalla stessa casa di produzione del cartone, l’italiana Rainbow, insieme alle inglesi Archery Pictures e Young Blood Productions si ispira liberamente alla serie animata di successo e l’esperimento si potè dire ben riuscito. Ecco perché dopo una convincente prima stagione di cui Bloom rappresentava il focus, è un peccato vedere che la seconda, composta da sette episodi dalla durata di circa un’ora ciascuno, non riesca a convincere allo stesso modo lasciando quasi il dubbio che possa essere una serie di transizione per un gran finale o un capitolo nuovo da aprire in una terza.
Fate: The Winx Saga 2 – pericoli ed insidie ad Alfea, la trama della seconda stagione della serie Netflix
Nonostante Bloom (Abigail Cowen) abbia scoperto la verità sul suo passato e soprattutto la sua identità di fata, ad Alfea l’atmosfera si rivela essere sempre più pericolosa ed insidiosa ora che Rosalind (Miranda Richardson) ha preso il posto dell’ex direttrice Farah Dowling, misteriosamente scomparsa. Diversi sono i disordini a cui Bloom, Stella (Hannah van der Westhuysen), Musa (Elisha Applebaum), Terra (Eliot Salt), Aisha (Precious Mustapha) e anche Flora (Paulina Chàvez), giunta da poco alla scuola di Alfea, non riescono a dare una chiara spiegazione: le vere intenzioni di Rosalind, il tradimento di Silva, la minaccia delle streghe del sangue che rubano la magia alle fate, che intanto nel cuore della notte scompaiono e forse vengono decimate.
La presenza stessa delle fate nell’Oltre Mondo questa volta sembra essere messa seriamente in pericolo: fondamentale sarà poter contare sull’aiuto degli Specialisti, coordinarsi e stabilire nuove e inaspettate alleanze per fare fronte ad una minaccia oscura che rischia di decimare Alfea.
Una narrazione potente ma discontinua
La prima stagione di Fate: The Winx Saga ha fatto di Bloom il suo centro: tutto ruotava intorno alla fata dal passato misterioso, la fata changeling trapiantata ad Alfea ed era la sua storia a reggere in piedi l’intera narrazione facendo anche degli altri personaggi suo riflesso e satelliti. Un incipit riuscito data la ricchezza drammaturgica offerta dal personaggio e anche se la seconda in alcuni frangenti promette di poterci dire ancora di più su Bloom, la sfida che si pone chiaramente è quella di dare spazio agli altri personaggi, approfondirli, mentre le Winx devono affrontare un pericolo che rischia di essere molto più grosso.
Troppo alta forse la posta in gioco: svelarci limiti, curiosità, forza e debolezza di tutte le altre, seguire la loro sfida/alleanza con Rosalind, introdurre il personaggio di Flora e raccontarci cosa faranno le fate protettrici prescelte per difendere Alfea. Il problema non è tanto la quantità della materia narrativa, ricchissima, che può davvero dare vita ad un’avvincente storia di formazione avvalendosi dei codici del fantasy e della magia, ma la difficoltà di racchiuderla e gestirla in soli sette episodi. Un esempio è la maniera in cui stato introdotto il personaggio di Flora, non presente nella stagione precedente ma presentato in immediata sintonia con le ragazze come se si conoscessero da sempre e anche in sé non abbastanza approfondito. Tanti i focus aperti e che restano non percorsi fino in fondo come la sfiducia verso l’amore di Aisha o i limiti di Musa nella gestione dei suoi poteri.
Perché seppur questo capitolo sarà di passaggio verso una terza, la discontinuità nella resa complessiva della narrazione resta. Ed è un vero peccato data la maturità stilistica e drammaturgica mostrata dalla serie nelle intenzioni e che emerge soprattutto nella seconda parte della serie: l’evoluzione dell’amicizia delle ragazze, la magia come atto di fiducia in se stessi e negli altri e la crescita delle protagoniste in seguito alle esperienze vissute nella stagione precedente.
Ineccepibile resta la confezione: le scene di magia uniscono fascino e credibilità, lasciando che visivamente il soprannaturale si fonda armoniosamente con la realtà, uno dei pregi che Fate:The Winx Saga non ha nascosto sin dalla prima stagione.