Fauda – stagione 4: recensione della serie israeliana Netflix

La quarta stagione di Fauda torna su Netflix a raccontare il conflitto tra Israele e Palestina, tra nuove minacce e pericoli inaspettati

Creata da Lior Raz, anche interprete principale della serie, e Avi Issacharoff, Fauda torna con la quarta stagione su Netflix a partire dal 20 gennaio 2023. Tra gli attori della serie, oltre a Lior Raz, troveremo anche nuovamente Doron Ben-David, Rona-Lee Shim’on, Yaakov Zada Daniel, Idan Amedi, Itzik Cohen, insieme a molti altri, con alcune aggiunte al cast tra cui Lucy Ayoub, Amir Boutrous e Loai Nofi.

Fauda – stagione 4 riprende dopo gli eventi del terzo capitolo, che hanno lasciato la squadra divisa e ad affrontare le conseguenze di quella tragedia avvenuta alla fine della stagione precedente. Reclutato da Gabi per un lavoro a Bruxelles, Doron torna in azione in breve tempo, ma la situazione precipita quando Ayub viene rapito da una cellula terroristica libanese che sta collaborando con Hezbollah ed è pronta ad un atto terroristico per distruggere Israele. Il sequestro di Gabi porta la squadra a collaborare nuovamente insieme, lasciando da parte divergenze e conflitti, dovendo però fare i conti con un passato che ancora li tormenta e con una nuova minaccia che non si sarebbero mai aspettati di dover affrontare.

Un conflitto infinito e apparentemente interminabile che vede Israele e Palestina distruggersi a vicenda

Fauda - stagione 4

Fauda – stagione 4 continua a raccontare, tra azione e colpi di scena, l’interminabile conflitto tra Israele e Palestina, dando agli israeliani una connotazione più positiva rispetto a quella che sembra essere la realtà. Si può dire che Fauda rappresenti una guerra brutale e apparentemente senza fine attraverso gli occhi delle forze speciali israeliane che, a differenza dei terroristi, in questo caso palestinesi, ucciderebbero senza pietà anche la popolazione civile e, negli attentati pianificati, non escludano nessuno. Con il quarto capitolo Fauda va forse però più in profondità nell’animo umano degli stessi villain, che non vengono presentati solo come dei mostri senza emozioni, ma anche come delle persone capaci di provare amore, commozione e tutti quei sentimenti propri dell’essere umano. A muoverli verso azioni atroci la rabbia e l’odio. Quella stessa rabbia che anche i protagonisti di Fauda provano: una collera che sembra dare a tutti loro la possibilità di cercare in ogni modo di avere informazioni, estorcendole a volte anche con estrema violenza a chi giudicano un pericolo.

Un mondo, quello di Fauda, in cui ogni sospetto può diventare il rischio imminente di una tragedia e dove non c’è spazio per dubbi o ripensamenti, agire è l’unica cosa che conta davvero. La serie creata e interpretata da Lior Raz, continua così ad essere coinvolgente e avvincente, ricca di action, fra tensione e adrenalina, con avvenimenti spesso inaspettati. La struttura, che sembra essere ripetitiva, subisce però una svolta in questa capitolo, rendendo un rinnovo non così certo come ci si potrebbe aspettare. Risulta però così giusto e coerente cambiare qualcosa, far crescere, evolvere e trasformare i protagonisti, provati da continui lutti, da dinamiche familiari difficili con mogli e figli lontani e con la frequente e terribile eventualità di star vivendo il loro ultimo giorno sulla Terra. Perché è questa la vera minaccia che i personaggi in Fauda devono affrontare ogni giorno e, con la quarta stagione, questa drammatica probabilità viene esplorata con maggiore attenzione.

Fauda – stagione 4 non eguaglia la forza e la tensione della stagione precedente

C’è però anche da sottolineare che Fauda – stagione 4 non riesce a replicare la forza del precedente capitolo, il terzo, che vedeva la squadra in viaggio verso la famosa striscia di Gaza, un luogo che al solo sentire, porta con sé una scia interminabile di sangue e vittime innocenti. Le puntate durante le quali gli spettatori osservavano Doron, Steve, Eli, Nurit, Sagi e Avihai raggiungere per mare quel territorio palestinese costituiscono il punto più alto di tutte le puntate di Fauda, dalla prima alla quarta stagione: il culmine più estremo di tensione, conflitto e rischio che i personaggi potevano affrontare. Senza supporto aereo e senza contatti, erano soli nel luogo più pericoloso dove potessero mai trovarsi. Era un compito estremamente arduo creare una situazione anche se non uguale, almeno simile. Le sfide in questo caso si sono spostate su ciò che abbiamo già visto nella prima e seconda stagione. Al quarto capitolo va però comunque riconosciuto il pregio di riuscire ancora a sorprendere, lasciano il pubblico senza nessuna certezza.

Sottotesti sentimentali che cambiano direzione, tradimenti che costano cari e torture che portano a conseguenze impensabili. Ecco che Fauda indaga il tema del senso di colpa con un’origine diversa, esplicitando così anche il fattore della “scelta obbligata”, dal dolore fisico, dall’ossessione mentale e dal ruolo che si ricopre. Un universo più complesso diventa quello che circonda il mondo di Fauda, più attento ai sentimenti e alle conseguenze che una vita votata a difendere il proprio Paese, perdendo amici e sparando per uccidere, può avere sull’animo delle persone. Il senso di fratellanza che lega i protagonisti diventa qui un elemento mai così teneramente rappresentato, un affetto che viene permeato dal terrore, dall’angoscia e dall’estrema tenacia fonte di gesti disperati di fronte ad esiti che sembrano inevitabili. Per opposto e contrasto anche l’appartenenza a un popolo che si è rinnegato per anni diventa un elemento fondamentale: l’essere stati carnefici di quelle stesse atrocità di cui ora si è vittime. Un conflitto Israele- Palestina che ha radici talmente profonde e complesse che Fauda sceglie di mostrarne solo una parte, un frammento che, stagione dopo stagione, inizia però a costruire un quadro più completo.

Fauda – stagione 4: una conclusione inaspettata e sorprendente

Fauda - stagione 4

Fauda, indipendentemente dal rinnovo, potrebbe andare avanti ancora per molti anni, arricchendo ogni capitolo di nuovi personaggi e aggiungendo sempre qualcosa in più rispetto alle stagioni precedenti, alternando abilmente, con maggiore rilevanza, azione e sentimento, vita e morte, umano e bestiale. Se la regia e la fotografia di Fauda continuano con grande semplicità, le scene d’azione si caricano di energia ed efficacia, con un montaggio serrato e dinamico che riesce a far seguire con chiarezza un evento caotico e irruente e che rende il ritmo delle puntate incalzante, a volte sospeso nella falsa speranza di un pacifico equilibrio. Un finale scioccante contraddistingue Fauda – stagione 4, un’impensabile susseguirsi di eventi che lasciano aperti vari scenari, come mai la serie aveva fatto prima d’ora. Fauda dichiara così una verosimiglianza caratteriale che ne farebbe un prodotto capace di cambiare tono mantenendo lo stesso stile e di diventare tanto action quando estremamente profondo.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

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