Fear City – New York contro la mafia: recensione della docuserie Netflix
La recensione della docuserie in tre episodi firmata da Sam Hobkinson, che ricostruisce il dominio e il declino dell’Impero mafioso nella New York degli anni Settanta e Ottanta. Dal 22 luglio su Netflix.
Negli anni Settanta, New York era in mano alle organizzazioni mafiose, una terra di nessuno, o meglio di cinque intoccabili famiglie italo-americane (Bonanno, Colombo, Gambino, Genovese e Lucchese) che si spartivano il dominio e i loschi affari in una metropoli in preda al caos e all’anarchia, nelle cui vene scorrevano droga e violenza, tanto da essersi guadagnata più che meritatamente, dato il tasso di criminalità raggiunto in quel ventennio, il soprannome di “città della paura”. Da qui il titolo della docuserie omonima in tre episodi (da 50 minuti circa cadauno) firmata da Sam Hobkinson per Netflix, che l’ha resa disponibile sulla piattaforma lo scorso 22 luglio.
Fear City: una miniserie in tre episodi per raccontare il dominio e il declino della mafia nella New York degli anni Settanta e Ottanta
Una miniserie, questa, che ricostruisce accuratamente la scalata e il dominio dell’Impero mafioso nella Grande Mela, il tutto sotto gli occhi impotenti di un Governo inesistente e di una legge con le mani legate, almeno sino a quando qualcuno ai piani alti decise di provare a estirpare quel “cancro” e tutte le sue “metastasi”, causandone il declino. Quel qualcuno era l’FBI, con un nucleo di agenti speciali e infiltrati che sulla spinta di una legge battezzata RICO (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act) poterono perseguire non solo gli strati più bassi del tessuto criminale, ma anche i boss e quei mandanti che non si sporcavano mai le mani, rimanendo in cima alla catena di comando.
Fear City è un vero e proprio compendio, capace di raccogliere e restituire sullo schermo gli highlights di un’epopea malavitosa
La cronaca di quanto accaduto in quel ventennio, le cui atmosfere hanno fatto più volte da cornice al cinema di Martin Scorsese, ha in Fear City – New York contro la mafia un vero e proprio compendio, capace di raccogliere e restituire sullo schermo gli highlights di un’epopea malavitosa alimentata da estorsioni, rapine, sequestri di persona, spaccio, omicidi e corruzione dilagante. Un’epopea stroncata quando una squadra ben assortita e addestrata di federali e procuratori sono riusciti a togliere alle suddette famiglie il controllo della metropoli statunitense. Come? Con un lungo, paziente, complesso e dettagliato lavoro d’indagini sul campo, che ha portato allo storico processo che ha messo la parola fine alla piaga mafiosa oltreoceano.
Fear City: una docuserie che mescola senza soluzione di continuità ricostruzioni di fiction, interviste e materiali d’archivio
Seguendo questa bisettrice temporale, l’autore rimette insieme i tasselli chiave di una lotta combattuta sui filo dei nervi, che ha lasciato dietro di sé una scia di sangue e arresti eccellenti. Per farlo ha mescolato senza soluzione di continuità e con un ritmo di montaggio coinvolgente, una successione di reenactment più o meno efficaci in stile Alex Gibney e tantissimi preziosi materiali di repertorio (intercettazioni originali, riprese, documentazione fotografica, dossier e servizi televisivi) che accompagnano le testimonianze raccolte dalla macchina da presa tra i rappresentanti delle due fazioni contrapposte: da una parte alcuni ex “bravi ragazzi” decisi a vuotare il sacco ripercorrendo con dovizia di dettagli antiche malefatte e dall’altra i componenti del pool di federali e inquirenti che li hanno fronteggiati.
Il risultato è una narrazione dinamica e ben confezionata visivamente e graficamente, dal sapore inconfondibile del true crime e degli stilemi ad esso legato, che ha il merito di non restituire una visione pseudo-romantica del malfattore di turno al quale il piccolo e grande schermo ci ha abituati.