Fedeltà: recensione della serie TV Netflix
La fedeltà può essere vista come una componente essenziale dell’amore eterno, ma al contempo potrebbe essere percepita da altri come un’utopia irrealizzabile se nella coppia non è presente più quella passione cocente che arde il sentimento e rappresenta il motore della convivenza.
Il rapporto di coppia e le complicazioni derivanti da esso sono alla base della serie Netflix Fedeltà, tratta dal romanzo di Marco Missiroli, vincitori del Premio Strega Giovani nel 2019, diretta da Andrea Molaioli e Stefano Cipani, in streaming dal 14 febbraio 2022. I protagonisti Margherita e Carlo, la problematica coppia le cui dinamiche vengono esplicitate nel corso delle 6 puntate, sono interpretati rispettivamente da Lucrezia Guidone e Michele Riondino.
Margherita e Carlo sono una coppia ormai affiatata: lei agente immobiliare di successo, lui professore universitario, sposati da anni e con una buona famiglia alle spalle, sembrano l’idilliaca coppia della porta accanto. Ma il loro rapporto inizia lentamente ad incrinarsi quando quello che sembra essere un malinteso piomba inesorabile nella loro vita: Carlo viene visto a scuola abbracciato con una delle sue più brillanti studentesse, Sofia, e da qui il vortice di fraintendimenti, gelosie, piccole vendette e apri adulterini si insinueranno nella quotidianità dei due.
Fedeltà: sinonimo di libertà o costrizione?
Il rapporto di coppia si esplicita attraverso un gioco di attrazione e repulsione, di parole non dette e sentimenti troppo esposti. Margherita e Carlo gravitano in un universo parallelamente simile alla realtà, in cui il loro rapporto si evidenzia per la frammentazione delle loro emozioni. Si rispettano, forse si amano ancora, ma il loro desiderio è mascherato da un’implicita voglia di mettere la parola fine alla loro storia. Ma il coraggio non c’è: è allora che inizia un gioco malato che li porta alla rovina piuttosto che alla redenzione. È un riflesso di molte coppie, che hanno paura di affrontare i propri sentimenti ormai sbiaditi e decidono di rimanere insieme, pur sapendo che la loro vita sarà destinata all’infelicità. Uno dei due deve fare il grande passo e rinunciare alla stabilità per indirizzarsi invece verso la riparazione della propria pace interiore.
Sembra quasi che la convinzione dell’adulterio sia solamente un pretesto per concretizzare il bisogno di abbandonare il tetto matrimoniale, un modo per divincolarsi da parte di Margherita da quell’unione così soffocante e ormai quasi per nulla appagante: una tesi che sembra concretizzarsi nell’ambiguo quanto inconsistente finale, che funge da incipit di una nuova – o vecchia? – storia ancora da scrivere o forse da riscrivere completamente da capo.
Milano fa da sfondo alla narrazione di Fedeltà
Lo sfondo della vicenda è una Milano per bene, con gallerie d’arte, poli universitari e case ottocentesche, ma che nasconde un vortice di reticenza e di velata segretezza: ogni gesto è calibrato per occultare ogni indizio di colpevolezza e ogni azione viene ponderata pensando che possa essere fraintesa dalla propria controparte. Margherita e Carlo non sono complici tra loro, sono semplicemente indirizzati verso un gioco di artefatti e costruzioni decadenti dei loro sentimenti, che dovrebbe accettare per quello che sono. La natura finzionale delle loro emozioni però, al contempo, rende anche abbastanza realistica e veritiera la loro storia, che si carica di una valenza eterogeneamente attuale delle passioni che investono le coppie reali. Nulla sembra lasciato al caso, dunque, anche se in alcuni casi, complice anche una recitazione molto enfatica e distante dall’omogeneità attoriale al contesto recitativo, la narrazione si indirizza verso cliché prevedibili e che sembrano forzati rispetto all’avanzare lineare della diegesi.
Il corpo e l’ambiente come vincolo di coppia in Fedeltà, la serie Netflix tratta dal libro di Marco Missiroli
Il rapporto coniugale si consuma e si esaurisce entro delle cornici ambientali standardizzate e ricorrenti: la casa, lo studio, l’università. Queste mura abituali sembrano corrodere completamente la convivenza e la complicità di Margherita e Carlo, che faticano a rimanere ancorati a questa bidimensionali resiliente: sembra infatti che sia proprio questa pressione ambientale a spingerli a uscirne, e a non fare mai più ritorno. Nel momento in cui decidono di abbandonarsi ai propri istinti e ai propri sentimenti anche le ambientazioni si allargano ed espandono: vediamo altri luoghi, anche al di fuori di Milano, nuove case, nuove strutture architettoniche. L’ambientazione è la gabbia da cui la coppia deve liberarsi per guarire dalla malattia dei sentimenti violati.
Tutta la narrazione di Fedeltà e di conseguenza anche l’estetica materica della serie si concentra verso il viaggio di rinascita della coppia, inizialmente desiderosa di risanare la propria condizione, successivamente bisognosa di infrangere quel velo di omertà che occulta i desideri e i sentimenti non della coppia, ma di Margherita e di Carlo come singole entità.
Fedeltà è una serie sulla coppia e per la coppia: senza giri di parole riesce a riprodurre e proiettare dinamiche non troppo lontane di una concezione reale e realistica, ma senza risultare così tanto incisiva e imprescindibile, ponendosi più come intermezzo leggero e non pretestuoso, non identificandosi come un esempio di regia impegnata. Una storia dai toni Harmony, dai risvolti melodrammatici e dall’estetica non eccessivamente scrupolosa.