Feel Good: recensione della serie TV Netflix

La recensione di Feel Good, genuina e riuscita serie dramedy, scritta e interpretata dalla comica canadese Mae Martin

Per chi non l’avesse mai sentita nominare prima, Mae Martin è una comica e attrice canadese e Feel Good è la sua prima serie tv, di cui è protagonista e co-creatrice assieme a Joe Hampson. La serie, diretta da Ally Pankiw e distribuita da Netflix, è un lavoro semi-autobiografico di Mae Martin, tanto che la protagonista dei sei episodi che compongono questa prima stagione ha il suo stesso nome e molte caratteristiche che ne delineano esperienze e personalità si rifanno a lei stessa. Mae è una stand-up comedian canadese che ora vive e lavora a Londra, con un contratto per uno spettacolo all’interno di un club della città. Durante una delle sue serata conosce George, una ragazza eterosessuale che però resta profondamente attratta da lei, nonostante fino a quel momento avesse frequentato solo uomini. In poco tempo iniziano una relazione, trasferendosi a vivere nell’appartamento di George, assieme al co-inquilino Phil. George però è a disagio nel condividere con amici e parenti la sua nuova relazione, fatica ad accettare la sua bisessualità cercando di nasconderla a chiunque, d’altro canto Mae ha problemi di stabilità relazionale ed emotiva – nella vita di coppia come coi suoi genitori – oltre ad una lunga storia di dipendenza dalla cocaina, con la quale tuttora combatte frequentando un gruppo di sostegno per tossicodipendenti.

Feel Good ci mostra la relazione tra Mae e George costruendo una riflessione sui rapporti umani

Feel Good Cinematographe.it

È una serie incredibilmente fresca e coinvolgente quella di Mae Martin. In sei episodi, brevi ma molto densi, riesce a sviscerare diversi argomenti, arrivando al cuore dello spettatore. È la relazione tra Mae e George a costituire la spina dorsale dello show, riuscendo attraverso il loro rapporto a strutturare un discorso profondo e intelligente sui rapporti umani e l’affermazione della propria identità, con le due protagoniste che faticano, ognuna per le sue personali motivazioni, a lasciarsi andare e a vivere in maniera totalizzante il loro rapporto. La serie riesce così a raccontare la difficoltà nell’accettazione della propria sessualità da un lato – fatta di sotterfugi e autolimitazioni – e dall’altro la complicatezza dell’essere serenamente sé stessi, l’incapacità di donarsi all’altro liberamente, senza snaturarsi per compiacerlo. Entrambe le ragazze hanno paura d’essere solo una fase o un palliativo per l’altra, Mae dubita che la scelta di una relazione omosessuale sia un convincimento reale di George, mentre quest’ultima teme – oltre alla rivelazione della sua relazione in sé – che Mae possa usarla solo come un passaggio transitorio nella sua vita confusionaria.

La serie di Mae Martin si basa su una brillante sceneggiatura e delle ottime interpretazioni

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Feel Good parte catturando meravigliosamente lo sbocciare di una storia d’amore, in quel suo crescendo travolgente di passione che cancella difetti e difficoltà, mescolando quel sentimento di euforia all’ insicurezza primordiale che ci contraddistingue nelle prime fasi delle relazioni sentimentali. Un affresco senza fronzoli, onesto e credibile, che evolve poi nella costruzione di una dinamica di coppia dove passo a passo iniziano ad emergere le criticità e a delinearsi i lati oscuri delle protagoniste. Mae ha una personalità complessa e problematica, sviscerata attraverso una scrittura sorprendentemente solida e dipinta con un equilibrio narrativo che permette di scavarne nella psiche, creando una forte empatia nei suoi confronti. Viene poi dato spazio alla lotta contro la dipendenza, trattata in maniera intelligente e al contempo irriverente, puntellando diversi stereotipi sulla tossicodipendenza. Certi passaggi della storia suggeriscono anche come sia concreto il rischio che Mae trasponga la sua dipendenza dalla droga nel rapporto con George, dal momento che la ragazza vive quest’ultimo con continue ansie e incapacità di controllo, e la serie si inserisce brillantemente in questo tunnel mostrandoci sia l’oblio sia la luce, in un azzeccato gioco di chiaroscuri narrativi.

La riuscita dello show si deve anche alla grande ispirazione del cast. Le due protagoniste hanno una chimica intensa, valorizzata ulteriormente da dialoghi sferzanti e scritti in maniera curata. Mae Martin e Charlotte Ritchie danno una dimensione di forte realismo alla loro relazione e riescono a trasmettere grande umanità e credibilità ai loro personaggi, facendoci sentire vicini a loro. Inoltre la storia si regge anche su alcuni personaggi secondari molto ben costruiti e interpretati, come la madre di Mae – una superba Lisa Kudrow –  pronta a scaricare sulla figlia ogni difficoltà del loro rapporto con grande frivolezza, o la sponsor della ragazza, stralunata e bisognosa di sostegno tanto quanto la sua assistita e protagonista dei momenti più esilaranti della serie, o ancora la figlia di quest’ultima, donna apatica e anaffettiva che seduce Mae con assurda freddezza. Alcuni sketch riusciti sono poi affidati allo strampalato coinquilino Phil, interpretato dal comico Philip Burgers.

Feel Good è una dramedy fresca e dinamica, che riesce a trattare temi importanti con leggerezza ed efficacia

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La serie scorre veloce e con grande dinamismo, senza incepparsi né perdersi in fronzoli superflui. È densa di sostanza e si regge su un equilibrio di registri che ne costituisce la vera forza. Riuscendo sempre a dare una dimensione convincente alle dinamiche tra i suoi personaggi e alle tematiche poste, il lavoro di Mae Martin ha infatti un’ossatura da commedia che offre al contempo notevoli momenti di pathos. La narrazione avanza costantemente con una leggerezza sorprendente, dalla quale non ti aspetteresti una profondità del genere, ed è proprio questa capacità a farle centrare pienamente l’obiettivo, muovendosi agilmente tra comicità e costruzione di picchi emotivi mai banali. Con naturalezza si riesce a parlare di sessualità, evitando banalizzazioni o inutili censure, e allo stesso tempo senza mai scadere nel voyerismo. Gli autori trattano le questioni legate all’intimità delle protagoniste in maniera sincera, così come si addentrano con un’onestà fatta di dolcezza e realismo nelle dinamiche relazionali, siano esse quelle di coppia o quelle familiari. Il romanticismo e la passione sono intervallati sapientemente alle difficoltà quotidiane, alle normali insicurezze, agli errori comuni e alle contraddizioni di Mae e George, oltreché degli altri personaggi, in un’opera genuina e di grande umanità che sa far ridere ma contemporaneamente costruisce un mondo complesso, fatto di sbagli e imperfezioni che rispecchiano la realtà dei rapporti sociali. Feel Good arriva nell’anima con calore e delicatezza e semplicemente ci fa sentire bene, come quella sensazione che Mae cerca fino all’ultima deliziosa scena di questa prima – e speriamo non unica – stagione.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.8

Tags: Netflix