First Kill: recensione della serie fantasy Netflix
Su Netflix dal 10 giugno 2022 la serie teen-drama vampiresca tratta dal racconto omonimo dell’autrice bestseller del New York Times Victoria "V. E." Schwab. Quando Shakespeare fa un frontale con Twilight.
Quando pensi che l’interesse del grande e piccolo schermo nei confronti dei vampiri si sia affievolito, con un conseguente spostamento dell’attenzione su altre creature del male o sovrannaturali, arriva sempre come un fulmine a ciel sereno un film o una serie a smentire quella sensazione. Evidentemente il succhiasangue per antonomasia, figlio del folklore, delle leggende popolari e della grande letteratura orrorifica, è come per sua stessa natura destinato all’eternità. Semmai può scomparire momentaneamente dai radar della produzione audiovisiva per un lasso di tempo circoscritto, ma di certo non a passare di moda o ancora peggio a estinguersi. A giudicare dal numero di progetti cinematografici e seriali di imminente e futura uscita la febbre “dei vampiri” che ha colpito un’intera generazione di ragazzine e ragazzini tra il 2008 e il 2016 con l’acclamata saga di Twilight è tornata ad essere contagiosa. Sembra averlo capito per prima Netflix, che con il rilascio il 10 giugno 2022 di First Kill ha aggiunto un nuovo titolo alle serie TV romantiche a tema vampiri del suo catalogo.
First Kill racconta una love story travagliata tra una vampira e una cacciatrice di mostri
Basato sul racconto omonimo dell’autrice bestseller del New York Times Victoria “V. E.” Schwab, pubblicato nel 2020 all’interno dell’antologia Vampires Never Get Old: Tales With Fresh Bite, lo show creato, scritto e prodotto da Felicia D. Henderson, che è anche showrunner, si compone di otto episodi dalla durata variabile (dai 42 ai 60 minuti circa) nei quali il team di registi formato da Jet Wilkinson, Amanda Tapping, Eriq La Salle e John T. Kretchmer ci porta al seguito di Juliette, ultimogenita di una potente dinastia di vampiri, e Calliope, una ragazza appena arrivata in città, che si rivelerà niente meno che una giovane cacciatrice di vampiri. A entrambe viene assegnato l’incarico di uccidere l’altra, per commettere il loro primo omicidio, ma le due si innamoreranno, mettendosi contro le rispettive famiglie.
Un mix furbo di plot, dinamiche e variazioni sul tema vampiresco già transitati sul grande e piccolo schermo
A giudicare dalla sinossi, è facile intuire quali possano essere gli ingredienti che vanno a comporre la ricetta di questa serie teen-drama vampiresca, a cominciare dalla love story contrastata dal retrogusto shakesperiano su e intorno alla quale prende forma l’architettura narrativa e drammaturgica che sostiene il tutto. Quello pensato dalla scrittrice statunitense per il suo libro e trasposto dalla Henderson altro non è che un mix piuttosto furbo di plot, dinamiche e variazioni sul tema già transitati sullo schermo in precedenza, gettati e mescolati nel pentolone per ottenere un minestrone di cose già viste e sentite da servire per l’occasione a una platea young-adult. Ciò che si incontra in First Kill è una storia alla Twilight, con un mood in pieno stile The Vampire Diaries e derivati (The Originals e Legacies), un pizzico di Buffy L’ammazzavampiri e una dose abbondante di Romeo e Giulietta che vede al posto delle famiglie rivali dei Capuleti e dei Montecchi, una di vampiri e una di cacciatori di mostri. A pagare il prezzo di un amore proibito e non più clandestino toccherà questa volta a due liceali interpretate da Imani Lewis (Calliope “Cal” Burns) e Sarah Catherine Hook (Juliette Fairmont), due giovani attrici alle prese con i loro primi ruoli sul piccolo schermo.
First Kill è un teen-drama dal gusto fantasy con tematiche multirazziali e LGBTQ+
Ed ecco che viene a galla l’altro pacchetto di elementi che anima il progetto, dal tocco LGBTQ+ per rendere più catchy la vicenda al carattere multirazziale per assecondare ulteriormente il percorso di open mind e di sensibilizzazione dei più giovani, affidando uno dei due personaggi principali, quello di Calliope, a un’attrice afroamericana. Lo scopo del broadcaster e degli autori con queste mosse è probabilmente quello di alzare il livello e lo spessore delle argomentazioni messe in campo, proiettando le figure che popolano la serie nel nuovo millennio rispetto ai predecessori. Protagonisti sono infatti vampiri dotati di social network e account Instagram oltre che di canini appuntiti e super velocità. Step, questi, mirati chiaramente ad avvicinare ancora di più i teenagers e ad alzare il gradimento. Vediamo se queste poche e mirate mosse saranno sufficienti a farlo quel tanto da convincere i produttori della grande N a mettere in cantiere una seconda stagione. Al momento non ci sono notizie a riguardo, perché il destino è tutto nelle mani degli abbonati e del numero visualizzazioni che la stagione inaugurale raggiungerà.
First Kill è un polpettone di ingredienti messi insieme a casaccio per fungere da esca e “catturare” più adolescenti possibili
Gli autori degli script a quanto pare ci credono visti gli scenari ancora aperti al termine dell’episodio conclusivo, che lasciano intuire futuri sviluppi. Per quanto ci riguarda se si calasse definitivamente il sipario su First Kill non verseremmo nemmeno una lacrima. Quella che ci auguriamo sia la prima e anche ultima stagione, ha già messo in mostra tutti quei limiti che non lasciano presagire nulla di buono in un’ipotetica seconda. La serie, al netto delle suddette mosse che rimescolano e aggiornano il filone in questione, non riesce a coinvolgere lo spettatore, che si trova a fare i conti con un polpettone di ingredienti messi insieme a casaccio per fungere da esca e “catturare” più adolescenti possibili. Lo fa chiamando in causa temi e stilemi del teen-drama, del romanzo di formazione e della ricerca d’identità, ma senza quella spinta emotiva e quello spessore narrativo che la scrittura dovrebbe mettere a disposizione di storie come queste. Sul contributo recitativo, sulla componente marziale (vedi le coreografie poco spettacolari), sugli effetti visivi di scarsa qualità (la creazione dei Gul e degli shambler) e sulla confezione preferiamo stendere un velo pietoso per non infierire ulteriormente.