For All Mankind – stagione 4: recensione della serie Apple TV+

Uno dei più grandi prodotti mai arrivati su Apple TV+ continua con la sua corsa verso la più assoluta eccellenza: la stagione 4 mantiene alta la qualità del prodotto e lo porta a livelli ancora più alti.

For All Mankind arriva con la sua storia alterata, un’ enorme ed eccitante “what if” che dura ormai da quattro anni, e la sua stagione 4 in streaming su Apple TV+. Dieci episodi in tutto, disponibili a partire dal 10 novembre 2023, pronti a srotolarsi lentamente davanti agli occhi dei fan che seguono gli eventi di una agile e magistrale serie TV definita da molti come “diStorica”. For All Mankind tiene la sua fanbase ben stretta da tre anni e la sua stagione 4 non fa altro che confermare il perché: una produzione di altissimo livello, performance brillanti e una storia che racconta – indirettamente, in un passato parallelo che però ricalca il presente in modo aderentissimo – la situazione sociopolitica attuale in modo acuto e sottile.

Come gli spettatori più appassionati già sanno, il titolo di questa serie TV al limite tra il drama e lo sci-fi è un omaggio alla placca commemorativa lasciata sulla Luna dopo l’atterraggio dell’Apollo 11 che recita: “We came in peace for all mankind” (“Siamo venuti in pace per tutta l’umanità”). La premessa incredibilmente interessante di questa storia che poteva essere è semplice ma emblematica: e se l’allunaggio degli anni ’60 fosse stato grande impresa dell’Unione Sovietica invece che degli US?

La storia umana si sviluppa così in modo esponenziale, passando subito al conflitto tra potenze per la conquista dello spazio invece che soffermarsi sulla semplice Terra. L’obiettivo è la conquista del pianeta rosso, l’ambito Marte sul quale gli americani costruiscono la colonia umana di Happy Valley. Non possiamo non pensare a Elon Musk con la sua progettualità di fuggire sullo stesso pianeta, sottolineando così la brillante morale profetica di questa serie TV. La stagione 4 riprende dove la precedente ha lasciato il suo pubblico, con un salto di otto anni che rispetta la struttura ellittica di questo show.

For All Mankind, la stagione 4 è ricca di riferimenti alla politica contemporanea con un racconto incredibilmente attuale e una regia magistrale

For All Mankind 4 recensione - cinematographe.it

For All Mankind arriva con la sua stagione 4 e conquista sin dal primo momento: il familiare recap degli eventi storici lasciati fuori dallo schermo per non prolungare eccessivamente la narrazione introduce il pubblico alla situazione sociopolitica delle colonie americane e sovietiche su Marte, ma anche alla situazione precaria che vive la Terra ad otto anni dall’episodio finale della stagione 3. Un omaggio alla memoria di Stanley Kubrick è presente nell’intero susseguirsi di eventi. La situazione, apparentemente pacifica, di Happy Valley è giunta dopo quasi un decennio ad accordi tra le colonie che sono ora alleate nella missione di scoprire lo spazio e allargare le conquiste dell’umanità ad altri pianeti.

Sulla Terra, a prescindere da qualsiasi tipo di accordo preso nello spazio, USA ed Unione Sovietica lottano per dividersi il mondo, generando immediate connessioni con la situazione polarizzata che rischiamo con il minimo squilibrio dei pesi politici e militari. Happy Valley è una stazione spaziale in cui le complessità umane vengono fuori in tutta la loro nudità, a testimonianza che uno sviluppo economico e tecnologico antecedente quello reale non è segno di maggior civiltà o evoluzione nelle interazioni tra gli esseri umani. L’intento non è chiaramente cinico, ma marcatamente realista, cercando di mostrare la natura delle interazioni politiche e sociali del mondo contemporaneo a prescindere dal pianeta in cui si vive. L’espansionismo colonialista dell’uomo è direttamente proporzionale alla grandezza del luogo occupabile e conquistabile, finché esisteranno potenze esisteranno fazioni, finché è il potere e la ricchezza guideranno il pianeta – qualsiasi esso sia – le dinamiche resteranno perfettamente uguali nel tempo e nello spazio.

Un messaggio brillante che viene portato sullo schermo magistralmente dal team tecnico, che continua a creare la miglior televisione attualmente sul mercato: la serie è stata creata e scritta da Ronald D. Moore, Matt Wolpert e Ben Nedivi, il cui talento e dedizione mantiene il prodotto all’apice della qualità. I personaggi sono cresciuti, ed il pubblico con loro, nella stagione 4 vediamo il ritorno di volti familiari come l’analista Margot Madison, gli astronauti Danielle Poole e Edward Baldwin, il fondatore di Helios Dev Ayesa ma anche l’ingegnere aerospaziale Eli Hobson. Interessanti anche le new entry, come il nuovo amministratore della Nasa Eli Hobson o l’altro funzionario sovietico Irina Morozova.

Le performance si tengono eccezionali e la struttura di trama, montaggio e dialoghi permette di seguire anche le sottotrame, l’evoluzione delle dinamiche tra i personaggi, la psiche dei protagonisti che si sgretola e l’equilibrio che con ritmo ineluttabilmente sostenuto va progressivamente sgretolandosi. Il montaggio e gli effetti speciali, sempre spettacolari, creano un’opera paragonabile ai grandi blockbuster realizzati per il cinema d’azione.
La produzione generale è un esemble perfetto di qualità e intrattenimento, riuscendo a creare un prodotto artistico ma profondamente pop, in grado di un citazionismo magistrale che riporta alla memoria pellicole come The Martian, 2001: Odissea nello spazio o Il Pianeta delle Scimmie, per citare solo alcuni dei grandi classici del cinema moderno e contemporaneo.

For All Mankind – stagione 4: valutazione e conclusione

For All Mankind 4 è una perfetta stagione di grande TV: la testimonianza che spesso le serie sono tanto cinematografiche quando i grandi film, un vero trionfo di forma e contenuto che non deluderà le aspettative (giustamente altissime) del pubblico. Con una serie tanto pregna di significato, simbolismi e abili citazioni ai grandi classici ambientati nello spazio, offre una storia dell’umanità alternativa che avrebbe potuto serenamente essere e non dista poi così tanto dalla nostra – critica – quotidianità.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.7

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