Future Man – stagione 2: recensione
Recensione della stagione 2 di Future Man 2 che torna con le avventure a cavallo tra più linee temporali di Josh Futturman, Tiger e Wolf.
Ideata da Howard Overman e prodotta da Seth Rogen e Evan Goldberg, torna su Amazon Prime Video il secondo ciclo di episodi di Future Man (2017-2020) – serie sci-fi con protagonista Josh Hutcherson, Eliza Coupe e Derek Wilson – con cui proseguono le Biotic Wars dell’oramai ex-inserviente Josh Futturman, e dei ribelli viaggiatori del tempo Tiger e Wolf a cavallo di più epoche tra passato, presente e futuro.
Future Man – che in America i fortunati spettatori possono vedere grazie a Hulu – è passato un po’ in sordina nel nostro paese, ma in realtà è una gemma nascosta del catalogo di Amazon Prime Video, a tutti gli effetti uno dei prodotti seriali più interessanti del genere (e non solo). Future Man infatti riesce a sfruttare al massimo le sue peculiarità, ponendo le basi per una narrazione che punta forte sull’attuale trend culturale alla base dell’industria dell’audiovisivo – l’uso intelligente e narrativamente funzionale delle citazioni.
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Future Man: la rielaborazione dell’immaginario collettivo in una narrazione a-lineare e citazionista
Pur presentando un concept semplice e parecchio inflazionato nel cinema (e non solo) di genere, Future Man è caratterizzato da una narrazione a più livelli che delinea così un intreccio elaborato e ben congegnato, esempio di abile scrittura. Sulla falsariga di prodotti seriali come Fringe (2008-2013) e Legion (2017-2019), e cinematografici come Inception (2010) diretto da Christopher Nolan e Matrix (1999) diretto dalle Sorelle Wachowski – Future Man presenta pochi elementi peculiari, ma li sfrutta al massimo giocando su svariati livelli narrativi, narrazioni dentro narrazioni, un’a-linearità di segmenti narrativi di svariate epoche con cui giocare con le aspettative del pubblico tra simulazioni e dilazioni temporali.
Future Man è infatti caratterizzato dalla rielaborazione di un immaginario cinematografico ben conclamato, tra ribaltamenti di fronte, citazioni, piccoli riferimenti, mostrando sulla falsariga dell’effetto farfalla, le spaventose conseguenze di un particolare evento nella storia, nella creazione di un futuro distopico e i tentativi dei protagonisti di porvi rimedio.
Future Man: tra Giochi stellari e Ritorno al futuro
Lo schema narrativo di Future Man infatti, principalmente nell’incipit della prima stagione per poi essere ampliato e valorizzato nella seconda, riguarda una sorta di fusione creativa tra il leggendario Giochi stellari (1984) diretto da Nick Castle e Ritorno al futuro (1985) diretto da Robert Zemeckis – con il reclutamento del buon Josh Futturman (interpretato da Josh Hutcherson) come membro della resistenza delle Biotic Wars grazie a un videogame spedito indietro nel passato dai ribelli Tiger (interpretata da Eliza Coupe) e Wolf (interpretato da Derek Wilson) – latenti sentimenti edipici tra le due stagioni e viaggi temporali.
Il viaggio nel tempo sopracitato infatti – espediente largamente usato nel cinema di genere dallo stesso Ritorno al futuro sino ad Avengers: Endgame (2019) diretto da Joe & Anthony Russo – diventa così un audace espediente narrativo per Future Man – rimanendovi fedele nelle sue caratteristiche peculiari ovvero l’incapacità stessa dei protagonisti nel poter mutare il corso degli eventi se questi risultano inevitabili. La narrazione si dipana così a cavallo di più epoche al fine di fermare l’inevitabile in ogni modo possibile e immaginabile dal 1969, al 1985 di Ritorno al futuro, sino ai giorni nostri, XXI Secolo e “verso l’infinito e oltre“.
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Non mancano i piccoli riferimenti seminati nel corso della narrazione, come un’ode particolare al genio visionario di James Cameron da omaggi sparsi a Terminator (1984) e Terminator 2: Il giorno del giudizio (1991) a una totale estremizzazione al limite del paradossale dello stesso, da cineasta a scopritore di un nuovo elemento noto come Cameronium – in una sequenza rievocatrice de 2001 Odissea Nello Spazio (1968) diretto da Stanley Kubrick.
E non solo sci-fi, Cameron, Kubrick e Zemeckis, perché Future Man attinge non solo a piene mani anche alle estetiche del formato della sit-com in primis e in secundis alle commedie d’equivoci, ma anche nel ribaltare e rielaborare espedienti utilizzati in pellicole come Attrazione fatale (1987) diretto da Adrian Lyne, in modo funzionale alla narrazione.
Future Man: tra Mad Max e Waterworld, il cammino dell’eroe come decostruzione e ricostruzione del protagonista
La narrazione nella seconda stagione di Future Man riparte esattamente dagli eventi di chiusura della prima, ciò che cambia stavolta è che Futturman è divenuto a tutti gli effetti Future Man, realizzando così un cammino dell’eroe volto alla decostruzione e ricostruzione del ruolo narrativo del protagonista da nerd inetto volto ad atti di onanismo dopo aver finito un videogame, a guerriero del tempo, ampiamente a suo agio a cavallo tra le epoche.
Per Tiger e Wolf invece – ben lontani da come ci sono stati presentati nella prima stagione, il secondo ciclo di episodi diventa l’opportunità per ritornare in una nuova versione del “loro futuro”, nella continua ricerca di una famiglia e del proprio posto nel mondo.
Cambia qualcosa però, la seconda stagione perde un po’ di quella spontaneità e freschezza data dai viaggi temporali e dal continuo contrasto scenico tra Futturman/Future Man ex-giocatore di videogame e Tiger e Wolf che agiscono come fossero combattenti consumati da una guerra millenaria – configurando così una narrazione, meno a-lineare del primo ciclo di episodi, con cui Future Man sfrutta al meglio le proprie peculiarità citazioniste, ampliando l’ambiente narrativo, creando così nuovi contesti scenici in cui gli archi narrativi dei protagonisti – Josh, Tiger, Wolf – vivono e si evolvono.
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Attraverso tale espediente, Future Man configura tre “cammini degli eroi” che andranno progressivamente a incrociarsi con il crescere del conflitto scenico – approfondendo gli effetti delle proprie azioni nel passato – in un futuro distopico a metà tra Mad Max 2: Il guerriero della strada (1981) diretto da George Miller e Waterworld (1995) diretto da Kevin Reynolds.
Anche nella seconda stagione non mancano tuttavia piccoli omaggi e riferimenti, come la presenza dei poster de L’implacabile (1987) diretto da Paul Michael Glaser e Danko (1988) diretto da Walter Hill – la sceneggiatura del sopracitato Terminator 2: Il giorno del giudizio (1991) di James Cameron, e un omaggio delizioso a Law & Order (1990-2010) che merita da solo il bingewatching compulsivo.
Future Man: aspettando la terza stagione
In attesa della terza (e ultima) stagione prevista da Hulu per il 2020, gustiamoci questa stagione di transizione di Future Man, che prosegue le narrazioni avviate dalla prima, reinventando i protagonisti, inserendoli in nuovi contesti scenici e facendoli evolvere in modo inaspettato e sorprendente rendendoli molto più che semplici nerd e ribelli, bensì una squadra di guerrieri del tempo.
Sino a un cliffhanger in chiusura del secondo ciclo di episodi volto a rendere la terza stagione delle avventure di Futturman, Tiger e Wolf, decisamente imperdibile.