Gangs of London – stagione 3: recensione dei primi episodi
Dal 18 aprile 2025 in prima serata su Sky Atlantic arriva la terza stagione di Gangs of London, sempre più spietata e più carica d'adrenalina.
Gangs of London, ideata da Gareth Evans e Matt Flannery riparte con la terza stagione, come sempre divisa i otto episodi. Tra i protagonisti principali torneranno Joe Cole, Michelle Fairley, Sope Dirisu e Brian Vernel, insieme a moltissimi altri, con alcune new entry e delle novità che riguarderanno proprio l’andamento dello show e le peculiarità che l’hanno reso celebre e unico, con un punto di vista più analitico e profondo. Almeno così appare dai primi episodi. In onda su Sky Atlantic e in streaming su Now a partire dal 18 aprile 2025, Gangs of London alza le aspettative e di conseguenza aumenta l’hype.
Gangs of London e i profitti minacciati da più parti
Gangs of London, con la sua terza stagione, sembra non sbagliare un colpo neanche questa volta. Sempre cruda, sempre violenta e sempre insistentemente sanguinaria, ma che nella semplicità dei plot twist e del racconto principale, rende chiaro quale sarà il centro della storia. Elliot, a capo dei Dumani, è costretto a rivangare il proprio passato, un trauma elaborato, ma che non ha tolto dal suo animo la sete di vendetta; intanto Sean è pronto a testimoniare e rischia di portare sul fondo tutti i capi delle gang che serpeggiano nella bruciante Londra della serie. Una città che continua ad essere illuminata, brillando, solo dalla luce degli spari. I problemi aumentano poi quando un importante carico di droga viene avvelenato e tutti coloro che ne hanno fatto uso muoiono nel giro di pochi minuti, tra cui anche qualcuno vicino a Luan, capo del gruppo degli albanesi.
Tornano presenti anche le forze dell’ordine, finalmente si potrebbe dire, e il loro obiettivo è proprio Elliot, colpevole senza sconti che ha cambiato schieramento e che per questo è un imperdonabile bersaglio. I primi episodi della serie tv britannica in onda su Sky Atlantic testimoniano una densità ricca di eventi, dove lo show entra subito nel vivo, gettando letteralmente lo spettatore in quello che è il mondo della serie. Le sequenze raccapriccianti tendono a diminuire leggermente, ma questo non vuol dire che non ci siano scene cruente, tratto distintivo di Gangs of London. I momenti di lotta cercano però una maggiore verosimiglianza, abbandonando tecniche come il rallenty e optando quindi per uno svolgersi dell’azione attraverso arti marziali, con cui nel secondo capitolo avevano esagerato. È ancora presto per dire che quella forma espressiva dell’action sia stata abbandonata, perché anche nella seconda stagione, sono stati gli episodi successivi di mid-season a trascendere la realtà, o per meglio dire, quella che è la realtà della serie.
Piani temporali e sofferenze che tornano dal passato
Tanta azione comunque, quella non può mancare, ma anche più trama, con meno minuziosa ed eccessiva particolarità per la traiettoria dei proiettili o per la studiata coreografia dei combattimenti corpo a corpo. Gangs of London riesce così a coinvolgere da subito, dando vita a tre diverse dinamiche, dove la vendetta è primaria e riguarda non solo i personaggi presenti sin dal primo capitolo, ma anche i nuovi: quelle due figure misteriose che operano nascondendo il proprio volto, che sparano con l’intento di uccidere, impossibili da comprare, come i Wallace e le altre gang cercano invece sempre di fare. La terza stagione opera su tre fronti, eternamente e indissolubilmente legati, capaci di rendere lo show ancora più avvincente e di aggiungere spessore narrativo a una serie che sembra aver imparato dai propri precedenti errori.
Ecco che quell’intricato groviglio di plot della seconda stagione si acquieta e dà libero ingresso a un guizzo psicologico da apprezzare. In questo terzo capitolo di Gangs of London c’è infatti una percentuale più alta di introspezione. A partire dal dare informazioni e sconvolgere con un incipit che celebra le caratteristiche della serie: violenza, efferatezza e disumanità, ma che rievoca ricordi dolorosi. E scoprirne le connessioni con un presente che è andato troppo oltre chiude un primo episodio davvero ben riuscito. La seconda puntata della serie riprende quello stile action, senza però cadere nell’eccessivo e mentre il destino di Sean Wallace mantiene il coinvolgimento più cinico e razionale di fronte a sequenze armoniche nel loro esplosivo dinamismo, il passato di Elliot si guadagna l’appellativo di simbolico interesse emotivo che, in Gangs of London, non è sempre stato centrale.
Gangs of London: valutazione e conclusione
La serie, scegliendo di tornare indietro nel tempo, decide così di scoprire qual’è il background di personaggi le cui azioni hanno spesso sconvolto e comprendere cosa li ha portati dove sono adesso; proprio quel qualcosa in più che mancava alla serie. E farlo alla terza stagione non solo non è scontato, ma è l’intrepido rischio che uno show di livello come Gangs of London doveva correre prima o poi. Dramma ed emozione si alternano così bilanciati e proporzionati nella première di questa terza stagione.
C’è entusiasmo nel lato più intimo e riflessivo e un vigore trascinante nella spirale d’azione e vendetta, quella che si conclude con l’inserimento di nuovi volti che si riveleranno o nuovi nemici o nuovi alleati, ma anche entrambi. Considerando che un altro tratto inconfondibile della serie è quel continuo ribaltamento causato da personalità, motivazioni interni e logica degli affari. Ardita e incandescente, la criminalità britannica della serie torna così a incendiare Londra, che rimane però sempre fredda, indifferente e impassibile di fronte al male che si snoda e che tortuoso invade strade e sotterranei, senza lasciarne puro e intatto neanche l’angolo più minimo, nascosto e insignificante.