Getting curious with Jonathan Van Ness: recensione della serie nata da un podcast

Un programma inedito che rompe gli schemi consolidati della narrazione televisiva.

La serie Getting curious with Jonathan Van Ness, in onda su Netflix dal 28 gennaio 2022, ci porta in territori narrativi inesplorati. Il protagonista Jonathan Van Ness (JVN) trasforma i contenuti strabilianti del suo podcast in un prodotto per la televisione capace di romperne gli schemi più consolidati. Come spettatori, non sappiamo bene cosa stiamo guardando (serie tv, spettacolo comico, reportage giornalistico), eppure il racconto, sorpassando le etichette tradizionali, diventa ipnotico. In fondo, l’obiettivo principale di Getting curious è proprio quello di mettere in discussione le cose che diamo per scontate, così da realizzare una perfetta sovrapposizione tra mezzo e messaggio. Al centro della narrazione, che si snoda in 6 episodi, c’è il punto di vista “curioso” di JVN, parrucchiere e attore in serie di successo come Queer Eye, che provoca il pubblico con domande insolite e risposte sui generis. D’altra parte, la sua stessa biografia è una sorta di manifesto di quello spazio inedito che si colloca al di là del maschile e del femminile, oltre il cosiddetto binarismo di genere e la visione semplificata della realtà. Jonathan Van Ness incarna e interpreta, con ironia, l’audacia delle persone apertamente non binarie, queer e trans, non conformi alle identità di genere prestabilite.

Risposte originali a domande insolite: ecco la cifra narrativa di Getting Courious with Jonathan Van Ness

Ciascun episodio prende spunto da una domanda buffa, come ad esempio Gli insetti sono stupendi o disgustosi?, dando avvio ad un inatteso racconto che coinvolge esperti di entomologia e drag queen. La ricerca della risposta è un vorticoso percorso in cui il protagonista mescola abiti maschili e femminili, ironia e profondità, follia e saggezza. Questo modo di procedere apre nuovi spazi di riflessione, come quando la professoressa di entomologia racconta che, in questo ambito scientifico, le donne sono pochissime e che la ricerca sulla riproduzione degli insetti si è concentrata prevalentemente sugli esemplari di sesso maschile. In altre parole, il patriarcato domina i laboratori e anche tra gli insetti i maschi sono considerati soggetti meritevoli di maggiore considerazione! Nel caso di Getting curious vale dunque la massima di Italo Calvino secondo la quale la leggerezza non è mai sinonimo di superficialità. Ed infatti, le storie di persone non binarie, queer e trans, non conformi alle identità di genere prestabilite, raccontate nel terzo episodio, commuovono per la loro favolosa umanità. I tre ospiti di JVN, accomodati attorno ad un tavolo dello Stonewall Inn, il mitico locale di New York dove ebbe inizio nel 1968 la lotta della comunità Lgbt contro i soprusi della polizia, discutono apertamente di omofobia e transfobia, dello sguardo intollerante della società e di come la moda sia inchiodata ai vecchi cliché del binarismo di genere. Ma la risposta non tarda ad arrivare per bocca di uno degli intervistati che definisce le persone queer come living poems, cioè poesie viventi. Le loro sono storie irregolari, dolorose e resilienti, anche se venate di quell’autenticità propria della poesia.

Guardare Getting curious with Jonathan Van Ness è un po’ come andare sulle montagne russe, poiché divertimento e riflessione si avvicendano esplorando tematiche di grande attualità come l’identità di genere, l’alimentazione sostenibile, l’inquinamento, il razzismo, la speculazione edilizia che impoverisce gli abitanti di molti quartieri periferici delle metropoli occidentali. In fin dei conti, l’originalità di questo programma televisivo rende indulgenti rispetto ad alcune criticità come ad esempio il prolungarsi su alcuni aspetti del racconto meno interessanti di altri.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.5

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