Giorgio Ambrosoli – Il prezzo del coraggio: recensione della docu-fiction Rai
A quarant’anni dall’assassinio di Giorgio Ambrosoli, una docu-fiction per raccontare la storia esemplare di un uomo che ha creduto nel significato della responsabilità e della legalità fino a metterle al di sopra della sua stessa sicurezza.
Con Giorgio Ambrosoli – Il prezzo del coraggio si chiude il trittico che la Rai ha voluto realizzare per ricordare figure e anniversari importanti per la Storia italiana. Dopo Storia di Nilde e Io ricordo. Piazza Fontana è stato il turno della pellicola dedicata all’eroe borghese – a nostro giudizio la più completa e meglio confezionata della trilogia – approdare sul piccolo schermo nella prima serata di Rai Uno dello scorso 18 dicembre. A quarant’anni dal suo brutale assassinio, Stand by Me e Rai Fiction hanno unito le forze per raccontare alle nuove generazioni la vicenda esemplare di un uomo che amava la sua famiglia e il suo lavoro e che credeva nel significato della responsabilità e della legalità fino a metterle al di sopra della sua stessa sicurezza.
Giorgio Ambrosoli – Il prezzo del coraggio: quando il destino di un uomo si fonde con quello di una Nazione
Il risultato è un capitolo cruciale di un romanzo esistenziale, ma anche un insieme di pagine significative che rievocano le vicissitudini di un intero Paese. Di conseguenza, il biopic si fonde e si confonde con il destino di una nazione. Su questo duplice binario si muove un racconto che trova il proprio baricentro drammaturgico nell’arco temporale che dal settembre del 1974 arriva fino all’uccisione avvenuta l’11 luglio 1979. Si tratta del periodo in cui Giorgio Ambrosoli fu commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona e che lo vide indagare sugli snodi di un sistema politico-finanziario capillare, corrotto e letale, che nella sua struttura tentacolare tirava dentro tra gli altri la P2 e lo IOR.
Giorgio Ambrosoli – Il prezzo del coraggio: il punto di vista inedito di Silvio Novembre restituisce un’immagine inedita dell’uomo pubblico e privato
Questi cinque anni vengono ricostruiti in maniera dettagliata attraverso il punto di vista inedito del maresciallo della Guardia di Finanza Silvio Novembre, recentemente scomparso, che fu accanto ad Ambrosoli proprio nei cinque anni del suo incarico. La “sua” voce fuori campo – interpretata da Claudio Castrogiovanni ma allo stesso tempo autentica perché ispirata alle parole espresse dallo stesso Novembre in alcune interviste e articoli tra cui Le fatiche della legalità – guida lo spettatore nelle scene di finzione e nelle parti documentaristiche, restituendo un’immagine inedita dell’uomo pubblico e privato, dell’avvocato coerente e lavoratore instancabile ma anche del marito e padre devoto verso la moglie e i tre figli.
Alessio Boni riesce a rintracciare tutte le sfumature caratteriali di Giorgio Ambrosoli nella fiction Rai
A dare corpo e voce all’avatar audiovisivo di Ambrosoli nelle sequenze di fiction che fanno da controcampo ai materiali d’archivio originali che lo ritraggono, un Alessio Boni calatosi perfettamente nella parte, capace di restituire le due facce della stessa medaglia e le sfumature caratteriali del personaggio che gli è stato affidato. Al suo fianco un cast altrettanto all’altezza della situazione, a cominciare dal già citato Claudio Castrogiovanni, passando per Fabrizio Ferracane e Dajana Roncione, rispettivamente nei panni di Michele Sindona e Annalori Ambrosoli. Proprio quest’ultima regala alla sezione documentaristica la testimonianza più toccante tra quelle raccolte, che si va a sommare a un coro greco di collaboratori, amici, scrittori, giornalisti, giudici e magistrati.
Giorgio Ambrosoli – il prezzo del coraggio: un impeccabile assemblaggio dei materiali d’archivio
Ne viene fuori un ritratto corale fatto di interviste, ricostruzione di fiction e un lavoro certosino di assemblaggio dei materiali d’archivio (video, audio, foto, titoli di giornale, scritti privati, agende, la lettera-testamento), alcuni dei quali esclusivi e inediti, che dialogano tra loro in maniera efficace e scorrevole. Il merito degli autori e del regista Alessandro Celli è quello di non avere portato sullo schermo il solito compendio wikipediano, nel quale ci si limita a mettere in ordine cronologico gli eventi, ma di avere individuato gli highlights chiave necessari a comporre un mosaico capace di restituire allo spettatore tanto l’uomo quanto l’integerrimo professionista.