Gli anelli del potere: recensione finale della serie Prime Video

Gli anelli del potere non è la serie fantasy che ci era stata promessa e l'ultimo episodio ne è l'ulteriore conferma

Una volta esisteva un sogno, e quel sogno si chiamava Gli anelli del potere. Gli amanti del Legendarium Tolkieniano speravano di poter gioire di un’opera affine agli scritti del suo autore, mentre i fan del genere fantasy di assaporare una serie diversa da tutte le altre. È ciò che ci era stato promesso da Amazon, un prodotto fuori dall’ordinario in grado di sovvertire per sempre le regole della televisione. Con tali presupposti in molti hanno riversato nella serie non poche aspettative. Purtroppo, nessuna è stata mantenuta, e con rammarico non possiamo che definirci delusi dal nuovo adattamento delle opere di Tolkien.

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A scontentarci non è stata l’attinenza ai romanzi, ossia la tanto criticata canonicità dell’opera, anche se si poteva compiere qualche passo in più per accontentare i fan più accaniti. Non riguarda neanche l’inclusività o l’utilizzo della computer grafica. Niente di tutto ciò, il vero problema de Gli anelli del potere risiede a monte, a quel tavolo di scrittura povero di fantasia, di contenuti e messaggi. A tale aspetto si aggiunge una messinscena sterile, frettolosa e priva di fascino. Alla serie di Amazon manca il cuore e soprattutto una sceneggiatura che vada oltre le frasi fatte.

Gli anelli del potere - Cinematographe.it

Dal punto di vista della restituzione grafica non possiamo fare che i complimenti al comparto visivo, perché il tutto è stato realizzato con minuzia. Tuttavia, è una magniloquenza fine a sé stessa. La Terra di Mezzo non si racconta da sola, il paesaggio non diviene personaggio anch’esso, rimane soltanto uno sfondo ben realizzato. Gli anelli del potere manca di stupire, di portare il pubblico in un mondo altro con occhi infantili e curiosi. È quel tipo di fascinazione che ci saremmo aspettati ritornando nella Terra di Mezzo. L’altra faccia della medaglia è la bidimensionalità dei protagonisti, uomini e donne con cui non riusciamo ed empatizzare, che non ci parlano di noi e del nostro tempo. Ma andiamo con ordine in questa folle corsa che è stata Gli anelli del potere.

Elfi che tali non sono e facili rimandi alla trilogia di Jackson

Gli anelli del potere - Cinematographe.it

Come dicevamo, Gli anelli del potere doveva essere una serie senza precedenti, e dal punto di vista dell’investimento produttivo così è stato, ma il tutto si esaurisce qui. Gli ideatori, in un atto emancipatorio volevano allontanarsi dalla trilogia di Jackson. Eppure, soprattutto nel finale, cospargono la storia di continui rimandi al Signore degli Anelli cinematografico. Lo fanno attraverso battute e parallelismi con i personaggi dei film: Arondir e Browyn come Aragorn e Arwen, Nori e Poppy come Frodo e Sam e via discorrendo. In questo modo la storia viaggia con il guinzaglio tirato dal citazionismo e dai collegamenti forzati. Un modus operandi ormai rodato dalle produzioni televisive della Marvel, e che alla lunga finiscono per snaturare la storia di una propria autonomia.

Abbiamo accennato ai protagonisti, ma per poterne parlare in modo approfondito dobbiamo prima passare per le diverse razze che abitano le terre de Gli anelli del potere. Il mondo a cui Tolkien ha dato vita è variegato e complesso, in cui la biodiversità, genetica e culturale, dà forma al racconto. Nella serie di Prime Video tutto ciò viene a perdersi, e le uniche differenze tra un popolo e un altro risiede nel mero aspetto. Gli elfi di J. D. Payne e Patrick McKay vengono contraddistinti come tali solo attraverso le caratteristiche orecchie a punta, ma aldilà di questo non sono diversi dagli esseri umani.

Celebrimbor - Cinematographe.it

Gli elfi nella loro essenza immortale concepiscono il tempo in maniera differente, ed essendo i primi figli di Eru Illuvatar nonché i soli ad aver convissuto con le divinità di Valinor concepiscono anche la vita differentemente dagli uomini. Su di essi grava una lunga memoria e una saggezza millenaria senza eguali. Anch’essi sono vittime dell’orgoglio, della passione e dell’ira, ma è il modo di esprimere le proprie pulsioni che li differenzia dalla razza degli uomini. Un esempio è la Galadriel di Morfydd Clark, una protagonista che tale non è. È con lei che gli sceneggiatori inciampano a più riprese, restituendoci un’elfa millenaria con l’atteggiamento di un’adolescente ribelle. Anche se non è a Galadriel che viene riservata la peggior caratterizzazione elfica, ma al Celebrimbor interpretato da Charles Edwards.

Gli anelli del potere e una messinscena standardizzata

Gli anelli del potere - Cinematographe.it

La caratterizzazione degli esseri immortali non è un problema solo de Gli anelli del potere, in quanto per noi è difficile contemplare l’immortalità. Registi come Peter Jackson ci sono riusciti, come anche Jim Jarmush con Solo gli amanti sopravvivono. Eppure, il paragone che meglio esprime la riuscita di un’immortale sul piccolo schermo è il Godric di True Blood. Senza andare lontani, lo stesso Tolkien ha ben descritto i timori e la vita degli elfi. Alcuni, stanchi della Terra di Mezzo, abbandonavano quelle sponde per la terra beata, altri invece si lasciavano morire in preda alla disperazione. Ciò che contraddistingue questa razza è una aura, antica, solenne, luminosa. Fattori che non abbiamo riscontrato nè in Galadriel né per esempio in Gil-galad, che dovrebbe essero il sommo re.

Gli unici, ma era difficile non riuscirci, ad avere un’ottima caratterizzazione sono i nani di Khazad-dûm, a cui si aggiunge una riuscita interpretazione da parte del cast. Passando al vaglio le varie razze arriviamo ai Pelopiedi, inseriti quasi forzatamente all’interno della macrotrama, come se senza Hobbit non si potesse raccontare il mondo di Tolkien. Ad essi va la storyline più debole e a tratti più noiosa dell’intera serie. Se li osserviamo in un’ottima d’insieme, il loro scopo ci pare superfluo. Ma passiamo ora al cuore pulsante della nostra recensione, la scelta stilistica e la messinscena.

Pelopiedi - Cinematographe.it

Gli anelli del potere manca di autorialità, di scelte coraggiose che potessero anche scoraggiare il pubblico generalista. Quella di Prime video è una serie mainstream a tutti gli effetti, e di innovativo ha solo il costo produttivo. A livello di patina visiva e di suggestioni fiabesche ed eroiche la serie viaggia sullo standard. L’immaginario che ci saremmo aspettati era qualcosa di non dissimile dal Sir Gawain e il cavaliere verde di David Lowery, un film non perfetto ma con un marcato senso estetico, un’impronta stilistica che ben si coniuga al racconto de Il Silmarillion. Il fantasy consente di addentrarsi in mondi bellissimi, in cui le nostre fantasie e i nostri incubi prendono vita. Nella serie, dai pelopiedi ai numenoreani, tutto sa di già visto, rodato, facente parte di un immaginario collettivo già sedimento come se fosse realtà.

Al di là della canonicità, il vero compito di un adattamento

Halbrand e Arondir - Cinematographe.it

L’adattamento di un’opera, che sia letteraria o videoludica, è sempre difficoltosa. Da una parte troviamo un fandom – oggi più aggressivo che mai – con una propria idea collettiva del materiale di partenza, dall’altra il pubblico generalista. Con Gli anelli del potere si doveva trovare il giusto compromesso per entrambi, guardando ovviamente ad una narrazione moderna e suggestiva. Il Silmarillion di Tolkien, per come è stato inteso dall’autore stesso, non può essere rappresentato nello stesso modo né al cinema né in televisione. Ogni medium ha il proprio formato, le proprie regole, e molto dev’essere contratto, cambiato e per l’appunto adattato. Il problema, quindi, non è la canonicità, ma la fedeltà all’anima di un’opera, alla sua essenza più pura. Tutto ciò va oltre il discorso razziale, barbe o non barbe, capelli corti o meno. L’importante è la caratterizzazione del personaggio, la sua profondità emotiva e il background di partenza.

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Molti dei personaggi de Gli anelli del potere ci sono sembrati fini a sé stessi, in primis Browyn e Arondir e i già citati Pelopiedi che proprio nel finale di stagione occupano una fetta importante della storia eclissando avvenimenti ben più rilevanti. Ai Numenoreani, per esempio, va il peggior adattamento, salvo forse l’Elendil di Lloyd Owen. Su questo versante J. D. Payne e Patrick McKay mancano proprio il bersaglio, restituendoci un popolo non dissimile da altri, ma che in realtà negli scritti di Tolkien ha una propria cultura e destino. I numenoreani sono un popolo a parte rispetto agli altri esseri umani, sono dotati di lunga vita e ampia statura. Nei loro cuori risiede il risentimento verso i Valar e l’immortalità degli elfi.

Gli anelli del potere - Cinematographe.it

Purtroppo, tale caratteristica viene scartata in favore di scene familiari da teen drama e da dubbie scelte politiche. Parliamo ovviamente di Miriel e dalla sua volontà di scendere in battaglia alla cieca, come se un regnante andasse ad una sfida di braccio di ferro. Un discorso che si aggrappa ai buchi temporali de Gli anelli del potere, basti pensare all’arrivo dell’esercito Numenoreano giusto in tempo per “salvare” le terre del sud. Ma non ci fermeremo oltre su questo aspetto, in quanto ci vorrebbe un articolo a parte. Siamo duri con Gli anelli del potere, ma soltanto perché le aspettative erano molto alte. Aspettative alimentate dalla stessa campagna pubblicitaria della serie, e non per pura passione. Molto è stato promesso, molto è stato promosso in modo particolare. Un po’ come lo spot di uno shampoo miracoloso in grado di farti ricrescere i capelli, ma una volta acquistato inefficace. Promesse son state fatte e alla fine non mantenute. Tale discorso non giustifica in alcun modo l’accanimento spietato verso gli interpreti, anche a sfondo razziale.

Gli anelli del potere, da Sauron al regno nanico

Sauron - Cinematographe.it

Detto ciò, cosa non ci ha convinto pienamente della trama? Sono molte le scelte effettuate in fase di scrittura che non hanno funzionato, a partire da elementi ben introdotti e utilizzati in modo superfluo. È il caso della spada nefasta forgiata da Sauron, finita per essere una semplice chiave. La creazione di Mordor avrebbe richiesto maggiore solennità e finisce per esaurirsi in un battito di ciglia, come d’altronde la forgiatura degli anelli elfici e il disvelamento di Sauron. Quest’ultimo mistero ha caratterizzato tutta la storia e la campagna social, ma non si rivela il colpo di scena sperato, in quanto il pubblico, assai attento, ne aveva intuito le derive fin dai primi episodi.

Potremmo parlare della resistenza dei protagonisti ad un’esplosione pirotecnica, ma è un argomento di cui si è già ampiamente dibattuto; il pulsante per la sospensione dell’incredulità con Gli anelli del potere si è inceppato a più riprese. Fino a questo punto abbiamo elencato le difficoltà contratte dalla serie, ma in essa risiedono anche alcuni aspetti ben realizzati, come l’Adar di Joseph Mawle e la storyline degli orchi. Sebbene la storia dei pelopiedi non sia delle più riuscite, ci è piaciuta la loro caratterizzazione estetica, dalle noci tra i capelli alla loro sottocultura. Visivamente d’impatto è il regno nanico come i suoi abitanti. Re Durin, visto in poche scene, trasmette una certa solennità regale e la testardaggine – in questo caso giustificata – del suo popolo.

Gli anelli del potere - Cinematographe.it

Tuttavia, i vari segmenti della storia mal si amalgamano nel racconto totale. Ogni elemento sembra separato, disgiunto, come se la narrazione fosse a compartimentazioni; manca il flusso. Rimanendo in ambito mainstream, è all’Eternals di Chloé Zhao che pensiamo quando si parla di adattamento moderno. Il film della regista premio Oscar di discosta solo in apparenza dal materiale fumettistico, riuscendo a creare qualcosa di intimo, reale e tangibile nella sua fantasia. Personaggi prima solo uomini, e quasi tutti bianchi, sono stati portati sullo schermo da un cast eterogeno e azzeccato. Il film è riuscito a coniugare lo spirito degli Eterni dei fumetti con l’attuale discorso culturale e sociale, nonché utilizzando i vari stilemi del cinema di oggi. Costruire una serie televisiva è differente, questo lo sappiamo, ma l’idea di fondo rimane la stessa. Gli anelli del potere manca di quel guizzo, di quella volontà di portare avanti la sovversione fino in fondo, invece di fermarsi al markenting e ai numeri.

Vi ricordiamo che lo show è disponibile interamente su Prime Video.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 2.5

2.7