Gli eredi della terra: recensione della prima puntata della serie spagnola in onda su Canale 5
Sequel della fortunata serie spagnola La cattedrale del mare, Gli eredi della terra ci porta nella Barcellona del Tardo Medioevo, con una scenografia sorprendente e una storia convincente che prova a rifuggire l'effetto soap che caratterizza da sempre il genere.
Prodotta da Altres Media, Televisió de Catalunya e Netflix in collaborazione con Diagonal TV, Gli eredi della terra è il sequel della serie spagnola La cattedrale del mare, attualmente disponibile su Netflix dove è uscita per la prima volta, per poi essere trasmessa su Canale 5 nel 2020. Il grande successo riscosso ha spinto Mediaset a trasmettere in prima assoluta il sequel, in uscita su Netflix solo dopo la messa in onda completa.
La storia ad ogni modo si concentra su un nuovo personaggio, Hugo Llor – c’è infatti quasi una sorta di passaggio di testimone nel primo episodio – e la si può seguire senza perderne sfumature anche senza aver visto la prima serie, che era concentrata sul personaggio del servo Arnau Estanyol. Al centro ancora una volta una storia di riscatto sociale, giochi e soprusi di potere, che riesce ad appassionare senza troppi intrighi e con sfondo una scenografia affascinante che si conferma come il grande punto di forza di questa produzione.
La serie è composta da otto episodi e va in onda ogni domenica per tre serate alle 21.25 su Canale 5, trasmettendo ogni sera una puntata composta da tre episodi, ad esclusione dell’ultima che ne comprenderà due. Ogni puntata dopo la messa in onda sarà disponibile su Mediaset Play.
Gli eredi della terra: la trama della serie TV spagnola in onda su Canale 5
Nella Barcellona del 1387 Hugo Llor (Yon Gonzàlez), un ragazzo di umili origini e figlio di un uomo che non è sopravvissuto al mare, deve allontanarsi dalla madre per lavorare in un cantiere navale, prospettiva che si sposa con il suo desiderio di diventare un costruttore navale. La sua fortuna è quella di poter contare sulla protezione di Arnau Estanyol (Aitor Luna), che ripensando alla sua di storia, rivede in lui la possibilità di poter ricambiare quello che la sorte gli ha offerto, salvandolo.
Ma la fortuna costruita da Arnau, un tempo umile servo e diventato adesso un cambiavalute dalla vita agiata, non è vista di buon occhio dalla nobiltà spagnola, che decide di sbarazzarsi di lui. Hugo, che poco conosce del mondo, dei giochi di potere e delle diatribe sociali che subisce ma non comprende, si ritrova completamente spaesato. La sua fortuna sarà incontrare uomini generosi che gli offriranno la possibilità di salvarsi, fino a riuscire a sopravvivere e a iniziare una vita umile e onesta che però verrà messa a dura prova dal destino.
Scenografia affascinante e una storia interessante: una serie storica spagnola a cui dare una possibilità
Così come ne La cattedrale del mare fotografia e scenografia con i suoi giochi di luce e oscurità, con le sue architetture slanciate, gotiche ed imponenti, che muovevano la storia per ambientazione – la terra e il mare, la città, le case dei nullatenenti scavate nella pietra e i palazzi nobiliari – anche ne Gli eredi della terra è impossibile non farsi catturare dalla bellezze dei luoghi ove avviene la narrazione. La cura di un’estetica prorompente che travolga lo spettatore in una storia d’altri tempi è senz’altro uno dei marchi di fabbrica più evidenti di una serialità spagnola che nel genere storico e costume cerca di fare un salto in avanti, complice anche l’egida di Netflix.
Per chi infatti guarda le due serie nel complesso delle tematiche trattate, sono due i punti evidenti: raccontare il riscatto sociale, tematica universale che da sempre è cara al pubblico, e rinnovare il genere storico spagnolo che si colloca nel filone dell’Inquisizione. La storia de Gli eredi della terra cerca infatti di costruirsi sui personaggi, sul loro percorso di formazione, sulla loro ricerca di una collocazione sociale e politica, senza aggrapparsi troppo ad intrighi o storie d’amore, che almeno nei primi tre episodi sono ridotte all’osso e presentate come possibilità di evoluzione emotiva e sociale. Questa scelta mitiga molto l’effetto soap che si intravede in scelte registiche a volte telefonate e superflue, anche dove gli eventi sono già ben chiari e comprensibili allo spettatore. Pur se la recitazione non spicca particolarmente, l’evoluzione dei personaggi – stereotipati senz’altro ma comunque dalla forte empatia – resta il principale motivo che rende la storia interessante.
Tuttavia la scelta di voler realizzare un prodotto che faccia incontrare due target – quello degli amanti dell’intreccio e quello di chi ha invece gusti più raffinati e cerca più piani di lettura, sembra essere un obiettivo abbastanza perseguibile ne Gli eredi della terra, che si rivela una serie senz’altro semplice, basata su tematiche universali ma sempre accattivanti, che intrattiene senza pretese. Ottimo anche il ritmo scorrevole che rende la serie asciutta e interessante, un dettaglio non da poco considerata la scelta di trasmettere tre episodi dalla durata di circa 40 minuti ciascuno insieme, pur sempre un rischio per una serie storica.
Regia: 2.5/5
Sceneggiatura: 2.5/5
Fotografia: 3/5
Recitazione: 2.5/5
Musiche: 2/5
Emozione: 2.5/5
Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 2.5
2.6