God Friended Me: recensione della serie tv in onda su Premium Stories
Debutta anche in Italia, con Premium Stories, la commedia tv God Friended Me. Accettereste mai una richiesta di amicizia da Dio? La nostra recensione.
E se Dio in persona ti chiedesse l’amicizia su Facebook? È quello che accade al protagonista di God Friended Me, la nuova serie tv in arrivo in esclusiva su Premium Stories dal 20 Aprile 2019. Già rinnovata per una seconda stagione negli Stati Uniti, la serie tv ha stregato positivamente l’America e conta di ripetersi anche qui.
God Friended Me: un Dio per amico
Miles Finer (Brandon Micheal Hall) è giovane e intraprendente, e grazie al suo carisma conduce un interessante podcast radiofonico, nel quale tratta diffusamente la tematica della NON esistenza di Dio sostenuta dal suo incrollabile ateismo, posizione estrema che ha portato anche all’interruzione del rapporto con il padre, un reverendo invece molto convinto del suo ruolo. Tragici avvenimenti del passato sono quelli che hanno condotto Miles alla totale miscredenza, gli stessi che lo hanno anche fatto addivenire alla conclusione che se un Dio davvero esistesse, al mondo ci sarebbero meno brutture, morti ingiuste e destini iniqui. Ma il deus (ex machina) è dietro l’angolo, e un giorno come piombata dal nulla, Miles riceve un’insolita richiesta di amicizia su Facebook; il richiedente ha il profilo di un cielo celeste con al centro una candida nube bianca, e porta il nome di Dio. Dapprima radicalmente scettico e convinto si tratti del solito burlone, Miles inizierà poi a vacillare quando il presunto Dio (moderno, virtuale e fin troppo digital) inizierà anche a inviare suggerimenti di altre amicizie da accettare. Coincidenze, casi, presagi del destino, esistenze concatenate, un intrico di situazioni solo all’apparenza casuali che poco alla volta porteranno il giovane a scorgere un grande schema che forse coinvolge e lega insieme tutti quegli stravaganti accadimenti a catena. Di chi è l’account a nome Dio che continua a pressarlo con la richiesta d’amicizia? E, soprattutto, chi sono le persone che Dio sta suggerendo e caldeggiando per un contatto?
God Friended Me: un affresco sui dubbi esistenziali che accompagnano le nostre vite
Partendo dall’idea originale quanto irriverente (degli statunitensi Steven Lilien e Bryan Wynbrandt) di un Dio moderno, digitale e digitalizzato che non si palesa più tramite luce divina ma bensì tramite una notifica Facebook, God friended me (letteralmente, Dio mi ha chiesto l’amicizia), nuova serie americana in onda su Premium Stories a partire dal 20 aprile 2019, è un simpatico affresco sui dubbi esistenziali, e sulla presenza (più o meno dimostrabile e più o meno confutabile) di un’entità superiore che controlli e supervisioni costantemente le nostre vite. Dall’incrollabile miscredenza e verso una probabile messa in discussione della stessa, la storia di Miles (il giovane attore Brandon Micheal Hall, dotato dell’espressività intima ma brillante del ragazzo sempre pronto a mettersi in discussione) sfrutta la forzatura dell’inopinato contatto con Dio per farci riflettere su pregiudizi, condizionamenti, e sulle occasioni (perse e ritrovate), all’interno di un microcosmo societario reso sempre più veloce dalla tecnologia ma sempre più lento e incapace dal punto di vista dei rapporti, specie se potenzialmente solidi, profondi, sostanziali. Le perdite (reali o circostanziali) della vita sopraggiungono invece a creare quel filo conduttore che si lega poi a una catena di destini incrociati che vogliono forse dire qualcosa, rilanciare la possibilità di una fiducia condivisa, rimettere in gioco le carte stesse del destino. Una missione che, in effetti, solo Dio (a mezzo tavole di pietra scambiate su un monte o richieste d’amicizia tramite social, poco importa) potrebbe concepire.
God Friended Me, in Italia con Premium Stories da Aprile 2019
Divertente e dinamica, God Friended Me si tuffa nel mondo sovraesposto e ipercomunicativo dell’oggi, sferrando una critica trasversale al mondo dei social e all’inflazionamento – nei nostri mondi ipersocial – dei numeri e dei contatti, numeri che sono poi inversamente proporzionali alla profondità dei rapporti instaurati. Allo stesso tempo sottolinea, però, anche la controversa dinamica dell’anonimato di un profilo che dietro al nome Dio può celare qualsiasi identità, più o (di solito) meno in grado di fare miracoli.