Gomorra – Stagione 4: recensione
Dopo una terza stagione tiepida la quarta stagione di Gomorra guarda al passato raccontando nuove dinamiche della criminalità organizzata confermando di essere al serie italiana di punta
I giochi si sono conclusi di nuovo e il cerchio si è chiuso così come si era aperto. Gomorra con la quarta stagione torna alle origini in tutti i sensi: nello stile e nel nome ormai leggendario di chi detiene il potere assoluto. Di nuovo i Savastano. Gli sceneggiatori Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli, Enrico Audenino, Monica Zapelli, hanno scelto “il passato” raccontando, però, nuovi aspetti dell’impero della camorra: il mondo della finanza corrotta, le inchieste della magistratura, l’economia nera che costruisce infrastrutture con soldi macchiati di sangue, tanti piccoli poteri locali…
Dopo una terza stagione “tiepida” che ha raggiunto livelli altissimi di pathos solo nell’ultima puntata con la morte di Ciro Di Marzio (Marco D’Amore), personaggio di punta della serie, la quarta stagione si riprende letteralmente “tutt’ chell che è ‘o suo” parafrasando una celebre battuta di Pietro Savastano, ormai entrata nel linguaggio comune.
Gomorra – Quarta stagione: il puzzo della criminalità
La cattiveria è quella degli esordi, quando Gomorra, nata dall’omonimo best seller di Roberto Saviano, si affaccia nel 2014 nella serialità italiana scardinando ogni regola e presentandosi come un prodotto del tutto nuovo che in poco tempo è diventato di culto anche all’estero. La criminalità in tv, infatti, a partire da quel momento ha avuto un volto inedito: non più edulcorato come molte fiction negli anni ci hanno mostrato, ma talmente vero da sentire forte e chiaro il “puzzo” nauseabondo dell’illegalità. In queste ultime 12 puntate è tornato prepotentemente ed è incarnato pienamente dal personaggio di Patrizia (Cristiana Dell’Anna): un tempo semplice commessa con a carico i fratelli, ora diventata “Donna” a capo di Secondigliano, potere consegnatole direttamente dal temibile Genny Savastano (Salvatore Esposito).
È con lei che all’inizio della stagione si riassapora la crudeltà indicibile con l’uccisione a sangue freddo di due ragazzini che le avevano mancato di rispetto. “La paranza dei bambini” finisce così nel sangue in un universo in cui non c’è pietà nemmeno per l’innocenza. In Patrizia prende, così, forma totalmente il male, un passaggio graduale, anche fisico: una lunga coda di cavallo, trucco pesante, abbigliamento ricercato. Non è più un’anonima ragazza di Secondigliano: Patrizia si osserva spesso allo specchio e sembra non riconoscersi, guasta fuori e dentro. Osserva da lontano il fratello rimasto onesto e sembra quasi compiacersi all’idea di essere un boss, lontana dalla vita onesta ma di stenti che faceva un tempo. La sua sembra la reincarnazione di Donna Imma – nella prima stagione capace di costringere un uomo a suicidarsi – ma la “stoffa” è molto diversa.
Tante le dinamiche che muovono i personaggi in una guerra al massacro, all’inizio silente poi sempre più spietata: una donna forte e caparbia a capo di Secondigliano non può essere accettata nella logica del patriarcato mafioso: “Il mondo è cambiato ma noi non cambiamo mai!” è la sentenza del capofamiglia del clan dei Levante. Anche in questi aspetti Gomorra sembra guardare al passato, in quelle frasi ad effetto, vere e proprie massime, che rivelano una certa saggezza anche in degli spietati criminali. Stavolta, però, non è solo il loro volto a emergere ma più preminente che in passato anche quello della legge: incarnato in quello rassicurante del magistrato Walter Ruggieri per il quale Genny diventa un’ossessione. Una novità nell’universo senza speranza di redenzione di Gomorra che, si intuisce, avrà un seguito nella prossima stagione.
Gomorra – Quarta stagione: la bellezza del male
Immancabile il doppio gioco, costante della serie, nel quale “maestro” è stato in passato Ciro “L’Immortale”. Nessuno è quello che appare e a farne le spese saranno anche i personaggi che avevano “guidato” la rivolta contro Ciro e Genny “tradendo” le aspettative in questa stagione. Come Sangue Blu (Arturo Muselli) che non riesce ad avere nessun tipo di autorità e perde il controllo del suo territorio, Forcella, e gli affetti più cari: come Valerio (Loris De Luna), il ragazzo di buona famiglia scopertosi votato alla criminalità, che viene assassinato in una vile congiura.
La morte di Valerio, tra l’altro, è una delle immagini più potenti di questa stagione, di una bellezza visiva straziante e incisiva: il corpo senza vita del ragazzo lasciato nel bagagliaio aperto della sua auto sotto casa dei genitori, sullo sfondo lo splendore di Posillipo. Un’atroce ed efficace metafora per giovani vite sprecate, incapaci di vedere la bellezza, artefici della loro fine.
La regia che si fa in cinque in questa quarta stagione – Francesca Comenicini, Claudio Cupellini, Marco D’Amore, Enrico Rosati, Ciro Visco – mantiene lo stile inconfondibile di Gomorra: la macchina che segue i personaggi di spalle, i primi piani intensi sugli attori, le sequenze d’azione serrate e avvincenti.
Gomorra – Quarta Stagione: Genny Savastano è tornato
C’è un’altra trasformazione in questa stagione che destabilizza il clima già di tensione ma che sin dall’inizio non convince totalmente: quella di Genny Savastano che si vuole riciclare imprenditore ripulito. Dei panni che non gli appartengono, la sua natura è un’altra, scomodando di nuovo il padre Pietro: “’Sta giacca non è sua”. Delle suggestioni che affiorano spontanee durante la visione di questi 12 episodi che nel finale di stagione vengono confermate. “Per quelli come noi i sogni non esistono” dice Genny, confermando quello che la cronaca nera ci racconta ogni giorno. Genny non è altro che un “Provenzano” più giovane e dall’aspetto rude ma il loro destino sembra essere comune. Forse sarà proprio la quinta stagione già annunciata a dircelo.