Halo: recensione della serie TV Paramount
Il franchise di Halo è storia del mondo videoludico: dal primo sparatutto del 2002 ai seguenti capitoli di Bungie Studios, fino a Reach, e includendo nel discorso i fumetti, i romanzi, film d’animazione, alcune webserie (e la Halopedia, nel web), Halo ha potuto e dovuto adattarsi al linguaggio di ogni medium esistente per espandere il proprio universo dalle mille potenzialità. E ci è riuscito, soprattutto grazie a un planetario successo equamente spartito fra critica e pubblico che ha spinto le vendite dei soli videogiochi, a oggi, a 80 milioni di copie (dato stimato nel 2021).
L’universo di Halo continua la sua espansione
Con Steven Spielberg e la sua Amblin Television come produttore esecutivo e la coppia formata da Kyle Killen e Steven Kane alla sceneggiatura, la serie di Halo aggiunge al mosaico ancora splendente di questa galassia un ulteriore tassello, fondamentale per permettere all’opera di essere ulteriormente ricordata e proiettata nel futuro delle generazioni a venire mediante il suo aggiornamento nel presente. L’opera seriale è una preziosa occasione per rispolverare un cosmo così variegato e così allargato, capace di trarre il meglio da sé proprio grazie alla modalità di fruizione che i tempi dilazionati e i meccanismi di una serie possono garantire.
La colonia Madrigal e gli Spartan sotto una nuova luce
Chi, con un solido background di conoscenza dell’universo videoludico, tenta il primo abbordo con la serie di Halo troverà pane per i suoi denti ma rimarrà allo stesso tempo sorpreso dall’enorme mole di informazioni ed elementi che sono stati prelevati da prodotti secondari rispetto ai capitoli canonici. Il primo riferimento è quello a Madrigal, colonia umana che fa la sua comparsa solo nei libri e pianeta su cui veniamo catapultati all’inizio delle vicende: qui alcuni personaggi, impelagati in discussioni sull’attuale situazione sociopolitica, menzionano gli Spartan, unità speciale di soldati geneticamente e tecnologicamente avanzati ideati dalla UNSC (United Nations Space Command) per far fronte alle minacce provenienti dallo spazio.
L’approccio a Master Chief (interpretato da Pablo Schreiber) Spartan che è personaggio principale e punto di vista di Halo, è inedito: la prospettiva viene ribaltata e da soggettiva diventa oggettiva, messa talvolta in dubbio (gli Spartan sono neutrali, salvifici o pericolosi?), con un’introduzione che passa attraverso le descrizioni di altri, protagonisti quanto lui. Nel filtrare la narrazione attraverso i civili e il loro subire la guerra c’è uno sguardo vagamente antimilitarista nella tradizione più feconda delle opere di guerra (più che di fantascienza), tanto che dello spirito di Halo torna preponderante l’attenzione per tutto ciò che concerne il mondo bellico: le sue armi, sia nemiche che alleate; i suoi veicoli, di terra e di cielo; le strategie di attacco e difesa, nonché i giochi di suoni e luci prodotti dalla tecnologia Covenant, ossia aliena, qui graficizzata senza risparmi sulla violenza che produrrebbe in un assetto più realistico.
Un discorso analitico sulla guerra come intrattenimento
L’assedio iniziale è un gancio perfetto per accalappiare l’attenzione dello spettatore: il mistero del nemico ancora inconoscibile – a differenza della serie videoludica, che mentre cala il giocatore in prima persona nei panni di Master Chief lo illumina immediatamente sulla natura della razza aliena mediante l’AI Cortana – contribuisce ad aumentare i livelli di una tensione graduale che viene sprigionata senza mezze misure nel momento dello sterminio della colonia, cui sopravvive solo la protagonista. Il pilot di Halo, poi, prosegue seminando i primi indizi sull’esplorazione della cultura dei Covenant, andando ad aprire i quesiti sulla religione, sulla società e sulla politica aliena che sono, ogni volta che li si raccoglie in una grotta di qualche pianeta, la componente misterica fondamentale dell’universo di Halo.
Ci si aspettava che una serie su Halo dovesse restituirne fedelmente non solo le atmosfere ma anche i codici veri e propri, altrimenti sarebbe stato un mero pretesto per produrre un’opera seriale di successo avvalendosi di un marchio di cui non si sarebbe rispettata l’anima. Invece Halo fa di più: quegli stessi codici li prende e li adopera nell’edificazione di un discorso che sa incunearsi in spazi ben più profondi, stratificandolo. L’orrore della guerra, sia pure quella metaforica fra mostri e uomini (ed è qui innegabile l’influenza del cinema di Blomkamp, che a sua volta aveva usato l’idea dell’anello di Halo per il suo Elysium) e mai troppo fuori dai cardini del puro intrattenimento, può essere reso a dovere solo se nella trasposizione da videogioco a serie l’interattività lascia spazio all’osservazione e, dunque, se cessiamo di essere il soldato per cingere i panni del civile.
Halo è disponibile dal 24 marzo 2022 in streaming su NOW e on demand su Sky versione sottotitolata, mentre la versione doppiata in italiano esce su Sky Atlantic il 28 marzo.