Heartbreak High – stagione 2: recensione della serie Netflix
La serie TV Netflix è un racconto onesto e profondo che sa essere, a tratti, anche crudo.
Cambiare. Tanto, molto, forse troppo. Un eterno movimento centrifugo e centripeto dopo e durante il quale non si è più come prima. Capita questo agli adolescenti e capita questo anche ai protagonisti della seconda stagione di Heartbreak High, serie, creata da Hannah Carroll Chapman, e che si ispira a quella omonima degli anni ’90, che arriva su Netflix l’11 aprile 2024 con i suoi 8 episodi. Harper (Asher Yasbincek) e Amerie (Ayesha Madon), migliori amiche da sempre, tornano a raccontarci storie, paure, tensioni e amori dei ragazzi e delle ragazze della Hartley High avendo come cifra stilistica inclusività e desiderio di entrare nel profondo delle tumultuose esistenze dei giovanissimi.
Heartbreak High 2: un incendio può spazzare via tutto, incendio che è simile all’adolescenza, età che costruisce e spazza via ogni cosa
Si apre con un incendio il primo episodio della seconda stagione. Un incendio che divampa e brucia tutto, ciò che è stato, ciò che sarebbe potuto essere, risentimenti, angosce e scoramenti, proprio com’è l’adolescenza per la maggior parte delle persone. Chi si è, chi si vorrebbe essere, cosa si vuole diventare, ma anche, banalmente e semplicemente, rapporti, relazioni, sogni da realizzare e vite da cambiare, tutto è lì dentro, tra quelle mura che hanno visto vagare studenti di ogni etnia, genere e sesso, ed è metaforico vederle bruciare. Parte dalla fine questa seconda stagione di Heartbreak High e questa sola immagine fa capire che accadranno molte cose negli 8 episodi che la compongono.
“Siamo solo un gruppo di ragazzini incasinati che fanno del loro meglio”, viene detto da uno dei personaggi e questa dovrebbe essere una sorta di scusa per tutto ciò che compiono Amerie, Harper, Darren (James Majoos), Quinni (Chloé Hayden), Malakai (Thomas Weatherall) e tutti gli altri; si tratta semplicemente del perfetto sottotitolo per le loro storie che si irradiano dal punctum, provare, assaggiare, vivere a pieno e a tutto tondo ciò che non hanno mai vissuto prima. Come ogni scuola americana che si rispetti, anche qui continuano ad esserci divisioni, offese, bulli, relazioni che si rompono e altre che nascono, spesso nascoste, perché “chissà cosa penserà la gente”. Tutti devono combattere la loro piccola/grande battaglia per sopravvivere a questi giorni belli e cupi, quelli in cui uno sguardo può distruggere, una parola può mettere in ginocchio, lo fa Amerie che non si è ancora completamente ripresa dagli eventi della prima stagione dove si è trovata a essere una paria sociale a scuola, lo fa Harper che ancora porta i segni addosso delle molestie subite. La loro amicizia si è ricucita e sanno di non essere più sole. Le etichette restano addosso, ce lo hanno raccontate le lettere scarlatte di letteratura e film, e così “la stronza della mappa” resta per sempre “la stronza della mappa” e Harper è quella che distrugge le vite altrui. Le cose si complicano ovviamente e le giornate della scuola scivolano via tra scontri tra fazioni, con insegnati e i propri problemi personali. Il centro della stagione è l’elezione del rappresentante della scuola, uno dei topos di questo genere di narrazioni. Amerie ovviamente si candida nonostante la sua popolarità non sia altissima in questo periodo, il suo partito è quello delle SLT del corso di educazione sessuale e Quinni è la sua vice e responsabile della campagna. Almeno, Quinni è quella che si occupa della comunicazione e della campagna. Quinni si concentrerà ad un certo punto sulla risoluzione dell’enigma di Bird Psycho, un personaggio misterioso ossessionato da Amerie che lascia cadaveri di uccelli e cerca in ogni modo di sporcare l’immagine della ragazza. L’investigazione da parte di Quinni e i movimenti di Brid Psycho saranno elementi importanti all’interno di questa stagione.
A fronteggiare Amerie e Quinn alle elezioni c’è Sasha (Gemma Chua-Tran), leader di un partito con un acronimo impronunciabile, che dichiara che non utilizzerà il titolo di “capitano” perché colonialista. Infine c’è Spider (Bryn Chapman Parish), fondatore dei CUMLORDS, da sempre bullo, misogino, sessista e non poteva che essere lui il leader di questo partito altrettanto misogino e sessista, suo sostenitore è Timothy Voss (Angus Sampson), insegnante di educazione fisica, ispirato all’allenatore di rugby di Tony Martin nella produzione degli anni ’90, consumato dalla rabbia per la “sveglia” che è iniziata da un po’ di tempo da parte delle donne e di tutte quelle fasce fino ad ora ai margini, e che, secondo lui, sta rovinando il mondo. È in parte Iron John, in parte Jordan Peterson, un uomo arrabbiato determinato a mantenere accesa la fiamma della mascolinità tossica, combattendo il politicamente corretto con ogni cellula del suo corpo, appoggiandosi alla squadra e fare di essa ciò che vuole.
La “guerra” per vincere le elezioni si fa sempre più violenta, nessuno vuole perdere e diventa un modo per conoscere meglio i personaggi, le loro sfumature e le celate ferite, nella seconda stagione conosceremo meglio Quinni ma anche Spider che è sempre stato semplicemente il ragazzo che non vorremmo mai al fianco della nostra migliore amica.
Heartbreak High 2: continua ad essere una serie fluida che racconta la moltitudine ed è questo il suo punto forte
Ci sono però anche i nuovi arrivarti. C’è Rowan (Sam Rechner), un bel ragazzo di campagna che attira l’attenzione di Amerie che stava riprovando a ricominciare con Malakai, uno dei pochi ragazzi buoni, delicati dell’intera scuola. Rowan entra a gamba tesa nel loro rapporto, diventa amico di Malakai e di Amerie e sembra fin da subito volerli allontanare. Come sempre quando si parla di teen drama si parla anche di amori, amicizie, sentimenti che straziano anche quando non sono nulla, uno dei cliché più usati è quello del lui-lei-l’altro e Heartbreak High non si tira indietro. Si assiste quindi ad un tira e molla infinito tra i tre che porterà Amerie a inciampare, rialzarsi, inciampare, rialzarsi tantissime volte. Ci si chiede subito, fin da i primi istanti: che cosa vuole Rowan? Chi è davvero?
Un’altra relazione che avrà il suo posto nella storia è quella tra Cash e Darren, mentre il primo è asessuale, il secondo lotta per sopprimere i suoi bisogni per far funzionare la loro relazione. Inevitabilmente anche in questo caso ci sono montagne russe che vedranno in due ragazzi essere sballottati tra le turbolenze di anima, corpo e desiderio, mettere in dubbio la loro storia e la sua prosecuzione. Un’altra conoscenza importante è quella tra Spider e Missy (Sherry-Lee Watson), cugina di Malakai, i due fino a poco prima nemici giurati perché fanno parte di gruppi rivali, iniziano a conoscersi e a capire che forse le cose non sono sempre come le raccontano.
Heartbreak High continua ad essere fluida sotto tutti i punti di vista, inclusiva, ci sono colori, identità, nazionalità variegate e quindi tutte le persone che frequentano la scuola sono estremamente diverse per aspetto, background, sessualità e status socioeconomico. Come capita anche in Heartstopper, Sex Education o in Non ho mai…, la serie vuole mettere a proprio agio e far sentire meno solo chi guarda. Non c’è mai nulla giusto o sbagliato in ciò che si è, non esiste un “cambia” perché non va bene. Si mettono in scena dolore, gioie, paure e empowerment di un gruppo di giovani, che vividi e vibranti, ognuno con le proprie sfumature, con il proprio essere, crea nuove gradazioni prima quasi impensabili. Gli otto episodi entrano nelle vite di adolescenti concentrati su sé stessi, incapaci di vedere al di là di sé, dei propri contorni, vivono di estremi, sono tutti troppo per capire l’altro, solo quando si inizia davvero a dialogare, la prospettiva cambia per davvero.
“Sto davvero cercando di essere una persona migliore”
Potrebbe forse sembrare che la narrazione della seconda sia una storia in 2D per adolescenti ma no lo è, anzi, nonostante qualche sbavatura o qualche momento di stanca, alla base vi è lo stratagemma intelligente di piantare i semi per costruire una storia più intricata e complessa che prende vita lentamente mentre i personaggi si rivelano. Vi sono anche dei momenti drammatici, oscuri, tragici che prendono il proprio posto tra amori e tensioni, tra ironie e scherzi, con cui si deve scendere a patti mentre si cresce. Arriva un momento in cui il passato torna e, senza chiedere il permesso, entra con forza nel presente, lo fa con Amerie, con Harper che combatte con il trauma ogni giorno della sua vita, addirittura con Spider che si mostra per la prima volta fragile e senza protezioni – ancora una volta è l’incontro con l’altro a farlo aprire.
È forse Quinn ad avere uno degli sviluppi più interessanti. Lo spettacolo espande la sua esperienza neurodivergente esplorando il suo autismo in maggiore dettaglio. Il modo in cui percepisce se stessa è messo alla prova e in questo modo mette alla prova anche le sue amicizie, e così lotta per trovare un modo per vivere una vita più autentica.
Heartbreak High 2: valutazione e conclusione
Anche in questa sua seconda stagione Heartbreak High è un racconto onesto e profondo che sa essere anche crudo, a tratti. Gli 8 episodi accompagnano lo spettatore in una storia che scuote e sbatte da ogni parte, come solo una narrazione sugli adolescenti sa essere. La scrittura in qualche momento perde il ritmo e quindi lo spettatore ma non è motivo sufficiente per non far apprezzare lo show, grazie anche ad un cast che non può non essere amato. L’adolescenza non è e forse non può essere un mare calmo, un fiumiciattolo senza affluenti e proprio per questo una narrazione su questo periodo non può che essere soggetta a tutti gli smottamenti.