Hit and Run: recensione della serie TV Netflix
Il rintracciamento di un pirata stradale si rivela un conflitto diplomatico tra l'intelligence degli Stati Uniti e Israele nella serie thriller spionistica Hit & Run, ideata dai creatori di Fauda e diretta, fra gli altri, dal regista di The Handmaid’s Tale Mike Barker. Con Kaelen Ohm e Sanaa Lathan dal 6 agosto su Netflix.
Falciata in pieno giorno da un’auto in corsa, Danielle (Kaelen Ohm), danzatrice e moglie della guida turistica Segev Azulai (Lior Raz), muore su una strada di Tel Aviv poco prima di un volo aereo che l’avrebbe portata a New York per concludere un’audizione. La sua scomparsa trascinerà il vedovo in un viaggio a ritroso diviso tra Israele e gli Stati Uniti, nel disperato tentativo di svelare la reale identità della donna, immischiata in un complotto spionistico e diplomatico tra i due paesi, in conflitto per uno scambio d’informazioni fra la CIA e il Mossad.
Incidenti stradali e verità diplomatiche tra CIA e Israele nella serie su Netflix Hit and Run
È la doppia vita di una giovane donna americana e il progressivo disvelamento traumatico della reale natura del rapporto con il marito israeliano, la legatura cruciale di Hit & Run, il nuovo thriller/giallo creato da Lior Raz & Avi Issacharoff, (menti dietro il fortunato Fauda giunto alla sua terza stagione), e disponibile sulla piattaforma di Netflix a partire dal 6 agosto. Diretta per quattro episodi su nove dal noto regista inglese di The Handmaid’s Tale, Fargo e Broadchurch Mike Barker, la serie comincia a disegnare il suo decorso spionistico a partire dalla ricerca di quel pirata stradale, braccato sin da subito dalla cugina e poliziotta Tali Shapira (Moran Rosenblatt) decisa, nonostante il peso della gravidanza, a risalire al primo indiziato, un malavitoso noto in zona per numerose effrazioni, il quale però si rivelerà estraneo ai fatti.
Nella grande mela, l’ex soldato delle forze speciali Segev sarà costretto a confrontarsi con il suo passato violento attraverso la collaborazione dell’amica reporter Naomi Hicks (Sanaa Lathan), ipotizzando, dalle poche tracce emerse, un regolamento di conti dietro la morte dell’adorata moglie, (forse) danzatrice dalle multiple identità, plurimi passaporti e qualche arma da fuoco.
Scambi culturali e scontri spionistici
Solido nella sua partizione visuale e nell’adozione di una regia da tallonamento, Hit & Run sin dal suo incipit in flashback dissemina indizi e tasselli da recuperare per arrivare allo scioglimento di quello che, di fatto, è un giallo a tutti gli effetti, mostrando la faccia meno seduttiva di New York e mettendola in continuo dialogo con Tel Aviv, luogo di appartenenza culturale, linguistica e affettiva del protagonista. Scegliendo di mantenere l’ebraico come lingua prediletta dell’intero script e localizzando l’inglese solo nei dialoghi svolti in USA, la serie restituisce autenticità e credibilità, compensando così una diluizione in scrittura (e dunque nel minutaggio) che spesso risulta superflua e marginale allo svolgersi della trama.
Lior Raz: ideatore e interprete carismatico di Hit & Run
Gli autori Nicole Yorkin e Dawn Prestwich infatti, risultano talvolta gli artefici di un abbassamento di tensione propria del ritmo da crime/thrilling, risolvendolo spesso in una vera e propria caccia all’uomo nella quale Segev si erge a protagonista, tra fughe per reperire preziose informazioni compiendo atti più o meno legali, e così pedinato da polizia e nemici che lo vogliono fuori dai giochi. Alla robustezza machista in lotta ma bonaria negli affetti dell’attore (e qui anche creatore) Lior Raz, la serie si aggrappa tutta ritrovandola come scoglio, disegnando scene d’azione e lenta e dolorosa consapevolezza proprio sul corpo e sull’espressione coriacea dell’interprete di Gerusalemme, venuto suo malgrado a patti con la verità (scomoda) di un matrimonio basato su menzogna.
Di certo la serie replicherà non solo l’exploit di visualizzazioni del parente tematico Fauda, come già successo dalla sua uscita in piattaforma piazzandosi nella top ten, ma attraverso il suo finale insoluto Hit & Run predispone senza dubbio ad un’ulteriore parentesi con una seconda stagione, riposizionando Segev in uno stallo pericolante, in bilico tra il ritorno a casa e la messa in sicurezza di sé e della figlia; intraprendendo un tragitto percosso da alleati e nemici, vittime e carnefici. In un continuo scambio in parti che in una storia definiremo come “buoni” oppure “cattivi”, ma nel quale, infondo, nessuno potrà mai definirsi per sempre tali.