House of Ninjas: recensione della serie Netflix
La recensione della serie action-mistery scritta e diretta da Dave Boyle che rivisita la tradizione giapponese dei ninja in chiave contemporanea. Dal 15 febbraio 2024 su Netflix.
Ninja Assassin, Ninja the Protector, 3 piccoli Ninja, piuttosto che Ninja – Shadow of a Tear o i capitoli della saga di American Ninja. Quelli appena elencati sono solamente alcuni degli innumerevoli tentativi non andati a buon fine da parte di registi e produttori occidentali di fare rivivere sullo schermo le avventure degli Shinobi, spie o mercenari del Giappone feudale meglio conosciuti come ninja. La stragrande maggioranza dei progetti audiovisivi incentrati sulla “mitologica” figura del combattente della notte, tanto veloce e silenzioso quanto letale nel suo agire nell’ombra, realizzati lontani dal Sol Levante sono stati degli autentici buchi nell’acqua. L’incapacità degli autori di turno nel rievocare la vera essenza, lo spirito e la natura di quegli antichi guerrieri ne ha decretato il fallimento, consegnando alle platee opere con protagoniste delle sterili, stereotipate e superficiali imitazioni. Ecco perché quando il 15 febbraio 2024 ha debuttato su Netflix la serie scritta e diretta da Dave Boyle dal titolo House of Ninjas si è subito pensato al peggio. La visione dello show in otto episodi (da 52 minuti circa cadauno) firmata dallo showrunner finirà però con lo sciogliere i dubbi, spazzando via con essi anche tutto il carico di pregiudizi e scetticismo. Questo gli abbonati alla piattaforma a stelle e strisce sembrano averlo manifestato apertamente proiettando la serie ai primi posti della top ten settimanale. Non ci resta che vedere quanto riuscirà a mantenere una posizione nella suddetta classifica.
House of Ninjas rivisita la tradizione degli shinobi nel Giappone contemporaneo con una serie action-mistery dal forte tasso di spettacolarità
Accantonato il comprensibilissimo scetticismo dovuto ai non incoraggianti precedenti, lo spettatore si troverà a confrontarsi con un progetto seriale frutto di poche e sagge scelte editoriali che hanno indirizzato l’esito su binari più che positivi. Scelte, queste, che hanno consentito alla scrittura prima e alla messa in quadro poi di non perdere la bussola e di consegnare uno show degno di nota. Il tutto si riduce essenzialmente alla decisione di rivisitare la tradizione dei ninja nel Giappone contemporaneo con una serie action-mistery, mettendo da parte l’idea di un period-drama ambientato nel passato per lasciare spazio a una storia che ci conduce nel presente per raccontare le le sfide affrontate dalla famiglia protagonista in un mondo che si è evoluto. In questo modo tradizione e modernità, segretezza e rivelazione, ma anche temi come l’identità, la perdita e la redenzione finiscono con l’intrecciarsi dando forma e sostanza a una saga domestica che si allarga a ventaglio oltre le quattro mura. House of Ninjas segue le vicende della famiglia Tawara, che vive in un’antica dimora e gestisce con riluttanza una distilleria tradizionale di saké, usata come copertura per nascondere la loro vera identità: sono in realtà gli ultimi discendenti di Hattori Hanzo, leggendario ninja ombra. La decisione di condurre una vita ordinaria maturata dopo la perdita del figlio maggiore durante una missione viene meno quando una terribile minaccia a livello nazionale li costringe a ritornare sui propri passi. Toccherà al secondogenito Haru (Kento Kaku) e al resto del nucleo familiare riprendere le armi e tornare a combattere per sventarla.
L’eccessivo numero di episodi dilata troppo la narrazione e penalizza il ritmo, ma le scene d’azione riportano il coinvolgimento a livelli altissimi
Come i Tawara riporteranno l’ordine nel Paese e nelle proprie esistenze lo lasciamo ovviamente alla visione, peccato che questa duri molto di più del previsto e delle reali esigenze narrative e drammaturgiche della storia. Se i singoli personaggi sono ben delineati, con ogni membro della famiglia che si trova suo malgrado a lottare con il peso della propria scomoda eredità e con le ferite ancora aperte di un doloroso passato, di contro la linea orizzontale del racconto viene dilata eccessivamente in fase di scrittura, infarcita com’è di digressioni e parentesi assolutamente futili che producono un accumulo di minuti. Questo per dire che degli otto episodi complessivi che vanno a comporre House of Ninjas probabilmente ne sarebbero bastati la metà. Una maggiore concentrazione degli eventi avrebbe sicuramente giovato alla fruizione, conferendo un ritmo più serrato e aumentando così il livello di coinvolgimento dello spettatore. Lo stesso che può gustare con gli occhi quello che è il piatto forte del menù offerto dal regista statunitense e dalla sua crew, ossia le scene d’azione declinate in chiave marziale. Scene di ottima fattura come quelle del primo e ultimo episodio riflettono la misura della qualità coreografica e il livello di spettacolarità dello show, peccato che anche queste siano numericamente inferiori al dosaggio richiesto da un prodotto di genere action.
House of Ninjas: valutazione e conclusione
Lo showrunner e regista statunitense Dave Boyle rivisita il mito e la tradizione dei ninja in una spettacolare serie action-mistery ambientata nel Giappone contemporaneo che intreccia dramma familiare e thriller. Le scene d’azione, le interpretazioni fische e la confezione sono il piatto forte di uno show che unisce l’utile al dilettevole, affrontando anche temi universali come la perdita, i legami e la redenzione, ma peccando di verbosità. Troppi otto episodi rispetto alle reali esigenze narrative e drammaturgiche, con un’eccessiva dilatazione della timeline che disperde ritmo.