How I Met Your Father: recensione dello spin-off con Hilary Duff

How I Met Your Father deve fare i conti con la modernità. Il risultato?

Disponibile su Disney+ dall’11 maggio 2022, How I Met Your Father affascina e spaventa i fan della sitcom cult. La paura di trovarsi di fronte all’ennesimo spin-off che rispolvera una formula vincente in un mix di nostalgia attanaglia il pubblico sin dal primo annuncio. Eppure, Hulu, produttore che ha ereditato le redini del progetto dopo il fallimentare pilot di CBS, qualcosa sembra averla capita. Ad esempio che How I Met Your Mother non appartiene al passato e, nonostante i dieci anni trascorsi dall’ultimo episodio, i dati delle piattaforme streaming ci raccontano di una Sitcom viva e presente nella quotidianità degli appassionati. Ne consegue che nessun surrogato è in realtà indispensabile, poiché lo spazio di nuove avventure è ancora sopperito dai fortunati rewatch. L’obiettivo era dunque imperativo: non cedere alla facile rievocazione di strutture, modelli e atmosfere.

Hulu vuole una Sitcom duratura, anche perché in termini di reputazione non conviene disonorare uno dei titoli più importanti della TV americana. Il riscontro sul suolo statunitense, dove How I Met Your Father è disponibile da gennaio, ha però premiato la produzione, portando la serie al rinnovo. Più complicato il rapporto con la critica, ancora difficile da convincere.

La vera sfida dello spin-off sarà assumere una forma propria, lasciandosi alle spalle un titolo importante che chiama a sé confronti impietosi e inesorabili dubbi. How I Met Your Father appare però promettente (è presto per dire compiuto), anche grazie alla rielaborazione di alcune formule introdotte nelle nove indimenticabili stagioni che la precedono.

Convince ad esempio il cast, che trova presto il modo di alternare ruoli da supporto emotivo alla protagonista (Valentina nei primi episodi è relegata in quest’angolo) a caratteri a se stanti. La rincorsa all’effetto modernità, che cerca di lambire la GenZ di neologismi a lei cari mentre si cura dei suoi millennials, è un meccanismo ancora poco efficace, anche se non mancano esempi positivi.

L’episodio due dedicato alla FOMO (“fear of missing out”), ad esempio, poteva essere una tragedia ed è invece la prima puntata a dare speranza. Più che cercare il sorpasso della Sitcom originale, How I Met Your Father dovrà inseguire il difficile confronto con prodotti più liberi di agire sul piano dei contenuti, delle forme e dei rimandi ma assimilabili per quanto concerne il tipo di pubblico, come Dollface.

Una produzione travagliata, eppure eccoci qui (ma attenzione al pilot)

How I Met Your Father Spin off

Il primo ostacolo da saltare si chiama pilot. L’episodio di apertura dell’atteso spin-off ci lascia diffidenti. Torniamo alla New York delle anime gemelle, non è più il 2005 di un giovane Ted bensì il 2022. Il giallo degli storici taxi lasciano il passo ai più moderni Uber, mentre la città dei single si fa più piccola tra un swipe Tinder e un like di troppo.

Sophie è la nostra protagonista, raccontata in voice over dalla sé del futuro – interpretata da Kim Cattrall (la Samantha di Sex and the City) – che si rivolge al figlio. Lo stacco al 2050 rompe spesso la magia: il setting della casa, futuristico ma un po’ gelido, accompagna la voce priva di volto di un figlio che per ora non vediamo e che si nasconde in una chiamata zoom senza empatia. Servirebbe il calore di Bob Saget, storica voce del Ted del futuro e tristemente scomparsa pochi mesi fa. Vedremo se si vorrà aggiustare (o diminuire) le incursioni dal 2050.

I primi minuti compongono il gruppo, impostano i luoghi e presentano le peripezie da giovani nella Grande Mela. I personaggi appaiono però artefatti e troppo al di sopra di Sophie – come modi, toni, vestiario e battute – per permetterci di empatizzare e iniziare ad avvicinarli. Il primo episodio ci rimbalza via, dimenticandosi che senza un pubblico vicino ai suoi eroi, questa storia non può camminare. Anche i tentativi di essere “un po’ come” la Sitcom originale li viviamo alla maniera di un rumore di fondo che impedisce di scoprire cosa ci sia di nuovo. Luoghi ricorrenti, un nuovo bar, ma anche vecchi ricordi che tornano in scena. La casa di due del gruppo è infatti lo storico appartamento sopra al MacLaren’s Pub. Ritroviamo il divano, l’entrata e le due spade al muro a ricordare imprese che i nostri nuovi protagonisti nemmeno immaginano. Paradossalmente, non sono i cammei (limitati e davvero apprezzati: ve li facciamo scoprire autonomamente!) ad adombrare la nuova Sitcom.

La sigla che ripercorre le note d’un tempo ma in voce femminile avrebbe potuto riassumere un progetto la cui unica forza parrebbe essere il “gender-flipped” che sostituisce un Ted con una Sophie. Ma, per fortuna, il tempo di una manciata di puntate restituisce un insieme maggiormente pensato. How I Met Your Father chiede giusto un po’ di tempo, che è per altro consuetudine ed educazione concedere a una Sitcom.

Per quanto non si discuta sul tentativo di ammiccare ai vecchi fan, alcuni aspetti risultato curati. La sigla non è ad esempio solo un mixaggio dell’originale ma una riscrittura completa, a cura di Lennon Stella, cantante che chiude la sua “Hey Beautiful” con un verso che funge poi da opening song e che proprio a How I Met Your Mather chiede in prestito le note. Una cura che apprezziamo e rende meno posticcia un’operazione ancora dubbia.

Nuove situazioni, strane parole, vecchi modelli: How I Met Your Father e il difficile rinnovo

How I Met Your Father Hilary Duff

Già l’episodio successivo, che usa la sindrome di FOMO come parabola morale sul vivere meglio il momento, fa respirare i protagonisti e imposta un’equa coralità del gruppo.
Conosciamo l’eccentrica Valentina (Francia Raisa), coinquilina di Sophie e miglior amica dall’inesauribile energia vitale. Il nuovo amico Jesse (Chris Lowell), con cui le cose si fanno subito bislacche e ambigue, sua sorella Ellen (Tien Tran), l’amico di sempre Sid (Suraj Sharma) e l’inglese trapiantato negli USA Charlie (Tom Ainsley). Quest’ultimo un incrocio tra abbigliamento alla Barney, fisicità alla Kramer e un po’ di assurdità in salsa Smith di New Girl. Ci sono un po’ di Sitcom in questo spin-off, come il bar di Sid che unendo il bancone per la birra a un comodo divanetto cerca la sintesi tra il MacLaren’s e Central Perk.

Di certo non mancano i richiami alle situazioni vissute dal gruppo d’origine, ma How I Met Your Father rassetta tutto con una chiave moderna e un’inedita prospettiva femminile. Il contesto culturale si inserisce nella Sitcom attraverso un gruppo vario tra provenienze e orientamenti sessuali, anche nel tentativo di imporre da subito HIMYF tra i meritevoli di attenzioni in una tv in cui essere spin off non garantisce le attenzioni del pubblico.

L’insieme convince nello sviluppo della trama, che trova un suo percorso e inizia a costruire piccoli tormentoni, punti di richiamo e – soprattutto – una colonna sonora che chiude gli episodi con un po’ di dolce rammarico. Forse è persino un po’ troppo seria per essere solo una prima stagione (il gruppo si compone al primo episodio e in poco tempo è sull’orlo di una rivoluzione emotiva), ma è inevitabile che How I Met Your Father occupi la difficile posizione di chi deve promettere che lo show saprà divertire ma anche commuovere.

How I Met Your Father Spin off cast

How I Met Your Father ha alcune carte vincenti. Il primo asso è di natura produttiva. I creatori di HIMYM – Carter Bays e Craig Thomas – hanno partecipato alla realizzazione dello Spin off, garantendo una continuità qualitativa anche grazie alla regia di Pam Fryman, che torna alla regia dopo aver diretto 196 episodi della Sitcom originale. Dal punto di vista della messa in scena siamo di fronte a un calco rispettoso che non rischia la parodia. Le sequenze in macchina richiamano le conversazioni a tre di How I Met Your Mother, ma prendono spazio con una sceneggiatura propria.

Dove non brilla ancora è di certo il comparto comico, che ci auguriamo di ritrovate più tonico con la seconda stagione. Perché emozionarsi con le canzoni e l’allusione di un grande amore è giusto, ma servirà sempre un Barney a inframmezzare gli episodi e magari stupire solo alla fine con un twist emotivo. Molti di questi aspetti How I Met Your Father sembra cercarli ancora, lasciando la scrittura dei personaggi socchiusa in attesa di capire quale posto assegnare a ognuno di loro.

How I Met Your Father alla prova della modernità

Hilary Duff – anche produttrice esecutiva – è una protagonista convincente, ancora lontana dal poter sopportare un confronto con il Ted di Josh Radnon (ci interessa davvero?) ma abbastanza caparbia da tirare fuori un personaggio piacevole che può ancora crescere. Il vero pilot – più efficace del primo episodio – è forse questa stessa stagione. Fa molte promesse, concede qualcosa, ma per lo più funge da spot per ciò che potrà accadere.

Noi ci stiamo: l’operazione era difficile e il pubblico farà di tutto per non farsi andare bene questo tentato ritorno. D’altronde è come cambiare famiglia, da Ted a Sophie. Eppure, al netto di qualche stortura che chiede di essere aggiustata (urge qualche grassa risata), How I Met Your Father è più di una copia senza cuore.

Un elemento fungerà da importante discrimine: la verosimiglianza delle situazioni. Il claim di How I Met Your Mother è sempre stato e uno e importante. “Because when you’re young and single in the city, your friends are your family”. Affinché ciò sia vero, la nuova generazione di spettatori deve trovare il coraggio e la verità di chi nel 2005 seguì Ted. La decisione di ignorare un mondo post pandemico, in cui per un po’ l’anima gemella tra milioni di cittadini ha lasciato i pub e si è nascosta dietro uno schermo, non lascia ben sperare. Ma quella miopia How I Met Your Father la condivide con molte colleghe.

La credibilità di questa storia, in cui dei nuovi neotrentenni cercano un posto nella città, siede su una moderna complessità necessariamente superiore a un semplice dire Tinder e TikTok ogni due parole. Perché “Haaave you met Ted” è forse invecchiato, e qualcosa in quel trovarsi in mezzo al nulla per via del destino, tanto amato dalla serie originale, è davvero cambiato. Vedremo se Sophie saprà raccontarcelo.

Regia - 2
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2
Recitazione - 3
Sonoro - 4
Emozione - 2

2.7