I casi di Teresa Battaglia: Ninfa dormiente – recensione del primo episodio
La recensione di I casi di Teresa Battaglia: Ninfa dormiente, la serie in onda su Rai Uno con Elena Sofia Ricci protagonista.
I casi di Teresa Battaglia, la serie tratta dai romanzi di Ilaria Tuti, è tornata in TV con la nuova stagione Ninfa dormiente, in onda su Rai Uno dal 28 ottobre 2024. L’autrice Ilaria Tuti aveva già conquistato il pubblico italiano con il suo thriller d’esordio, Fiori sopra l’inferno, ambientato nelle suggestive e oscure Alpi friulane, che continua a fare da sfondo ai drammi personali e alle investigazioni della protagonista, Teresa Battaglia.
La trasposizione televisiva del primo romanzo, risalente ad un paio di anni fa, aveva scelto come volto in carne e ossa di Teresa la veterana Elena Sofia Ricci. Dietro la macchina da presa, invece, il solido Carlo Carlei. Ora la determinata e ribelle investigatrice torna con un caso più intricato che mai, confermando il suo potenziale come detective accattivante e convincente del panorama televisivo italiano.
Trama e ambientazione: tra mistero e bellezze naturali
Il personaggio di Teresa Battaglia, interpretato da Elena Sofia Ricci, è un commissario di polizia esperto di profiling, caratterizzato dalla sua tenacia e dalle sfide personali. In Ninfa dormiente, Teresa si confronta con un’apparente scena di suicidio nelle remote montagne della Val Resia. Tuttavia, percepisce dettagli discordanti che suggeriscono un possibile omicidio. La vittima è Marta Trevisan, una giovane poliziotta che stava indagando sul proprio passato familiare, gettando luce su un vecchio omicidio irrisolto. Il commissario Battaglia si addentra in un’indagine complessa e oscura, sfidando le proprie forze fisiche e mentali, specialmente di fronte all’aggravarsi della sua malattia.
L’atmosfera del thriller è resa avvolgente grazie alla regia di Kiko Rosati, che raccoglie il testimone da Carlo Carlei, regista della prima stagione. Le riprese nelle zone di Udine, Tarvisio, Val Resia e Malborghetto accentuano il contrasto tra la serenità dei paesaggi naturali e il dramma della storia, rendendo l’ambientazione una componente essenziale della narrazione.
Il personaggio di Teresa Battaglia: una donna contro le sue fragilità
Il successo della serie si deve in gran parte alla protagonista. Teresa Battaglia, concepita dalla penna di Ilaria Tuti come una donna dai capelli rossi e dal carattere indomito, una donna che si rifiuta di accettare i cliché di genere ma anche di ruolo. Teresa sfida i cliché del commissario, contrapponendosi a figure rigide e integerrime come una delle più interessanti new entry della stagione 2. Alle prese con la degenerazione della sua memoria e con la paura di non riuscire più a proteggere i suoi cari, Teresa si rivela fragile e determinata al tempo stesso, portando sullo schermo un dualismo contraddittorio e affascinante.
Elena Sofia Ricci dona profondità al personaggio, riuscendo a mantenere l’intensità che aveva già reso unica la prima stagione, grazie anche al supporto dei colleghi Marini e Parisi, interpretati rispettivamente da Giuseppe Spata e Gianluca Gobbi. La sua resa sullo schermo è convincente, anche se non rispecchia in tutto l’immagine che i lettori avevano in mente leggendo i romanzi.
Il romanzo originale Ninfa dormiente è stato apprezzato dai lettori per la capacità di Ilaria Tuti di fondere atmosfere oscure con una narrazione avvincente. La storia esplora temi legati alla memoria, al passato storico e alle antiche superstizioni friulane, intrecciando gli eventi con un paesaggio montano che quasi diventa un personaggio. La serie televisiva riprende queste caratteristiche, conferendo un forte senso di tensione, soprattutto grazie all’interpretazione dei personaggi e alla regia attenta che valorizza i paesaggi.
I casi di Teresa Battaglia: valutazione e conclusione
Ninfa dormiente conferma il successo di I casi di Teresa Battaglia con un racconto avvolgente che rende omaggio all’atmosfera e ai temi del romanzo di Ilaria Tuti. L’interpretazione di Elena Sofia Ricci, intensa e calibrata, restituisce un personaggio complesso che lotta con le proprie fragilità senza mai perdere determinazione. La regia di Kiko Rosati amplifica la tensione del giallo psicologico, valorizzando al massimo le suggestive ambientazioni friulane, che diventano il palcoscenico ideale per l’indagine e la psicologia della protagonista. Il panorama sembra quasi uscire direttamente dalla mente della protagonista, diventandone una propagazione, una emanazione.
Nonostante alcuni personaggi secondari avrebbero potuto essere più sviluppati, la serie risulta coinvolgente e autentica, una scelta perfetta per chi ama i thriller che coniugano suspense e profondità umana.