I luminari: recensione della serie TV anglo-neozelandese
Sei episodi densi per una serie tv basata su un romanzo costruito con ingredienti vittoriani: la visione richiede allo spettatore concentrazione, ma ripaga dello sforzo solo in parte.
Eleanor Catton non aveva ancora compiuto trent’anni quando terminò la stesura de I luminari, il corposo romanzo con cui, più giovane autrice della storia del premio, si è guadagnata il Booker Prize, prestigioso riconoscimento letterario di area britannico-irlandese. Nata in Canada, ma originaria della Nuova Zelanda, Catton s’ispira a Dickens – e, più in generale, alla grande tradizione del romanzo vittoriano – per confezionare un’opera dal plot complesso che manovra una moltitudine di personaggi animati dalla febbre dell’oro: negli anni Sessanta dell’Ottocento furono, infatti, in tanti gli avventurieri che tentarono la fortuna nella costa occidentale del Paese, nei bacini auriferi nei pressi di Otago.
I luminari: una serie in sei episodi tratta dal romanzo di Eleanor Catton, premiato con un prestigioso riconoscimento
Nell’adattare I luminari da romanzo a prodotto audiovisivo, la regista australiana Claire McCarthy cerca di preservarne il volume e, pur nella rimodulazione del ritmo narrativo, i tempi lunghi necessari al dispiegamento di un intreccio non lineare. Non è, dunque, possibile consumare in fretta i sei episodi della serie, la cui densità di informazioni e stimoli visivi non consente a chi guarda di allentare l’attenzione. Per orientarsi, infatti, tra le diverse scansioni del passato – in uno spettro che va da un passato più recente a uno più lontano – e il presente del racconto, occorre concentrarsi sui numerosi dettagli disseminati, senza perdere neanche un passaggio del sofisticatissimo congegno avviato.
I luminari: due figure femminili antitetiche al centro di peripezie e intrighi nella stagione neozelandese della corsa all’oro
Nonostante il racconto sia affollato di personaggi, su tutti risaltano le figure femminili: al centro della storia, vi è Anna Wetherell, una giovane donna dall’identità misteriosa che arriva in Nuova Zelanda nel giorno del suo compleanno con l’intenzione, almeno apparente, di unirsi alla corsa all’oro che sembra ossessionare soprattutto gli uomini. Lì incontra Emery Staines, nato anche lui nello stesso giorno, con cui instaura immediatamente un legame profondo, ma le macchinazioni dell’astrologa Lydia Wells producono un mulinare di accadimenti avversi e ostacolano il ricongiungimento della coppia ‘connessa’ a un livello superiore. Anna e Lydia sono rispettivamente interpretate da Eve Hewson, indimenticabile in The Knick e qui capace di trovare un equilibrio perfetto tra sensualità e malinconia, e da Eva Green, a sua agio nella atmosfere ‘pennydreadfuliane’, se non ricalcate, perlomeno evocate dallo show.
I luminari: uno show che appare incompiuto pur nella precisione estrema dei suoi ingranaggi
Nella serie le componenti gotiche si armonizzano ai sontuosi scenari oceanici; un sostrato misticheggiante sorregge, inoltre, l’amalgama. Benché la miscela sia di per sé originale, guadare I luminari, oltre allo sforzo e alla motivazione che richiede, pungola lo spettatore a un continuo interrogarsi sui modelli, e l’impressione di trovarsi al cospetto di un già visto s’alterna spesso al disorientamento da eccesso di astrusità.
Tutto alla fine ‘torna’, ma il rebus è spesso inutilmente complicato e quel che si esige a chi segue non è ripagato da quel che viene dato: l’apparato visivo è sì superbo, l’intreccio potenzialmente avvincente, ma sacrificata è la profondità della scrittura, e dunque dello sguardo. Resta, in fondo, la sensazione di un incomprensibile incompiuto dell’insieme, nella verticalità della strutturazione, a dispetto della compiutezza quasi maniacale dei dettagli minuti, che appaiono funzionali all’intreccio, ma non concorrono alla creazione di un universo in sé conchiuso e autosufficiente, di un immaginario che possa, non solo imprimersi, ma almeno iscriversi nella memoria.
I luminari – Il destino è nelle stelle è disponibile su Sky dal 7 luglio 2021.