I segugi: recensione della serie sudcoreana Netflix
La recensione dell’adrenalinico k-drama che Kim Joo-Hwan ha tratto dal popolare webtoon di Jung Chan. Disponibile dal 9 giugno 2023 su Netflix.
Che le produzioni sudcoreane, in particolare quelle seriali, siano tra le più attese dall’esercito di abbonati di Netflix è cosa risaputa, tant’è vero che ogniqualvolta ne viene annunciata una la curiosità nei confronti del k-drama di turno si fa subito febbrile. Ormai si va a ritmo di quasi tre/quattro uscite mensili sulla piattaforma statunitense e il merito è delle qualità espresse nelle ultime stagioni dagli show locali, che hanno portato a una crescita esponenziale della domanda e della conseguente offerta, all’interno della quale è entrata a far parte dal 9 giugno 2023 anche I segugi. Si tratta della serie in otto episodi (da 60 minuti circa cadauno) diretta da Kim Joo-Hwan e scritta a quattro mani dallo stesso regista con Jung Chan, autore del webtoon omonimo dalla quale è tratta.
I segugi è un action-drama ambientato in epoca pandemica
Al centro della storia ci sono due giovani e abili pugili di nome Woo Do-hwan e Lee Sang-yi che decidono di unire le forze per contrastare un famigerato e spietato strozzino che approfitta dei più deboli e disperati per fare soldi in una Seoul mandata al tappeto dal Covid-19. Siamo dunque in piena pandemia, con il racconto che riavvolge le lancette dell’orologio riportandoci nei mesi drammatici tra il 2020 e il 2021 per descrivere uno dei lati più oscuri di quel periodo, costituito dal calvario di piccoli imprenditori come commercianti e proprietari di ristoranti e bar, costretti dal lockdown a riempirsi di debiti. Gli autori ambientano questa serie action-crime in epoca pandemica, per contestualizzarla e dare una spiegazione alla crisi economica che ha travolto il Paese e il resto del Mondo, costringendo tantissimi lavoratori a indebitarsi sino al collo pur di non cessare le proprie attività. Ed ecco prontamente approfittarsi della situazione l’avvoltoio di turno, il boss senza scrupoli Park Sung-woong, che diventa, insieme alla sua nutrita schiera di violenti sottoposti, il nemico numero 1 da combattere per i due protagonisti, che dal canto loro rispondono colpo su colpo gli attacchi a suon di potentissimi pugni.
Ne I segugi due abili pugili combattono fuori dal ring per una giusta causa
In tutta onestà se i personaggi coinvolti non indossassero mascherine e altri dispositivi medici non si capirebbe che siamo in piena pandemia. Il ché ci è sembrata una scelta discutibile e assolutamente accessoria, praticamente ininfluente ai fini della narrazione. E infatti non si vedono e non si sente mai parlare di vittime del virus, ma solo di gente finita sull’astrico e costretta a rivolgersi agli strozzini per fare fronte ai debiti accumulati. Per carità, vittime anche loro degli effetti devastanti della recessione, ma arrivare a scomodare un periodo così buio per la storia dell’umanità per sfruttarlo drammaturgicamente solo come sfondo di un plot non ci è sembrata per nulla una scelta felice. Ciò per quanto ci riguarda rappresenta il tallone d’Achille e la macchia sulla “fedina penale” de I segugi, che altrimenti darebbe non poche soddisfazioni ai suoi fruitori, con quest’ultimi chiamati ad avventurarsi in una visione di circa otto ore.
I combattimenti e le scene d’azione rappresentano il punto di forza della serie
Tante ne occorrono per giungere all’epilogo di una serie che mantiene tutte le promesse fatte prima del suo rilascio, a cominciare dall’elevatissimo tasso di spettacolarità messo a disposizione dalla componente action e dalle coreografie marziali che si susseguono a intervalli regolari sulla timeline sin dall’episodio iniziale, con un uno contro tutti all’esterno del locale che offre allo spettatore un succulente antipasto. Da quel momento l’adrenalina comincerà a scorrere in dosi massicce nelle vene della serie per l’intera sua durata, con un livello di brutalità e crudezza dei combattimenti corpo a corpo che crescerà con lo scorrere dei capitoli. L’accelerata in tal senso arriva con il quarto atto e la maxi rissa nel sottopassaggio che è solo un assaggio di quello che vedremo nella resa dei conti finale. I segugi ha dunque nelle numerose scene d’azione, nell’efficacia e nel livello di coinvolgimento delle stesse il piatto forte del menù servito sullo schermo dal regista sudcoreano, che dal canto suo aveva già avuto in passato l’opportunità di dimostrare le sue capacità in film come Midnight Runners e The Divine Fury. Anche in questo caso il menù a base di arti marziali prevede un ricchissimo buffet con incontri di pugilato, scontri tra bande, pestaggi e duelli con armi bianche, serviti mediante coreografie rocambolesche e vorticosi piani sequenza come ad esempio il vis-à-vis con coltelli da sashimi nella cucina del ristorante.
Kim Geon-woo e il resto del cast danno un contributo enorme alla causa con performance fisiche di altissima caratura
Kim Joo-Hwan fa quindi all-in sulla componente action e lo fa anche grazie al contributo dei suoi collaboratori, compresi gli attori Kim Geon-woo, Hong Woo-jin e Kim Myung-gil, che sul piano marziale danno un contributo notevolissimo alla causa con performance fisiche di altissima caratura. Ma questo non dovrebbe fare più notizia per i prodotti di genere provenienti dall’Estremo Oriente. Dove invece I segugi mostra qualche segno di cedimento è nella parte strutturale del racconto, non sempre supportata a dovere dalla scrittura che è costretta a due episodi dal fotofinish a operare una drastica virata verso l’heist movie e il filone revenge, tra i piatti forti della cinematografia sudcoreana, per riportare in quota la serie. La precedente commistione tra dramma sociale, crime e action, infatti, non sempre funziona a dovere, con alcuni capitoli che scricchiolano drammaturgicamente e necessitano della dinamica delle parentesi action per riguadagnare l’attenzione dello spettatore.
I segugi: conclusione e valutazione
La componente action a base di spettacolari combattimenti e pirotecnici inseguimenti è il punto di forza di una serie che pompa dosi massicce di adrenalina nelle vene dello spettatore di turno. Le coreografie marziali sono infatti il piatto forte de I segugi, che di contro mostra qualche cedimento sul versante drammaturgico, a cominciare dall’ambientazione in epoca pandemica che appare solo un pretesto per giustificare degli elementi della trama. Registicamente parlando Kim Joo-Hwan coglie l’occasione offerta dalla serialità per mettere ulteriormente in mostra le qualità tecniche già evidenziate nelle sue opere per il grande schermo. Notevole il contributo alla causa degli attori principali, capaci di cavarsela tanto fisicamente che interpretativamente.