Il clandestino: recensione della serie Rai

Il clandestino è la nuova serie Rai Fiction che andrà in onda su Rai 1 in prima serata ogni lunedì a partire dall'8 aprile 2024.

Il clandestino è la nuova serie di Rai Fiction, realizzata in collaborazione con Italia International Film, che la Rai trasmetterà su Rai 1 in prima serata ogni lunedì. Diretta da Rolando Ravello e scritta da Renato Sannio, Ugo Ripamonti e Michele Pellegrini, Il clandestino è divisa in 12 episodi da 1 ora ciascuno che andranno in onda a partire dall’8 aprile 2024 con un doppio appuntamento settimanale per 6 serate. La serie vede Edoardo Leo nei panni del protagonista, un ex ispettore dell’antiterrorismo che a seguito di un devastante attentato si trasferisce da Roma a Milano nel tentativo di dimenticare, trovandosi però poi membro essenziale di un’improvvisata società di investigatori privati. Accanto a lui nel cast sono presenti Hassani Shapi, Alice Arcuri, Michele Savoia, Lavinia Longhi, Fausto Maria Sciarappa, Jonis Bascir, Isabella Mottinelli, Simone Colombari, Tia Architto e Stefano Guerrieri.

Un genere particolarmente in voga che ha ancora modo di poter stupire

Il clandestino - cinematographe.it

Nonostante si tratta di una struttura e un’atmosfera che interessa tanto i personaggi, quanto lo svolgimento degli eventi, che risultano già visti, Il clandestino nel complesso funziona. Non è di certo un crime innovativo e grandi sorprese non occupano le prime puntate, ma considerando la trama orizzontale, dalla seconda metà, o sul finale, qualche colpo di scena potrà movimentare l’azione. Si torna infatti allo show episodico, con casi verticali autoconclusivi e il filo conduttore che si rifà a un caso del passato. A quell’attentato che ha reso il protagonista, volto di Edoardo Leo, un uomo svuotato da qualsiasi emozione, alla ricerca sempre della verità e della giustizia, ma sfiduciato nei confronti del mondo, e restio a qualsiasi rapporto interpersonale. Una figura che si addolcisce venendo a contatto con un’umanità, che grazie all’incontro con un altro personaggio, riprende ad abbracciare. Quindi anche la rappresentazione e la scelta di questo tipo di protagonista non è particolarmente originale, ma tra interpretazione ed empatia, si raggiunge anche un maggior interesse per quanto riguarda il racconto delle vicende del passato.

Aumenta così la credibilità nei confronti di un agente dell’antiterrorismo che dopo un grave fallimento, sia professionale che privato, ha perso la donna che amava, durante un attentato dove anche i suoi agenti sono rimasti coinvolti. Ecco che la tematica del senso di colpa, quello sguardo sempre serio, duro e freddo e quel disinteresse verso qualsiasi relazione con l’altro, diventano centrali. È il personaggio di Palitha ad acquisire anche una doppia valenza, oltre a quello della comicità, capace sempre di strappare un sorriso, e forse unica vera figura che riesce a far uscire Travaglia da una spirale di dolore. In questo alone quindi di situazioni un po’ prevedibili, alle quali si è abituati, ma che non per questo risultano monotone, Il clandestino si segue con interesse e con piacere quando qualche indizio sul mistero che circonda il passato del protagonista, viene svelato. Oltre a Leo e Hassani Shapi, che veste i panni di Palitha gli altri personaggi hanno tutti un proprio spessore non solo per il ruolo che ricoprono, ma anche nella connessione con la figura del protagonista. Ognuno funzionale a quell’equilibrio e quell’emotività persa che è il momento di ritrovare.

Il clandestino e la contemporaneità di alcuni elementi

Il clandestino

I casi verticali hanno l’unico difetto di assomigliarsi un po’ tutti, ma possiedono anche una loro singolarità Mostrano infatti una criminalità che spesso investe e compromette le anime più buone e gentili, quelle persone che, nel commettere degli errori, vengono poi marchiate per tutta la vita. Questo elemento nei primi 2 episodi può essere intrigante: stuzzica l’interesse del pubblico che si ritrova di fronte a un crime che non ha come unica finalità quella di scoprire il colpevole, ma che si concentra sulle motivazioni che portano a compiere gesti estremi. Focalizzandosi anche su temi come il rimorso, il pentimento, le difficoltà economiche, la corruzione e la religione, la serie rimanda anche a un sistema e a uno Stato che spesso si dimentica dei più deboli. In questo contesto Travaglia ha un altro grande pregio e rilievo e cioè il suo personale senso di giustizia; provato da quel terribile evento cerca sempre il modo di rimediare, di non trasformare coloro che hanno sbagliato in assassini, di trovare quella traccia di umanità in chi ha perso la speranza, proprio quell’umanità che lui rifiuta.

Il clandestino: valutazione e conclusione

Il clandestino

Il clandestino è quindi uno show interamente costruito sul suo protagonista, che si pone obiettivi e spunti di riflessione lungimiranti e attuali e che ha come unico tratto distintivo quello di essere un giustiziere che, senza volontà né ricerca, si ritrova a diventare investigatore privato. Come prodotto audiovisivo la figura del detective privato in Italia è ancora una novità, ma nel panorama internazionale ne esistono un numero davvero infinito e quindi la matrice crime potrebbe apparire banale, ma non è questo il caso. Perché Il clandestino riesce ad aggiungere quel qualcosa in più che sennò lo avrebbe reso solo uno show come tanti, somigliante a prodotti proveniente da altri Paesi. Anche la rilevanza del territorio italiano, di una Milano multietnica e ricca di eventi, regala quel gusto diverso e insolito per il genere del crime-detection. Una serie che quindi, nella seconda parte, potrebbe portare con sé anche un qualcosa di inaspettato.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.8

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