Il Club delle Babysitter: recensione della serie Tv Netflix
Recensione de Il Club della Babysitter, serie tv di Netflix basata sui romanzi per bambini di Ann M. Martin, disponibile in catalogo dal 3 luglio 2020.
Il Club delle Babysitter è disponibile su Netflix dal 3 luglio ed ha già saputo richiamare l’attenzione degli utenti più giovani (ma non solo). Si tratta di un reboot dell’omonima serie HBO trasmessa esattamente 30 anni fa. I tempi sono cambiati da allora ma in questa nuova serie tv le protagoniste sembrano essere rimaste in quel decennio, risultando molto meno smaliziate in confronto alle 12enni di oggi, ed anche meno ossessionate dai social.
Allo stesso tempo, però, come delle piccole Chiara Ferragni, dimostrano di essere molto sveglie ed intraprendenti, sembrano intendersi di finanza e diventano in poco tempo delle giovani imprenditrici. Probabilmente non otterranno un bonus economico post-lockdown ma sapranno senza dubbio entrare nel cuore di tante ragazzine che potranno così prenderle come esempio puntando sulla semplicità dei rapporti interpersonali, sull’originalità e quindi la valorizzazione del proprio essere, nonché sullo spirito di intraprendenza che caratterizza le cinque protagoniste dello show.
Il Club delle Babysitter, la diversità che completa e migliora
Già nella prima metà degli episodi de Il Club delle Babysitter seguiamo l’evoluzione di tutti i personaggi. Le protagoniste iniziano risultando più infantili dei bambini a cui devono badare ma, episodio dopo episodio, le ritroviamo già più mature e con nuove consapevolezze raggiunte. La sceneggiatura della serie tv fa sì che ciascuna di loro abbia un episodio a sé dedicato: attraverso le rispettive voci narranti, viene approfondito il loro trascorso, ciò che le ha portate ad essere quello che sono, vengono raccontate le loro fragilità che, grazie alla loro forza di volontà e al sostegno del club, verranno trasformate in punti di forza. Emergono subito i loro tratti distintivi che non riguardano solo il lato estetico, tratti somatici e modo di vestire ma, piuttosto, il loro modo di affrontare le difficoltà e di costruire nuovi rapporti umani.
Kristy (Sophie Grace), pur rappresentando l’ideatrice del club, fatica a comportarsi da vero leader, peccando spesso di immaturità ed egocentrismo. Nonostante la giovane età, manifesta già grandi ideali femministi e soffre di gelosia nei confronti della mamma, probabilmente perché l’ha sempre vista come l’eroina che è riuscita a portare avanti una famiglia da sola senza il bisogno di essere aiutata da un uomo. Vedendo la donna accompagnarsi con Watson, sente venir meno questo punto di riferimento ma alla fine anche lei dovrà ricredersi e dare quindi un’opportunità all’uomo di farsi voler bene da lei e dai suoi fratelli. Probabilmente dentro di lei continuerà sempre a farsi spazio il disagio e la malinconia per l’abbandono di suo padre, figura di cui sente profondamente il bisogno, ma questo la renderà sempre più forte e pronta a cavarsela da sola.
Mary Anne (Malia Baker) è invece cresciuta senza madre ed è sicuramente oggetto di un’evoluzione più netta rispetto alle altre, soprattutto dal punto di vista del look. Soffre spesso le imposizioni del padre e le sue uscite burbere, dovute all’insicurezza dell’uomo che ha perso prematuramente la moglie ed ha cresciuto sua figlia da solo. Con l’arrivo di Dawn, e quindi accompagnandosi con la mamma della ragazza, il padre di Mary Anne lavorerà su se stesso e tenterà di lasciare definitivamente il passato alle spalle, diventando più permissivo e facendo sì che Mary Anne, da “brutto” anatroccolo, si trasformi in un cigno pronto a spiccare il volo.
Claudia (Momona Tanada) può poter contare sulla presenza di due genitori che però, pur essendo in due, sembrano essere meno presenti e complici rispetto agli altri. Il suo punto di riferimento, infatti, è esclusivamente sua nonna e saranno proprio le condizioni di salute precarie della donna a far unire di più la famiglia Kishi, spingendo Claudia e sua sorella a raggiungere quel punto di contatto che non sono riuscite a trovare prima. Lei è l’artista del gruppo che, attraverso il proprio look eccentrico ed il proprio carattere, aggiunge un’infinità di colori e fantasia al club. Ha un futuro nel mondo della moda e, chissà, anche come influencer sui social.
Stacey è l’elemento del club che più delle altre ha provato direttamente sulla propria pelle quanto possa essere dura e ingiusta la vita. Ha vissuto per anni in una metropoli come New York, ben lontana dalla tranquillità del quartiere dove lei e la sua famiglia si sono trasferite, Stoneybrook (Connecticut). Sa già che dovrà fare per sempre i conti con il diabete e che, nel corso del proprio cammino, incontrerà sicuramente qualcuno che glielo farà pesare, soprattutto in età adolescenziale ma, anche grazie all’aiuto delle sue amiche, riesce a trovare la forza ed il coraggio necessario per non dare peso al giudizio degli altri, dimostrandosi più fiera che mai.
Dawn (Xochitl Gomez) si aggiunge in un secondo momento al club ma riesce sin da subito a farsi voler bene e a portare un po’ di brio all’interno del gruppo. Cresciuta circondata soprattutto da punti di riferimento femminili, si dimostra più matura rispetto alle altre ma anche lei deve fare i conti con alcuni conflitti interiori che riguardano il rapporto con sua madre che, messa a paragone con le altre donne, viene troppo spesso sminuita. Anche il rapporto tra le due evolverà nella seconda parte della stagione e Dawn capirà di poter contare sulla complicità e la comprensione della donna.
Piccole imprenditrici crescono, tra emancipazione e intraprendenza
Ne Il Club delle Babysitter i ragazzi ci sono ma vengono lasciati in secondo piano, senza intralciare il legame (e gli affari) delle ragazze. Tutte loro raggiungono una forte e rinnovata sicurezza in se stesse, certe di ritrovarsi sempre l’una al fianco dell’altra nel momento del bisogno. Ognuna di loro si dimostra un’amica capace anche di sottolineare gli errori compiuti dalle altre, permettendo così di crescere e maturare insieme.
All’interno delle serie tv trovano ampio spazio le dinamiche familiari che inizialmente evidenziano i conflitti che intercorrono tra le ragazze del club ed i loro rispettivi genitori. Non sono perfetti, tutti mostrano i propri difetti e le proprie fragilità ma anche i loro tentativi di migliorarsi. Le ragazze tendono così a badare ai bambini che vengono loro affidati tentando di non ripetere gli errori dei propri genitori o le mancanze per cui hanno sofferto nel corso degli anni.
In definitiva, con Il Club delle Babysitter parliamo di un titolo su cui i genitori possono tranquillamente fare affidamento per potersi intrattenere con i propri figli davanti alla tv, senza imbattersi in volgarità e mettendoli invece a contatto con una narrazione elementare ma allo stesso tempo capace di offrire ottimi spunti di confronto ed analisi da sviluppare tra genitori e figli. Temi come l’amicizia, il senso di responsabilità, il bullismo, la lealtà, il rispetto verso gli altri, l’integrazione e la voglia di valorizzare la propria individualità caratterizzano questo prodotto Netflix. Sarebbe bello scoprire cosa e chi diventeranno le cinque protagoniste a distanza di qualche anno, proprio per questo attendiamo l’annuncio di una seconda stagione che, a questo punto, considerando anche l’ottima accoglienza riservata alla serie tv, appare più che probabile.